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Referendum “No Triv”: Ghino di Tacco diventa “Emiliano”

Il Governatore della Puglia, Michele Emiliano, maschera un bieco conflitto di potere con lo Stato sulle competenze regionali in materia di energia guidando la campagna per il referendum truffaldino “No Triv” che non ha nulla a che vedere con le trivellazioni – Il caso di Potenza alimenta incredibili strumentalizzazioni e Di Maio sogna un Sud di camerieri e albergatori.

Referendum “No Triv”: Ghino di Tacco diventa “Emiliano”

Ormai è chiaro che il referendum cosiddetto “No Triv” non ha nulla a che fare con le trivellazioni, con la tutela dell’ambiente, con la spinta alle energie pulite, ma riguarda un banale conflitto di potere e di denaro tra le Regioni, soprattutto meridionali, ed il Governo di Roma che sta sottraendo loro alcune attribuzioni che gli erano state date con la sciagurata riforma del 2001.

Il Governatore della Puglia Michele Emiliano lo ha detto più volte: per costruire dei serbatoi di stoccaggio a Taranto ci vogliono delle “compensazioni”, cioè un po’ di soldi da regalare alle comunità locali per risarcirle del rischio inquinamento che ciò potrebbe comportare. Non solo ma Emiliano ha l’ambizione di capitanare la resistenza delle Regioni di fronte alle modifiche costituzionali che sottrarranno competenze alle autorità locali su temi di rilievo nazionale come l’energia ed i trasporti. Insomma Ghino di Tacco da Radicofani si è trasferito in Puglia e si chiama Emiliano.

A complicare il tutto ci sono le inchieste della Procura di Potenza che non hanno alcun rapporto reale con le trivelle a mare, ma che comunque creano un clima politico contro la ricerca e l’estrazione di petrolio e gas, ampliato dai mezzi di comunicazione, anche se ancora non si capisce di quale reato può essere accusato il Governo nel suo insieme, a parte le influenze indebite esercitate sul ministro Guidi che si è prontamente dimessa. Da qui a dire, come hanno fatto i 5 Stelle, che sono state favorite le lobby ce ne corre. E poi quali lobby visto che ci troviamo di fronte all’Eni (impresa ancora pubblica) ed alla Total gruppo petrolifero statale francese? E soprattutto che si tratta di concessioni risalenti a molti anni fa e che, dopo ingenti investimenti, sarebbe ormai ora di far funzionare.

Ma al di là dei dettagli e delle vergognose strumentalizzazioni politiche, tutta questa vicenda solleva interrogativi molto seri su come molti dei nostri politici concepiscono una strategia di sviluppo adatta all’Italia ed in particolare al nostro Mezzogiorno. Renzi è stato molto chiaro: ridurre il groviglio politico-burocratico che paralizza qualsiasi iniziativa, stimolare gli investimenti pubblici e privati, migliorare la formazione dei lavoratori e la loro partecipazione attiva alla vita della fabbrica. Ma la sinistra PD ed i Ras locali cosa vogliono? Pensano di continuare ad elargire pensioni di invalidità o posti nella pubblica amministrazione ? Ma questo, oltre a non essere più possibile, non è una ricetta che ha portato ad un vero sviluppo tanto che nel Sud il reddito pro-capite è ancora la metà di quello del Nord. Per non parlare di Di Maio che propone l’energia pulita (ma il Sud ne ha fatta già molta) e il turismo senza sapere che 25 milioni di persone non possono vivere solo facendo i camerieri o gli albergatori.

Per bloccare tutti questi confusi diffusori di illusioni, che però rischiano di trasformarsi in veri e propri incubi, non rimane che esercitare il diritto di non stare al loro gioco e non andare proprio a votare il 17 aprile per far fallire il loro referendum truffaldino.

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