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Stipendi dirigenti pubblici, torna il tetto di 240mila euro: il Governo presenta emendamento soppressivo

Dopo l’irritazione di Draghi e il rimpallo di responsabilità tra partiti, Governo e tecnici, Palazzo Chigi presenta un emendamento che sopprime la deroga al tetto agli stipendi dei dirigenti pubblici

Stipendi dirigenti pubblici, torna il tetto di 240mila euro: il Governo presenta emendamento soppressivo

Fine delle polemiche. Il Governo ha presentato un emendamento che sopprime la misura che eliminava il tetto agli stipendi di alcune figure apicali della pubblica amministrazione. Una norma approvata a larga maggioranza dalla Commissione Finanze del Senato che aveva irritato non poco il presidente del Consiglio, Mario Draghi, sia per il metodo che per il metodo. Per il premier derogare alla soglia di 240mila euro imposta nel 2014 era impensabile, soprattutto in un periodo storico in cui famiglie e imprese sono chiamate a far fronte ad una crisi durissima causata dall’impennata dei prezzi dell’energia e dall’inflazione. Non solo, farlo con un emendamento presentato all’ultimo provvedimento dell’attuale Governo prima delle elezioni rappresentava quasi uno smacco. Per questo, a 24 ore di distanza dall’ok, è arrivato l’annuncio del correttivo che sarà presentato durante il passaggio del decreto alla Camera. 

Torna il tetto di 240mila euro per i dipendenti pubblici

L’articolo 41 bis del decreto aiuti bis stabiliva che:

“al capo della Polizia, al comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, al comandante generale della Gdf, al capo del Dap, così come agli altri capi di Stato maggiore, nonché ai capi dipartimento ed al segretario generale della presidenza del Consiglio, ai capi dipartimento ed ai segretari generali dei ministeri è consentito, anche in deroga al tetto di 240 mila euro previsti per i manager pubblici, un trattamento economico accessorio”, nel limite massimo di un fondo che dovrà essere definito da un ulteriore decreto dal governo, su proposta del ministero dell’Economia.

Ebbene, l’emendamento presentato nel pomeriggio dal Governo sopprime la deroga al tetto degli stipendi dei vertici delle Forze armate, delle Forze dell’ordine, dei capi dipartimento e dei segretari generali dei ministeri e della Presidenza del Consiglio. Tutto rimane com’è. 

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