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Riforma del Mes: altolà di Bruxelles all’Italia. “Non può essere modificato, va approvato così com’è”

Fonti di Bruxelles gelano le richieste di modifiche avanzate dall’Italia alla vigilia dell’eurogruppo del 16 gennaio. La stessa Meloni d’altronde è ormai decisa alla ratifica della riforma del Mes

Riforma del Mes: altolà di Bruxelles all’Italia. “Non può essere modificato, va approvato così com’è”

Bruxelles mette la pietra tombale sulle richieste dell’Italia di modificare la riforma del Mes (Meccanismo europeo di stabilità). La questione è chiara: «Gli emendamenti alla riforma del Trattato del Mes — è la posizione di Bruxelles in vista dell’Eurogruppo di lunedì 16 gennaio — non saranno negoziati. Dovrà essere ratificato così com’è. Ovviamente continueremo la discussione su come sviluppare il Mes ma è una discussione che va avanti tutto il tempo e soprattutto partirà solo una volta che sarà completata la ratifica».

Riforma del Mes: Italia l’ultima ad approvarlo

La riforma del Mes è già stat firmata dal governo Conte nel 2021 e deve essere ratificata dal Parlamento. Lo ha fatto anche la Germania, dopo il via libera della sua Corte Costituzionale, poche settimane fa. Rimane solo l’Italia, ultimo tra il 19 Paesi dell’area euro (a cui si è aggiunta la Croazia dal 1 gennaio). Le dichiarazioni di Giorgia Meloni, da quando è arrivata a Palazzo Chigi, tendono a enfatizzare il fatto che l’Italia non farà ricorso al Mes “finché io conto qualcosa”. D’altra parte però la premier ha fatto anche capire che il via libera al Mes da parte dell’Italia non è più rinviabile ed ha aperto alla ratifica già prima di Natale. La stessa premier ha incontrato il nuovo direttore generale del Meccanismo, il lussemburghese Pierre Gramegna, nominato a dicembre anche con l’appoggio del governo italiano. Cosa è emerso dopo l’incontro? Al di là della ratifica formale, su cui si esprimerà il Parlamento, la premier ora fa sapere che le interessa ragionare sulla sostanza: bisogna “verificare possibili correttivi”, insieme agli altri Stati, per rendere il Mes “uno strumento effettivamente capace di rispondere alle esigenze delle diverse economie”. Questa la nuova versione di Palazzo Chigi. La Ue d’altra parte non lascia spazi: e l’Italia non passerà alla storia per essere l’unico Paese che ha mandato a monte una modifica migliorativa del vecchio e famigerato Fondo salva Stati, quello che ha salvato (ma a carissimo prezzo) l’economia della Grecia.

«Il presidente dell’Eurogruppo — fanno infatti notare in ambienti della Ue — è stato a Roma lunedì scorso e ha avuto un incontro con il ministro Giancarlo Giorgetti. La discussione è stata costruttiva, siamo convinti che il Governo italiano avvierà il processo di ratifica che si concluderà in modo positivo». 

Mes: cosa prevede il Meccanismo di Stabilità

Il Mes è stato istituito nel 2012 con l’obiettivo di prestare assistenza finanziaria agli Stati in difficoltà. A partire dal 2017 in sede europea si è iniziato a discutere di una possibile revisione del trattato istitutivo. La discussione si è conclusa il 27 gennaio 2021 con la firma da parte di tutti e 19 i Paesi dell’area Euro.

La dotazione del Mes è di oltre 700 miliardi, di cui oltre 100 sono a carico del nostro Paese (al momento però ne sono stati versati solo 14). La novità della riforma consiste nel fatto che non esiste una procedura automatica di ristrutturazione del debito e le verifiche sulla sostenibilità del debito vengono effettuate con «margini di discrezionalità sufficiente». Altra importante novità è che al Mes riformato viene una nuova funzione nella gestione delle crisi bancarie. Vuol dire che potrà sostenere il Fondo di Risoluzione Unico per le banche, un paracadute per le banche europee in difficoltà alimentato dalle stesse banche, non dagli Stati. A regime, cioè dal 2023, il Fondo di Risoluzione Unico dovrebbe raggiungere una capienza di 60 miliardi, coprendo l’1% dei depositi dell’area Euro.

Infine, la sanità. Con la riforma del Mes è prevista la possibilità di chiedere prestiti esclusivamente per interventi nel campo sanitario. L’unica condizione è proprio che questi soldi vanno spesi in questo settore. Per l’Italia si tratterebbe di 37 miliardi con un tasso di interesse molto basso, inferiore a quello necessario per finanziare il debito pubblico.

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