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Superbonus 110%: cantieri bloccati per oltre 10 miliardi e rischi per chi non finisce i lavori

I correttivi introdotti dal governo con il decreto Aiuti bis rischiano di non bastare a sbloccare la situazione, perché le banche chiedono nuove assicurazioni sulle regole

Superbonus 110%: cantieri bloccati per oltre 10 miliardi e rischi per chi non finisce i lavori

La cessione dei crediti rimane un problema irrisolto sul fronte del Superbonus 110%. Secondo i dati Enea, a luglio risultavano conclusi lavori per 28,2 miliardi di euro, corrispondenti a una spesa prevista per lo stato pari a 31 miliardi. Il problema è che le opere per le quali è stato dato il via libera al Superbonus 110% sono molte di più: il loro valore arriva a 39,8 miliardi, cifra che fa salire il conto per le casse pubbliche a 43,7 miliardi. I lavori non conclusi valgono quindi più di 10 miliardi di euro.

Ance Sicilia fa notare che la situazione è potenzialmente esplosiva, perché chi ha iniziato i lavori e si ritrova col cantiere bloccato per l’impossibilità di cedere il credito rischia non solo di essere costretto a lasciare l’opera incompiuta, ma anche di dover restituire le somme ricevute con l’aggiunta di sanzioni (il secondo pericolo riguarda quanti hanno già incassato il credito, beneficiando dell’anticipo concesso quando lo stato di avanzamento dei lavori è almeno al 30 o al 60%).

Superbonus 110% e decreto Aiuti bis

Per sboccare la situazione, con il decreto Aiuti-bis varato a inizio agosto il governo ha allargato la rete dei soggetti autorizzati ad acquistare i crediti fiscali del Superbonus 110%: in sostanza è stato aggiunto un passaggio in più, permettendo alle banche di cedere i crediti ai loro clienti “professionali” (cioè le aziende) e alle partite Iva, indipendentemente dalla data in cui è stato maturato il credito.

I dubbi delle banche

Tuttavia, nel mondo delle imprese edili e dei professionisti c’è chi dubita che questa novità basterà a risolvere lo stallo. L’intervento del governo aiuterà le banche a smaltire il cumulo di crediti accatastati nei cassetti fiscali, ma prima di dare il via libera a nuove operazioni – spiega oggi l’edizione cartacea del Corriere della Sera – gli istituti di credito vogliono maggiori assicurazioni sul perimetro entro il quale possono muoversi.

Il pericolo segnalato dall’Agenzia delle Entrate

Ad aumentare l’incertezza è arriva una circolare dell’Agenzia delle Entrate (la 23/E dello scorso 23 giugno), secondo cui i soggetti coinvolti nella rete delle cessioni potrebbero essere considerati corresponsabili in caso di illeciti. Subito dopo la pubblicazione della circolare, l’Abi ha invitato le banche associate alla massima prudenza nella gestione del Superbonus 110%.

Il problema dell’aumento del costo dei crediti

Inoltre, anche se questi problemi venissero superati e il mercato dei crediti si sbloccasse, alla ripartenza delle cessioni l’aumento del costo dei prestiti si farebbe sentire sul conto di chi fa i lavori. A causa dell’aumento dei tassi, infatti, la cessione del Superbonus 110% non coprirà più nemmeno l’intero importo del credito. Significa che, a fronte di una spesa pari a 100 e della cessione di un credito pari a 110, la cifra che si riceverà dalla banca sarà inferiore a 100: la media, sempre secondo il Corriere, si attesta a 97, 46 euro.

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