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Regno Unito, il 5 settembre il nuovo Premier: lotta tra Liz Truss e Sunak, ma l’ex ministra degli Esteri è strafavorita

Il 5 settembre scopriremo chi tra Liz Truss e Rishi Sunak sarà il nuovo leader conservatore e dunque del nuovo primo ministro britannico Truss strafavorita. Nelle sue promesse un’imponente taglio alle tasse

Regno Unito, il 5 settembre il nuovo Premier: lotta tra Liz Truss e Sunak, ma l’ex ministra degli Esteri è strafavorita

Liz Truss o Rishi Sunak? La risposta sta per arrivare. Si sono concluse venerdì le votazioni, cominciate ad inizio agosto, dei 160mila membri del partito conservatore, chiamati ad eleggere il loro nuovo leader e di conseguenza il Primo Ministro. Nel Regno Unito, infatti, chi guida il partito che ha vinto le elezioni diventa automaticamente Premier.

Dopo oltre due mesi di crisi di Governo che ha paralizzato l’azione di Downing Street in uno dei periodi più duri per l’economia britannica, lunedì 5 settembre i Tories comunicheranno finalmente il nome del successore di Boris Johnson. E sarà lui o lei a dover affrontare l’enorme mole di problemi che il Paese si è trovato davanti nell’ultimo periodo senza riuscire a far nulla per risolverli.

Truss verso un’ampia vittoria

Secondo i sondaggi, non ci dovrebbe essere storia. L’ex ministra degli Esteri Liz Truss dovrebbe vincere questa tornata elettorale interna al partito conservatore contro l’ex cancelliere dello Scacchiere (l’equivalente del nostro ministro delle Finanze) Rishi Sunak con un ampio margine. L’ultimo sondaggio effettuato dall’istituto britannico YouGov, pubblicato due settimane fa, parlava di una differenza tra i due candidati di circa 32 punti percentuali.

A meno di clamorosi capovolgimenti di fronte dunque, Liz Truss dovrebbe diventare la nuova leader del partito conservatore e la terza Premier donna nella storia Uk dopo Margaret Thatcher e Theresa May (entrambe esponenti dei Tories).

Le promesse dei candidati: Truss vs Sunak

Inflazione da un lato, taglio delle tasse dall’altro. Le promesse elettorali dei due candidati sono per forza di cose fortemente ancorate al presente. Lo stato di salute dell’ex impero è, infatti, tutt’altro che rassicurante.

Secondo la Banca d’Inghilterra, entro fine anno Londra entrerà ufficialmente in recessione, uscendone (forse) solo alla fine del 2023. A luglio l’inflazione ha superato il 10% e, secondo le stime, in autunno arriverà al 13,3% per toccare quota 18 per cento nel mese di gennaio 2023. In questo contesto il potere d’acquisto dei cittadini è crollato ai minimi storici e il Paese sta affrontando un’ondata di scioperi che rischia di paralizzarlo almeno fino alla fine dell’autunno.

Sunak ha dunque puntato con forza sul contrasto al caro vita e all’inflazione record. A questo scopo ha promesso un pacchetto di misure per sostenere le famiglie alle prese con le bollette energetiche a partire da questo inverno e, sul solco del vecchio Governo (di cui era ministro delle Finanze, lo ricordiamo), aiuti diretti per contenere l’impennata dei costi di elettricità e riscaldamento. 

Truss ha invece impostato una campagna elettorale dura, utilizzando toni molto aggressivi che hanno spinto diversi giornalisti e commentatori a paragonarla a Margaret Thatcher. Ha dichiarato che, se eletta, “si concentrerà sui prezzi dell’energia per i consumatori e su come far ripartire l’economia del Regno Unito”. L’ex ministra ha promesso inoltre un imponente e immediato taglio alle tasse, nonostante tutte le previsioni economiche parlino di una recessione entro la fine dell’anno. Come spiega Il Post, Truss ha promesso di cancellare l’aumento dei contributi dell’1,25%, di eliminare quello sulle tasse per i profitti societari (che dovrebbe partire dal 2023), di sospendere la tassa sulle bollette e di creare zone a bassa tassazione e regolamentazione.

In questo contesto occorre considerare un aspetto importante: sia Truss che Sunak, fino ad oggi, si sono rivolti solo alla base del partito conservatore: circa 160mila persone, lo 0,4% dell’elettorato britannico. Una platea composta per la maggior parte, da uomini ricchi, in età avanzata, residenti nel sud del Paese. Ciò che faranno dopo e fino al 2024, confrontandosi con l’elettorato vero (47 milioni di persone), potrebbe dunque essere tutta un’altra cosa. Anche perché, dal 7 settembre, il partito conservatore si ritroverà a rincorrere. Dopo lo stradominio registrato alle precedenti elezioni i Tories dovranno recuperare il terreno perso negli ultimi mesi. I sondaggi estivi sono preoccupanti, con i Laburisti tornati in testa alle preferenze degli intervistati con scarti molto ampi.

L’incarico ufficiale a Balmoral: dopo 70 anni Elisabetta rome la tradizione

Sarà Sir Graham Brady, presidente del Comitato 1922, l’organo che riunisce i parlamentari conservatori non coinvolti nel governo, ad annunciare il 5 settembre il nome del vincitore o della vincitrice.

L’incarico ufficiale arriverà il giorno successivo all’annuncio del nuovo leader conservatore. La regina Elisabetta riceverà martedì 6 settembre il nuovo premier britannico nella sua residenza scozzese di Balmoral, evento senza precedenti nei suoi 70 anni di regno. Dai tempi della regina Vittoria, tutti i primi ministri del Regno Unito hanno ricevuto l’incarico a Buckingham Palace, tranne nel caso di Herbert Henry Asquith che nel 1908 si recò dal re Edoardo VII che si trovava nella città francese di Biarritz. 

Il motivo dello storico cambiamento? I problemi di salute della Regina che, ormai 96enne, avrebbe ricevuto dai medici il “divieto” di spostarsi da una residenza all’altra.

Il calendario ufficiale della giornata prevede che Elisabetta II incontrerà prima Boris Johnson, che dovrà presentare ufficialmente le sue dimissioni nelle mani della Regina. Poco dopo, la Sovrana darà l’incarico di Governo al suo successore.

Mercoledì 7 settembre il nuovo Primo Ministro dovrebbe presentarsi alla Camera dei Comuni per il Prime Minister’s Questions.

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