Condividi

Serie A: come sarà il 2017 tra Higuain, Belotti e Donnarumma

La Juve, Supercoppa a parte, resta la superfavorita nella corsa allo scudetto ma le novità non mancano e finalmente sbocciano giovani talentuosi, a partire da Donnarumma, il portierone del Milan, già eletto sul campo come il successore di Buffon in Nazionale, e dal bomber del Toro, Belotti

Serie A: come sarà il 2017 tra Higuain, Belotti e Donnarumma

Ora che il girone di andata del campionato di Serie A 2016/2017 si è praticamente concluso, si possono trovare interessanti spunti di riflessione sulle (ormai) solite conferme e sulle piacevoli sorprese che queste prime 18 giornate ci hanno offerto.

JUVENTUS – Una cosa è certa, e coloro che ne dubitano sarebbero decisamente poco obiettivi: la Juventus, a scanso di clamorosi colpi di scena, vincerà il suo sesto scudetto consecutivo. Se nella stagione passata la squadra di Massimiliano Allegri aveva dato inizialmente l’impressione di poter essere impensierita da Roma, Napoli ed Inter, quest’anno la musica sembra diversa, e la spiegazione di tutto ciò non può – e non deve – essere ricollegata solamente a Gonzalo Higuain, nonostante il “Pipita” sia, ad oggi, fra i tre attaccanti più decisivi d’Europa. L’allenatore livornese, forse il vero protagonista dell’ultimo scudetto vinto, è riuscito a togliersi di dosso una volta per tutte il fantasma di Antonio Conte, il suo fantastico predecessore, dando continua dimostrazione di essere in grado di adattare il proprio sistema di gioco in base alle situazioni che incontra nel cammino. La Juve è diventata ormai una squadra che risponde sempre presente, che sa essere cinica e spietata ma che allo stesso tempo ha imparato a soffrire, anche se è umana e talvolta, come nella Supercoppa di Doha, può sbagliare.

SERIE A – La prima grande sorpresa di questa stagione non è rappresentata però né da un giocatore singolo né da una squadra in particolare, ma da una vera e propria inversione di tendenza: finalmente dopo tanti anni la Serie A è tornata ad essere un campionato seguito, al quale la gente si appassiona, nonostante l’esito finale sia, come detto, abbastanza scontato. La buona notizia è che, rispetto agli anni passati, le inseguitrici – ma non solo – sembrano aver capito che per raggiungere la Juve non basta spendere e spandere in estate o a gennaio, ma serve programmazione, sacrificio e tempo, serve scommettere su giovani promettenti e su allenatori preparati, lasciando da parte i grandi nomi. Di certo non si tratta di un discorso legato alla qualità del gioco espresso o alla bellezza degli stadi, perché un Roma-Juventus, partita di cartello degli ultimi anni, non potrà mai essere paragonato ad un Real-Barcellona o ad un Bayern Monaco-Borussia Dortmund.

NAZIONALE – Fortunatamente anche la FIGC si sta dimostrando favorevole a questo processo di cambiamento. La nazionale Under 19 guidata a centrocampo da Manuel Locatelli ha perso l’Europeo di categoria in finale contro la Francia, riuscendo comunque a strappare il ticket per il Mondiale Under 20, ben otto anni dopo l’ultima volta. L’Under 21 di Gigi Di Biagio si presenterà da protagonista al prossimo campionato europeo che si svolgerà la prossima estate, potendo contare su un gruppo di giocatori che si conoscono, molti dei quali protagonisti nel campionato di Serie B. La Nazionale A guidata da Giampiero Ventura infine, dopo il fantastico europeo francese della spedizione di Antonio Conte, ha intrapreso il cammino delle qualificazioni mondiali con un gruppo pieno di volti nuovi, che ha come colonne portanti il blocco difensivo juventino e De Rossi a centrocampo.

