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SANITA’ – Da ottobre pazienti senza frontiere in Europa: ma chi pagherà?

INTERVISTA A ILARIA PASSARANI, senior health policy officer presso la European consumer organization – Da ottobre prossimo entrerà in vigore una direttiva europea che permetterà di andare all’estero per farsi curare o sottoporsi a visite mediche specialistiche (senza autorizzazione Asl) – Toccherà allo Stato pagare, con il rischio di un exploit della spesa.

SANITA’ – Da ottobre pazienti senza frontiere in Europa: ma chi pagherà?

Sei insoddisfatto della qualità del servizio sanitario nella tua regione? Hai sentito parlare di un ottimo specialista in Germania? La lista d’attesta per l’esame che ti ha prescritto il medico è troppo lunga?  In base alla Direttiva del 9 Marzo 2011 che entrerà in vigore in Italia (come negli altri stati membri) a partire dal 25 Ottobre 2013  puoi farti visitare/curare gratis in qualsiasi Stato dell’Unione Europea. Per capirne di più Firstonline intervista Ilaria Passarani, senior health policy officer presso la  European consumer organization. 

FIRSTonline – Cosa cambierà con l’entrata in vigore della direttiva europea  2011/24/Ue?

“Al momento i cittadini europei che si trovano per ragioni di turismo o di lavoro all’estero e che si sottopongono a visite/cure mediche in un paese terzo sono già tutelati dal Regolamento 14.08.71 in base al quale verranno rimborsati dallo stato italiano per le spese mediche che hanno dovuto sostenere. A partire dal 25 Ottobre 2013 quando entrerà in vigore la direttiva 2011/24 si potranno avvalere della facoltà di richiedere dei rimborsi per le spese mediche sostenute anche quei  i cittadini europei che decidono di vorranno andare all’estero al solo scopo di per farsi curare o per sottoporsi a visite specialistiche”. 

FIRSTonline – Quali costi  saranno coperti dalla secondo la Direttiva?    

“Per le visite specialistiche all’estero non c’è bisogno di preventiva autorizzazione dell’Asl.  E’ ancora da decidere al livello nazionale se lo Stato pagherà direttamente per la visita specialistica o se al paziente spetterà solo il successivo rimborso. Secondo la Direttiva sancisce che sarebbe preferibile evitare al paziente l’onere di anticipare il pagamento, ma la discrezione in questo ambito viene lasciata allo Stato. Per le cure ospedaliere  il discorso è diverso: se per esempio si tratta di cure che richiedono la degenza, e che presentano costi più elevati, è necessario richiedere preventivamente l’autorizzazione dell’Asl di appartenenza che sarà tenuta a rispondere entro tempi prestabiliti e a motivare un eventuale  rifiuto del rimborso. Il rimborso per la prestazione sanitaria erogata all’estero in base alla Direttiva sarà equivalente al costo della stessa prestazione nel paese di appartenenza.  La differenza fra la tariffa richiesta nel paese estero e la tariffa applicata nel paese di appartenenza verrà integrata dal paziente. E’ importante sottolineare che la Direttiva copre solo le prestazioni che sono erogate anche nel paese di appartenenza del paziente; non sono incluse le cure sperimentali o le cure per malattie rare;  si spera che il parlamento europeo possa in futuro estendere la copertura economica anche  a queste prestazioni”. 

FIRSTonline – Come faranno i pazienti a fare una scelta informata cioè  a conoscere le caratteristiche dell’offerta sanitaria straniera? 

“In base alla direttiva è compito di ciascun stato Membro creare dei punti di informazione e di contatto che forniscano le informazioni necessarie riguardo a qualità delle cure, informazioni sui singoli medici e sui tempi di attesa.  Probabilmente in Italia questi punti verranno creati dalle Asl. Uno degli obbiettivi della Direttiva è infatti aumentare la trasparenza e dell’informazione disponibile su livelli di qualità, efficienza e competenze del personale medico  negli stati membri”.

FIRSTonline – Secondo Lei che effetti avrà in Italia questa nuova Direttiva?

“E’ difficile prevederlo. L’obbiettivo a livello europeo è colmare un gap normativo e, come dicevo prima, aumentare la trasparenza per i pazienti. In Italia la qualità dell’offerta delle prestazioni sanitarie è  a macchia di leopardo e questo comporta forti flussi di migrazione interna solitamente da Sud verso Nord.  E’  possibile pertanto che vista questa nuova “libertà” i pazienti italiani che possono pianificare un intervento si rivolgano all’offerta estera ma, se si saprà sfruttare questa opportunità,  sarà anche possibile attrarre pazienti dall’estero e sarà quindi una nuova opportunità di aumentare l’offerta per i nostri poli di eccellenza”.   

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