La risposta di Eni, dopo la chiusura delle indagini nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte tangenti pagate da Saipem in Algeri, non si è fatta attendere. In un comunicato diffuso stamattina, il gruppo energetico, prendendo atto della chiusura delle indagini della Procura di Milano ha ribadito la propria totale estraneità rispetto ai fatti, esprimendo la propria fiducia nell’operato della magistratura.
La società ha, inoltre, ricordato di aver promosso una verifica forense interna nel 2013, che non aveva evidenziato alcuna attività o condotta illecita da parte dei vertici del gruppo, ribadendo che Saipem è una società quotata e dotata di una propria autonomia gestionale e propri organi di controllo e vigilanza indipendenti da Eni.
Tra gli indagati della Procura, accusati di aver versato una tangente di 197 milioni al ministro dell’Energia algerino per ottenere una maxi-commessa da 8 miliardi, spicca il nome dell’ex Ad di Eni Paolo Scaroni, per il quale, oltre al reato di corruzione, sarebbe in ballo anche quello di frode fiscale. La volontà dei pm sarebbe quella di rinviare a processo Scaroni, che ha sempre respinto ogni addebito. Insieme a lui, nell’elenco degli indagati figurano sette persone fisiche e due persone giuridiche.