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Tares: serve un rinvio, ma il Governo non vara il decreto

Esiste uno schema di decreto legge predisposto dal ministero dell’Ambiente per rinviare all’anno prossimo la nuova tassa, ma il governo Monti è troppo debole per varare un provvedimento che avrebbe conseguenze sui conti pubblici – Allarme dai sindacati, le aziende rischiano al crisi di liquidità.

Tares: serve un rinvio, ma il Governo non vara il decreto

La mancanza di un governo pienamente in carica comincia a produrre effetti negativi sulle tasche dei contribuenti. L’indiziato numero uno è l’ormai famigerata Tares. Esiste uno schema di decreto legge predisposto dal ministero dell’Ambiente per rinviare all’anno prossimo la nuova tassa sui rifiuti e su altri servizi comunali – rimettendo in campo per il 2013 le vecchie Tarsu e Tia -, ma due giorni fa il Consiglio dei ministri non è stato in grado di varare il provvedimento. Colpito dal caso Terzi, l’Esecutivo tecnico – ormai da mesi in carica per i soli affari correnti – è troppo debole per varare un provvedimento del genere, che avrebbe ripercussioni anche sui conti pubblici. E con la crisi politica che si è configurata negli ultimi giorni, all’orizzonte non s’intravede alcuna soluzione. 

Il problema è serio, perché il calendario delle scadenze fiscali è davvero fitto di appuntamenti nei prossimi mesi e rischia di provocare una vera e propria crisi di liquidità nelle aziende. Non solo: tra le varie spese, quelle per la Tares saranno davvero una stangata memorabile, superiore addirittura all’Imu 2012.

Secondo una stima della Uil servizio politiche territoriali, la tassa sui rifiuti costerà in media 305 euro, contro i 218 euro medi pagati l’anno scorso per l’imposta municipale unica sullo stesso appartamento. L’aumento rispetto a Tarsu e Tia 2012 è di circa il 36% (1,8 miliardi).Come mai? Il motivo è semplice: la Tares – introdotta originariamente dal governo Berlusconi e confermata poi dai Professori con il decreto “Salva Italia” di fine 2011 -, appesantisce il metodo di calcolo e la base imponibile delle vecchie Tarsu e Tia. 

“La questione della Tares rischia di determinare un’emergenza di liquidità e di raccolta dei rifiuti”, ha spiegato il numero uno dell’Anci, Graziano Delrio. Un appello è arrivato anche dal neo-presidente della Camera, Laura Boldrini, che ha chiesto al premier Mario Monti di valutare il rinvio.

In tutto, tra giugno e luglio sui contribuenti italiani potrebbe abbattersi una stangata da 31,8 miliardi di euro. Secondo i calcoli di Cgil, Cisl e Uil, la sequenza dovrebbe essere questa: 11,6 miliardi di acconto Imu, 14,4 miliardi di saldo Irpef, 1,8 miliardi dall’aumento Iva di un punto sulla terza aliquota (dal 21 al 22%) e quattro miliardi dall’acconto Tares. 

E proprio sulla Tares si concentrano le attenzioni delle tre sigle sindacali, che chiedono di “spalmarne il pagamento attraverso più acconti, anticipando il pagamento, così come avvenuto per l’Imu lo scorso anno”, in modo da non far coincidere questo versamento con quello di altre imposte e tasse. Per quanto riguarda solamente lavoratori autonomi e piccoli imprenditori, la Cgia di Mestre ritiene che “saranno costretti ad affrontare un vero e proprio ‘stress test’ fiscale e contributivo”. 

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