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Saipem corre, il mercato fiuta odore di fusione

Il titolo del gruppo di impiantistica guida i rialzi del Ftse Mib. Non solo per i nuovi contratti acquisiti ma anche per le voci di un’aggregazione con società norvegese

Saipem corre, il mercato fiuta odore di fusione

Saipem guida i rialzi alla Borsa di Milano. Il gruppo guidato da Stefano Cao è in testa alle performance delle Blue Chip per il secondo giorno consecutivo. Non sono solo i due nuovi contratti per 880 milioni di dollari complessivi che l’azienda firmata ha firmato giovedì a muovere gli acquisti. Il mercato fiuta profumo di merger o comunque dà credito ai rumours raccolti da Bloomberg secondo il quale Saipem starebbe valutando un’unione con Subsea 7, il concorrente norvegese.

E così Saipem guadagna il 2,21% a 4,44 euro (quando il Ftse Mib sale dello 0,48%) con volumi pari a 7,2 milioni di pezzi passati di mano a fronte di una media di 9,6 milioni in un’intera seduta dell’ultimo mese. Subsea 7 alla Borsa di Oslo mette a segno un rialzo del 4,1%. La società di impiantistica norvegese capitalizza circa 2,9 miliardi dopo rialzi che hanno fatto crescere il titolo del 15% nel corso dell’anno. Saipem invece capitalizza 4,4 di Saipem: la fusione (o aggregazione) tra le due società rappresenterebbe una delle maggiori operazioni di sempre nel settore dei servizi petroliferi.

A spingere i grandi gruppi di servizi al settore oil è innanzitutto la discesa dei corsi petroliferi che hanno registrato cali del 28% dai picchi di ottobre 2018. Da un lato quindi diventa sempre più evidente la strategia di tagliare i costi da parte delle Oil Company, dall’altro la diversificazione spinge a cercare nuovi business in particolare nel settore delle energie rinnovabili.

Proprio Subsea 7, guidata dal presidente Kristian Siem, ha fallito lo scorso anno la scalata McDermott International Inc. per 2 miliardi di dollari. Da allora, ricorda Bloomberg, la società è andata a caccia di opportunità ma si è limitata ad operazioni di piccola portata come l’acquisto del fornitore tecnologico 4Subsea in ottobre la cui cifra non è stata rivelata.

Tra le altre operazioni da segnalare ci è stata quella di General Electric Co. che ha unito il suo braccio operativo nei servizi oil con Baker Hughes Co. nel 2017. Infine, John Wood Group Plc ha acquisito Amec Foster Wheeler Plc per quasi 3 miliardi di dollari in azioni lo stesso anno.

Secondo gli analisti di Equita, la notizia dei nuovi contratti “è positiva e migliora la visibilità sulle nostre stime 2020-2022, in particolare per la divisione E&C offshore”. Quanto alla possibile aggregazione con Subsea 7, gli esperti notano che “da un punto di vista industriale l’integrazione delle due entità rafforzerebbe l’esposizione di Saipem nel business offshore e potrebbe generare sinergie di costo. Tuttavia riteniamo che in uno scenario di fusione, Saipem debba riconoscere un premio a Subsea 7. Ipotizzando qualche punto di sinergie sulla base costi combined e un premio del 10-15% a favore di Subsea 7, stimiamo una creazione di valore per Saipem a doppia cifra”.

Gli esperti di Citi ritengono che l’eventuale aggregazione avrebbe “il potenziale di generare significativi risparmi di costo. Se stimiamo sinergie di circa l’8%-10% della base costi offshore combinate, questo comporterebbe risparmi per circa 600-700 milioni”, pari a circa il 5%-6% della base costi complessiva. Un accordo con Subsea 7, inoltre, “migliorerebbe l’offerta integrata Epci (Engineering, procurement, construction and installation, ndr) di Saipem” grazie all’alleanza esistente tra il gruppo norvegese e il colosso Schlumberger, leader mondiale dei servizi petroliferi.

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