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Streaming, sentenza storica: “Il file sharing non è pirateria”

Se non è dimostrato lo scopo di lucro dei siti che condividono i link ai film in streaming, secondo la sentenza del tribunale, non si tratta di pirateria – Legittimato il file sharing.

Streaming, sentenza storica: “Il file sharing non è pirateria”

Arriva dal tribunale di Frosinone la sentenza che potrebbe cambiare il concetto di pirateria in rete. Il giudice Gemma Carlomusto, infatti, ha annullato la sanzione di oltre mezzo milione di euro che era stata inflitta ai gestori di alcuni siti (filmakerz.org, filmaskers.biz, filmaker.me, cineteka.org) che riportavano link a siti esterni che permettevano di scaricare o vedere in streaming film pirata, messi cioè a disposizione da terzi e non dai titolari dei diritti d’autore.

La motivazione della sentenza è che non è dimostrato che questi siti guadagnassero denaro grazie ai film, nonostante ospitassero dei banner pubblicitari. Inoltre, la sentenza opera una distinzione fra lucro e risparmio di spesa, legittimando in qualche modo il “file sharing”.

Secondo l’avvocato Fulvio Sarzana, che ha difeso i titolari dei siti, si tratta di una decisione storica per tre motivi principali: “Il primo è che stabilisce con precisione che il fatto di linkare a siti che mettono a disposizione opere protette dal diritto d’autore non è in sé illecito, perché l’illecito semmai è commesso da colui che mette quell’opera su Internet”.

Il “secondo principio importante è che il file sharing in sé, quindi la condivisione di file protetti dal diritto d’autore, se non accompagnato da attività lucrativa, dev’essere considerato lecito, ad esempio lo scambio fra soggetti privati tramite file Torrent, o anche nel caso di un portale, se questo mette in condizione soggetti privati di fare scambi”.

“Il terzo principio, forse il più importante, riguarda la pubblicità: il fatto che un sito abbia dei banner, non implica automaticamente che l’introito sia collegato a un’eventuale violazione del diritto d’autore che avviene sul sito di un terzo. Il collegamento, se c’è, va provato”.

In ogni caso rimangono da vedere quali saranno gli sviluppi di una sentenza del genere, ma sembra altamente probabile che possa cambiare la definizione di pirateria, senza penalizzare gli utenti del file sharing.

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