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Rete Telecom: scorporo stile Inwit? Al Cda scontro con Elliott

Sul tavolo del consiglio d’amministrazione la richiesta di revoca dei 6 consiglieri Vivendi e la modifica all’ordine del giorno dell’assemblea del 24 aprile. Ma l’attenzione è soprattutto sulla questione della rete e prende forma l’ipotesi di uno scorporo sul modello di quello già sperimentato per la società delle torri.

Rete Telecom: scorporo stile Inwit? Al Cda scontro con Elliott

La battaglia sul futuro di Telecom Italia, lo scorporo della rete di accesso e il destino del braccio di ferro tra Vivendi e il Fondo Elliott covano, come il fuoco sotto la cenere. E di tutto il delicato dossier si occuperà oggi il consiglio d’amministrazione di Tim convocato anche per esaminare le possibili dimissioni di Giuseppe Recchi a cui sono state temporaneamente affidate le deleghe sulla sicurezza. Mentre si aspetta l’esito della riunione, però, si infittiscono i rumours suIl’apertura del vertice Tim alla quotazione della rete, l’asse più prezioso del gruppo di tlc nazionale. Il modello potrebbe essere l’operazione Inwit con la quale sono andate in Borsa le torri di trasmissione. Il governo aspetta, e non potrebbe essere diversamente, ragione per cui ha comunicato di non aver esercitato il golden power nei confronti del fondo speculativo americano che con il 5,75% del capitale (al 15 marzo 3,75% in azioni ordinarie attraverso Elliott Associates con lo 0,79%, The Liverpool Ltd Partneship con lo 0,41%, Elliott International Lp con il 2,55%) è anche il secondo azionista di Telecom Italia e potrebbe diventarne il primo – insieme ad altri investitori istituzionali – dopo l’assemblea del 24 aprile, a seconda del corso che prenderanno gli eventi.

Ma procediamo con ordine. Il Fondo Elliott ha chiesto a Tim di revocare 6 consiglieri espressione diretta di Vivendi con altri 6 nomi da lui indicati e ha formalmente sollecitato di porre la questione all’ordine del giorno dell’ormai imminente assemblea. Di questo dunque si occupa oggi, giovedì 22 marzo, il Cda di Tim. C’è da dire che dopo la presentazione del nuovo piano industriale 2018-20, l’Ad Amos Genish è andato a presentarlo sulle principali piazze finanziarie e in quell’occasione ha messo a fuoco la sua risposta all’avanzata di Elliott che pure ha incontrato nel corso dei suoi colloqui con gli investitori internazionali a Londra.

La sintesi è che Tim sembra disposta ad aprire apre non solo alla quotazione ma anche alla vendita di una quota della rete una volta che sarà scorporata. “Vogliamo il controllo della rete ma non dobbiamo averne il 100%” aveva spiegato il manager già nel 2017 nel corso di una conferenza di Morgan Stanley. Potrebbe perciò essere il modello Inwit, la società delle torri portata in Borsa con successo, quello a cui ispirarsi anche per la rete con tutti i possibili successivi sviluppi, compresa la possibile sinergia con Open Fiber.

L’ipotesi dello scorporo – diversamente da quella della scissione modello Ferrari-Fca –  dunque si fa strada, secondo varie fonti tra cui l’Ansa, ma prima sarà necessario che Netco, la società a cui verrà conferita l’infrastruttura, sia in grado di garantire un ritorno stabile, osservano fonti vicine a Tim. Amos Genish aveva peraltro già annunciato la separazione legale della rete senza escludere passi successivi ma per attuare il progetto, oltre alla indispensabile separazione societaria, occorrerebbe anche che il quadro regolatorio in mano all’Agcom venga completato.Tutte condizioni che rendono lungo il percorso. Lungo ma non impossibile, soprattutto alla luce del pressing del Fondo Elliott.

Il governo, per bocca del ministro allo Sviluppo Carlo Calenda ritiene che il progetto sollecitato dal Fondo Elliott sia “coincidente con quello che noi intendiamo fare per l’interesse pubblico”. Affermazione che secondo molti osservatori rappresenta uno sdoganamento alle mosse del fondo americano. In verità, Calenda è stato più cauto ed ha aggiunto: ”Ma mi pare che anche Tim si fosse orientata in questo senso”. Il che lascia le porte aperte agli sviluppi in una o nell’altra direzione. Di sicuro Calenda è favorevole allo scorporo della rete ma la sua permanenza allo Sviluppo è ormai a fine corsa. Il futuro governo – se sarà a maggioranza M5S-Lega – spingerà nella direzione di una rete separata da Tim, fusa con quella di Open Fiber, e pubblica, stando ai programmi elettorali. Ma è meglio non correre. Primo passo il Cda di oggi.

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