Molto probabilmente l’exploit della nazionale in terra francese quest’estate ha rappresentato l’avvio della nuova tendenza di cui stiamo parlando. Conte è riuscito a coinvolgere un’intera nazione, trasmettendo la propria carica emotiva ed il proprio entusiasmo non solo ai 23 convocati ma anche a tutti noi tifosi che sostenevamo gli azzurri da casa. Erano anni ormai, viste anche le pessime figure che il team azzurro ha collezionato nelle ultime manifestazioni continentali e non, che non si percepiva un tale entusiasmo nei confronti della nazionale. Come sempre accade però, le cose belle finiscono. Antonio Conte è andato a portare il suo talento a Londra, sponda Chelsea, ed il presidente Tavecchio ha deciso di affidare le sorti dell’Italia calcistica nelle mani di Giampiero Ventura, scelta tutt’altro che casuale.

GIOVANI – No ai grandi nomi, no a Capello allenatore, no a Lippi supervisore, il futuro della nazionale di calcio italiana è stato affidato ad un allenatore esperto, conoscitore ed insegnante di calcio, che ha sempre avuto squadre di provincia (dal Pisa al Bari, fino ad arrivare al più blasonato Torino) e che soprattutto ha sempre scommesso sui giovani. Il CT ligure ha lanciato nel calcio che conta giocatori del calibro di Bonucci, Cerci, Immobile, Baselli e Benassi. Questa sua tendenza a scommettere sulla linea verde sta trovando spazio anche nelle scelte effettuate nelle varie convocazioni. Donnarumma è ormai diventato un punto fermo della nazionale A, pronto a mostrare il suo valore nelle amichevoli ma soprattutto a rubare con gli occhi dalle gesta di Gigi Buffon, il miglior maestro possibile per un giovane fenomeno del 1999.

Anche il reparto difensivo è ben amalgamato: la BBC bianconera (Bonucci, Barzagli e Chiellini) per ora rimane il tridente difensivo titolare, ma ha allo stesso tempo il compito di fare da chioccia al tridente – fortissimo – che li sostituirà, composto da Rugani, Caldara e Romagnoli, due classe ’94 ed un classe ’95, tanto per intenderci. A centrocampo vale lo stesso discorso. Marchisio e De Rossi hanno esperienza e qualità da vendere, Marco Verratti è ormai diventato il punto di riferimento dello scacchiere di Ventura, nonostante abbia appena 23 anni. Il futuro sembra però appartenere ai vari Locatelli, Benassi, Baselli, Pellegrini e Gagliardini. Ragazzi giovani e affamati, smaniosi di giocare e di mettersi in mostra ma con tantissima voglia di imparare. Il reparto in cui forse manca più esperienza, ma anche quello potenzialmente più forte, è senza dubbio l’attacco. La coppia fino ad ora schierata titolare da Ventura è a dir poco entusiasmante: Immobile e Belotti. Se il primo è ormai un giocatore affermato, grazie anche alle – non fortunatissime – esperienze all’estero, il “Gallo” è terribilmente forte ma allo stesso tempo ancora grezzo.

BELOTTI – I margini di crescita di Andrea Belotti, il vero giocatore rivelazione di questo 2016, sono impressionanti. Classe ’92, con un passato nelle giovanili dell’Albinoleffe prima e con la maglia del Palermo in Serie A, Belotti è un giocatore potente, esplosivo, un guerriero nato che corre e lotta su ogni palla e che vede la porta come pochi in Italia. Il presidente Zamparini scelse di venderlo due anni fa per rimpiazzarlo con qualche improbabile presunto talento straniero, facendo un enorme regalo ad Urbano Cairo ed ai tifosi granata. Proprio poche settimane fa il Toro ha rinnovato il contratto di Belotti, inserendo una clausola “monstre” di 100 milioni di euro. La speranza è quella di vedere il Gallo con la maglia di una grande della Serie A, senza nulla togliere al Torino, per non vedere andare via un altro talento del nostro campionato, come fu per Verratti, che dopo la magnifica stagione in B con il Pescara emigrò a Parigi e che, ad oggi, non ha neanche una presenza in Serie A. Belotti ha segnato già 30 Gol nel nostro campionato di questo passo diventerà uno degli attaccanti più prolifici d’Europa.

