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Rinnovabili, Bloomberg: nel 2015 investimenti boom. Il crollo del petrolio non frena l’energia verde

REPORT BLOOMBERG – Lo scorso anno il settore delle rinnovabili ha ignorato il crollo dei prezzi del petrolio e ha raggiunto il record di investimenti da sempre – Una crescita che sembra dare ragione a chi ha indirizzato sul segmento verde una quota significativa dei propri investimenti

Rinnovabili, Bloomberg: nel 2015 investimenti boom. Il crollo del petrolio non frena l’energia verde

Crescono gli investimenti nelle energie rinnovabili. Non solo, ma nel 2015 hanno raggiunto il picco più alto da sempre, nonostante la costante discesa dei prezzi del petrolio. E’ questo il risultato a cui giunge l’ultimo report di Sparklines, la newsletter di Bloomberg Enegy Finance dedicata alle novità inattese dal mondo dell’energia. Ecco quindi le cifre: lo scorso anno sono stati spesi 329 miliardi per investimenti in progetti verdi, con una crescita del 4% sui 318 miliardi dell’anno precedente. E ciò, avvisa Bloomberg, nonostante la gran quantità di potenziali rischi di un’inversione del trend della spesa dovuti al rafforzamento del dollaro; al ribasso dei prezzi dei pannelli e apparati; e soprattutto al clamoroso tracollo dell’oro nero tornato alle quotazioni del 2004. Un trend evidenziato con molta chiarezza nella tabella sottostante, elaborata su dati Bloomberg New Energy Finance.

 

Come si vede,  il legame tra alti prezzi del petrolio e forti investimenti nell’energia verde – con la conseguente inversione degli investimenti in periodo di bassi corsi del greggio – ne esce sbriciolato. Anzi, ribaltato. Nel 2008, a fronte di un petrolio a oltre 139 dollari al barile, il settore delle rinnovabili aveva visto investimenti complessivi per 207 miliardi di dollari, e la crisi era solo alle primissime battute. Sei anni dopo, con il greggio a 35 dollari, si balza al livello record di 329 miliardi di investimenti. La verità che emerge dalla ricerca di Bloomberg è che le rinnovabili hanno proseguito la corsa a ritmo accelerato, “una risposta sorprendente – afferma Michael Liebreich – a tutti coloro che si aspettavano un blocco degli investimenti con la caduta dei prezzi oil”.

Se le cose sono andate diversamente e una ragione c’è. E la differenza l’ha fatta la Cina che ha raggiunto la pietra miliare dei primi 100 miliardi di investimenti verdi in un unico Paese. In Europa la spesa invece ha continuato a cadere ed è ormai al livello più basso dal 2006. In compenso gli Usa sono tornati ai picchi raggiunti dopo le azioni di stimolo post crisi economica. Il Giappone incalza, il Brasile si inabissa e l’India vola al suo record storico, come illustra bene il grafico qui sotto.

 

 

Guardando poi ai singoli settori, sole e vento trainano gli investimenti globali e il sole, in particolar modo, continua ad attirare la metà di ogni dollaro speso nel settore.

In altre parole il trend delle rinnovabili è solido e in crescita e sta spazzando via molti luoghi comuni dando ragione, almeno per ora, a quei gruppi che, come Enel, stanno indirizzando sulle rinnovabili una quota rilevante (il 50% nel caso del gruppo italiano) degli investimenti per la crescita.

Le conclusioni che trae Bloomberg New Energy Finance dal consuntivo 2015, d’altra parte, non lasciano spazi al dubbio: “I primi 100 miliardi di investimenti in energie pulite sono assolutamente i più difficili da realizzare e sono avvenuti nel momento in cui i prezzi del petrolio erano i più bassi, quando i costi delle tecnologie erano alti, quando le politiche incentivanti erano agli inizi, i business model agli albori e i mercati dei capitali incerti “. Per realizzare quei 100 miliardi ci volle ben più d’un anno, oltre dieci anni fa. “Gli ultimi 100 miliardi di investimenti verdi, invece – è la conclusione di Bloomberg – hanno richiesto meno di 4 mesi o comunque meno d’un anno, solo in Cina. Forse i prossimi 100 miliardi non saranno altrettanto veloci, ma saranno verosimilmente meno difficili”.

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