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Stress test: banche italiane ok, male Deutsche Bank

Intesa Sanpaolo, Unicredit, Ubi, Banco Bpm, Mediobanca e Bper superano gli stress test dell’EBA sulla solidità patrimoniale anche in eventuali situazione di mercato avverse e corrono in Borsa – Problemi di fragilità solo per Carige

Stress test: banche italiane ok, male Deutsche Bank

Giornata positiva per le banche italiane. Il mercato ha acquisito sin dal mattino il risultato favorevole degli stress test, anticipando i risultati che la European Banking Authority (EBA) e la Banca Centrale Europea hanno pubblicato, a Borse chiuse. L’indagine ha riguardato 48 istituti di credito europei (di cui 37 vigilati dalla Bce) che rappresentano il 70% degli attivi del Vecchio Continente. Le simulazioni sui bilanci di Intesa Sanpaolo, UniCredit, Ubi Banca e Banco Bpm, gli unici quattro grandi istituti italiani sottoposti alla verifica, hanno come previsto superato la prova dei ratios patrimoniali. Meno bene è andata per gli istituti tedeschi, Deutsche Bank in testa.

D’altra parte, era stato l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, il primo a preannunciare di non vedere “problemi per la sua banca in vista degli stress test. Noi ci stiamo dedicando affinché la banca possa essere una banca solida e per gestire il risparmio degli italiani, consigliare correttamente gli italiani in una fase come questa dove è importante non perdere la banca”. Anche l’amministratore delegato di Ubi Banca Victor Massiah si era detto fiducioso sull’esito degli stress test.

La simulazione ha l’obiettivo di testare la capacità di resistenza delle banche in due scenari, uno di base e uno avverso. Le ipotesi hanno riguardato il ribasso del Pil nel triennio 2018-2020 (nello scenario avverso per l’Italia è previsto un calo cumulato del 2,7%), l’aumento del tasso di disoccupazione, la riduzione dei prezzi del settore immobiliare. Gli stress test vengono condotti sulla base dei bilanci a fine 2017 e quindi non incorporano gli effetti delle operazioni portate a termine quest’anno, mentre includeranno gli effetti legati all’introduzione del nuovo principio contabile Ifrs9.

Intesa Sanpaolo, UniCredit, Ubi Banca e Banco Bpm hanno riportato indici patrimoniali (Cet1 ratio) superiori al minimo del 5,5% nello scenario macroeconomico avverso e ampi margini di sicurezza in quello base. I titoli delle banche interessate hanno chiuso la giornata borsistica in aumento: Intesa sale dello 0,9%%, UniCredit del 3,1%, Ubi del 2,5% e Banco Bpm del 3,6%.

Notizie positive anche per Bper Banca (+3,8%) e Mediobanca (+1,2%), che sono nel gruppo dei sei istituti significativi su cui Francoforte ha condotto test “paralleli”, tenendo comunque in conto il fatto che le dimensioni e la complessità sono minori.

Gli altri quattro istituti sono Carige, PopSondrio, Iccrea e Credem a cui i risultati saranno comunicati privatamente ma anche per loro la prova sarebbe risultata positiva. Secondo indiscrezioni, solo Carige avrebbe registrato fragilità nello scenario avverso, con un Cet1 ratio sotto al 5,5%, motivo per cui il titolo è sceso del 2%. L’esame riguarda 48 banche europee (di cui 37 vigilate dalla Bce) che rappresentano il 70% degli attivi del Vecchio Continente. La banca ligure, su diktat di Francoforte, entro il 30 novembre dovrà predisporre un nuovo piano di conservazione del capitale per ripristinare i requisiti patrimoniale, in particolare il Total Capita ratio. Il cda entro il prossimo 12 novembre deciderà come muoversi in tal senso.

Nel frattempo l’Eba si appresta – come specificato nelle nuove linee guida sugli Npl – a chiedere strategie di gestione dei crediti deteriorati quando questi superino il 5%, segno che il pressing, in tandem con quello della Bce, su questo ‘vulnus’ delle banche italiane proseguirà ancora per un bel po’. Non è però senza significato che la Borsa abbia premiato Banca Ifis, che è uno dei maggiori operatori nel mercato dei crediti deteriorati, con un balzo del 6,69%.

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