LE RIVELAZIONI – Provando a descrivere la rosa della nazionale italiana di oggi e di domani, sono usciti nomi di giocatori molto promettenti e talentuosi. Tutto ciò è sì merito del coraggio di Ventura, ma ancora prima di numerosi club di Serie A che quest’anno hanno deciso di puntare sulla programmazione e di investire sui giovani. Basti pensare ad Atalanta, Milan, Torino e Sassuolo. Il tratto che accomuna queste quattro squadre è ben definito: i rispettivi allenatori sono prima di tutto maestri di calcio che, seppur con peculiarità diverse, hanno fatto del proprio sistema di gioco un vero e proprio dogma. Prendiamo Gasperini ad esempio; a Bergamo il “Gasp” ha trovato l’ambiente ideale, una società che eccelle a livello giovanile, una proprietà solida e compatta, che permette al proprio allenatore di lavorare senza essere vincolato ai risultati. Quest’anno i nerazzurri hanno iniziato molto male, ma con il tempo sono cresciuti riuscendo a raggiungere la sesta posizione, anche grazie al contributo delle tre giovani promesse Caldara, Gagliardini e Petagna, colonne portante dei bergamaschi.

Nella Milano rossonera la situazione non è tanto diversa. Dopo le ultime stagioni a dir poco catastrofiche, in cui si sono susseguiti ben 4 allenatori in 3 anni (Seedorf, Inzaghi, Mihajlovic e Brocchi) il Milan quest’anno sembra aver intrapreso il sentiero giusto. Il Presidente Berlusconi, in attesa degli sviluppi della trattativa con gli investitori cinesi, ha dato ordini precisi al fido Galliani: costruire una squadra fatta di giovani, possibilmente italiani e provenienti dal settore giovanile, e ripartire da un allenatore che sia in grado di accompagnare un gruppo poco esperto nel processo di crescita. Fino a questo momento entrambi i diktat del Cavaliere sono stati seguiti: Vincenzo Montella sta facendo un lavoro egregio, il Milan (con una partita da recuperare causa Supercoppa Italiana) è nelle prime cinque posizioni della classifica, se la gioca con tutti, ha battuto la Juve a San Siro dopo anni che non succedeva e fa divertire i suoi tifosi con un calcio magari semplice ma molto pragmatico. Ciò che rende il Milan però una delle più piacevoli novità di questa stagione è l’undici titolare schierato dall’”Aeroplanino”. L’età media della squadra è sorprendentemente bassa ed i giovani rossoneri stanno mostrando talento da vendere; Donnarumma è ormai un titolarissimo, così come Manuel Locatelli, match winner della partita contro la Juve con un gol fantastico. Calabria, terzino classe ’96, è la riserva di De Sciglio, nato nel ’92. A questi quattro giovani ragazzi, tutti cresciuti nel vivaio rossonero, si vanno ad aggiungere Alessio Romagnoli, difensore del 1995 rapido e forte nella marcatura, il francese Niang ed il croato Pasalic.

Anche il Torino di Mihajlovic sta raccogliendo i frutti degli investimenti fatti sui giovani. Nonostante la sconfitta nell’attesissimo derby, i granata giocano bene e segnano molto, mettendo in mostra tutti i gioielli della propria rosa: gli ormai affermatissimi Belotti Baselli e Benassi, ma anche Zappacosta e Barreca, i due terzini dell’undici del Toro che assicurano spinta e copertura.

Il Sassuolo del patron Squinzi invece sta pagando una serie interminabile di infortuni ed anche l’impegno di Europa League, competizione che gli emiliani hanno rispettato ed onorato fino all’ultimo (a differenza di molte altre squadre anche più blasonate), senza riuscire però a superare il girone. La squadra di Eusebio di Francesco, allenatore di scuola zemaniana in rampa di lancio, si trova nei bassifondi della classifica oggi, ma sicuramente riuscirà a risollevarsi, perché il gioco ed il talento non mancano: Sensi, Mazzitelli, Pellegrini, Politano e Ricci (tutti di scuola Roma tranne il primo) sono una splendida base su cui costruire il futuro.

Insomma, i presupposti per dare il via ad un decennio calcistico costellato di successi e di talenti ci sono tutti, bisogna solo avere il coraggio di crederci.

Commenta