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Rischio idrogeologico: si investono i primi fondi PNRR, ma l’efficienza è lontana. Il caso Basilicata

La Basilicata è tra le Regioni più a rischio d’Italia. Si programmano interventi di messa in sicurezza ma la burocrazia non arretra.

Rischio idrogeologico: si investono i primi fondi PNRR, ma l’efficienza è lontana. Il caso Basilicata

Le Regioni con il maggiore rischio idrogeologico prendono i primi fondi del Pnrr. La burocrazia che sottende la spesa resta, però, il mostro più difficile da abbattere. In Basilicata il Presidente della Regione Vito Bardi ha firmato con la Provincia di Matera ed alcuni Comuni un accordo per interventi di messa in sicurezza. Tre Comuni a rischio – Montescaglioso, Pomarico e Stigliano – devono dare corso a progetti specifici per 5 milioni di euro per non subire altri danni. Al più presto si dirà, dopo quello che è accaduto in Emilia Romagna. E invece, se tutto andrà bene, la paura sarà debellata solo nel 2025. Perché? Perché entro il 30 novembre di quest’anno bisogna avviare la procedura di affidamento. I lavori dovranno iniziare non oltre il 15 aprile 2024. La chiusura dei cantieri è fissata al 31 dicembre 2025. In pratica gli abitanti di tre Comuni – simbolo dello sfascio territoriale affronteranno altri due inverni senza essere al riparo da fenomeni estremi. A questi progetti si applicano norme e regolamenti sui lavori pubblici che determinano lungaggini e confusione. Controlli della Corte dei Conti o no, tutto procede come se vivessimo in un Paese ultrasicuro. Errore imperdonabile per un governo che dice di voler “fare le cose bene e nei tempi giusti”.

La Basilicata è tutta a rischio

I soldi da spendere in Basilicata sono più 33,5 milioni di euro: 8,35 milioni per interventi già in essere e 25,2 per nuovi progetti. Il capitolo del Pnrr è “Misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico”. Il titolo suona beffardo dopo morti e devastazioni in successione a Nord e al Sud. Sembra più adatto ad un capitolo di diritto amministrativo che a una risposta emergenziale. “I restanti Comuni e la Provincia di Matera – ha detto all’Ansa il Presidente Bardi – potranno risolvere i problemi legati alla mitigazione del rischio idrogeologico ed idraulico nelle zone colpite dagli eventi calamitosi del 2013, 2017 e 2019 che hanno determinato stati di emergenza di carattere nazionale”. Capito? Sono territori che da almeno dieci anni vengono colpiti da smottamenti, frane e disastri. La tragedia dell’Emilia Romagna sembra cancellata dalla memoria politica. Il governo si è lamentato sulla capacità di spesa degli Enti locali. Con puntigliosità verso i precedenti governi ha specificato che dei 16 milliardi dei fondi di coesione è stato speso solo il 34%. Ma quando al Senato è stato chiesto di ripristinare la struttura di “Italia Sicura“, sciolta da un malaccorto Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni non ha risposto. Il Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin in Emilia Romagna ha detto: “Serve pianificazione, programmazione, di Comuni, Province, Regioni e Stato. Ma, quando viene decisa, un’opera di prevenzione va fatta. Troppi pareri richiesti: la burocrazia è il problema“. E allora? Il Ministro per la Protezione Civile Nello Musumeci ha annunciato un piano di prevenzione idrogeologica per il 2024, mentre del Piano Clima non si sa più nulla. La Basilicata è tra le 9 Regioni con il 100% di rischio idrogeologico. Tutti i 131 delle Province di Potenza e Matera sono alle prese con dissesto, esondazioni e allagamenti. Un livello medio alto, secondo l’Ispra che interessa 120 mila abitanti. Di loro la burocrazia non tiene conto.

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