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Reddito di cittadinanza, lavori utili al via: obbligo, esonero, regole

Scatta la terza parte della riforma: chi non ha trovato lavoro dovrà aderire ai Puc attivati dal Comune – Previsti numerosi casi di esonero – Finora è stato un flop: in 10 mesi meno di 30mila persone sono state ricollocate all’impiego – Ecco tutto ciò che c’è da sapere

Reddito di cittadinanza, lavori utili al via: obbligo, esonero, regole

A dieci mesi dall’entrata in vigore del reddito di cittadinanza si aggiunge un altro tassello verso la totale operatività della legge. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto del ministero del lavoro i beneficiari del sussidio saranno soggetti all’obbligo di svolgere gratuitamente lavori socialmente utili per un minimo di otto ore a settimana, pena la decadenza del reddito di cittadinanza.

LAVORI UTILI: ECCO COSA SONO I PUC

PUC è l’acronico di Progetti Utili alla Collettività. I beneficiari del reddito di cittadinanza dovranno dare la propria disponibilità a svolgere attività non retribuite, continuando a cercare lavoro aiutati da centri per l’impiego e navigator. Potranno fare i guardiani nei musei, aiutare i vigili davanti alle scuole e gli operatori che assistono a domicilio persone anziane, supportare chi si occupa del verde comunale. Dovranno insomma svolgere attività culturali, ambientali, sociali, artistiche, formative e di tutela dei beni culturali attivate dal loro comune di residenza purché esse, essendo gratuite, non siano assimilabili a lavoro subordinato o parasubordinato o autonomo. I percettori del reddito di cittadinanza infatti non potranno lavorare o svolgere mansioni per sostituire i dipendenti assenti dei vari Comuni. Chi non aderirà ai cosiddetti Puc perderà il reddito di cittadinanza.

REDDITO DI CITTADINANZA: CHI È OBBLIGATO A SVOLGERE LAVORI UTILI

Sono tenuti ad offrire la propria disponibilità a svolgere attività socialmente utili tutti i beneficiari del reddito di cittadinanza che hanno firmato il patto per il lavoro e il patto per l’inclusione sociale. Parlando in parole povere, mentre sostengono i colloqui previsti dalla legge i percettori del reddito dovranno svolgere attività che aiutino la collettività attivate dai Comuni di residenza o da enti del terzo settore coinvolti nei progetti.

“I PUC – recita l’articolo 2 al comma 3, del provvedimento – comportano,  per il soggetto obbligato, un impegno compatibile con le altre attività dallo stesso svolte”.

REDDITO DI CITTADINANZA E PUC: I SOGGETTI ESONERATI

Non sono soggetti all’obbligo di svolgere attività socialmente utili i percettori gli occupati con un reddito da lavoro dipendente (superiore a 8.145 euro l’anno) o autonomo (con redditi superiori a 4.800 euro), gli studenti e chi frequenta corsi di formazione o tirocini, i beneficiari della pensione di cittadinanza o di pensione diretta, gli over 65, i componenti del nucleo familiare con disabilità.

Esonerati anche i componenti con carichi di cura verso bambini piccoli o disabili e altre categorie, persone che si trovino in condizioni di salute, incluse le donne in stato di gravidanza, certificate da un medico competente, tali da non consentire la partecipazione ad un percorso di inserimento lavorativo.

LAVORI SOCIALMENTE UTILI: ORARI E TEMPI

Si dovranno svolgere lavori utili per un minimo di otto ore e un massimo di 16 ore settimanali. Prevista però una flessibilità generale. La programmazione delle otto ore settimanali può essere sviluppata sia su uno o più giorni della settimana sia su uno o più periodi del  mese, “fermo restando l’obbligo del totale delle ore previste nel mese, compresa la possibilità di un eventuale recupero delle ore perse nel mese di riferimento”.

 I Comuni sono tenuti a istituire un registro dei «partecipanti ai Puc», in cui registrare le presenze giornaliere e le prestazioni orarie dei beneficiari del reddito di cittadinanza.

REDDITO DI CITTADINANZA: GLI ULTIMI DATI

I beneficiari del reddito di cittadinanza sono 2,3 milioni, di cui 791mila occupabili. I restanti 2/3 vengono inviati ai Comuni per firmare il Patto per l’inclusione sociale. Al 10 dicembre 2019, secondo i dati pubblicati dall’Anpal, solo 28.763 persone, il 3,6% del totale, sono riuscite a trovare lavoro. Di queste, il 67,2% ha ottenuto un contratto a tempo determinato, il 18% a tempo indeterminato, il 3,8% in apprendistato. Dal punto di vista anagrafico: il 67,9% ha un’età inferiore ai 45 anni. Il 58,6% sono uomini e il 41,4% sono donne. Nel corso dei 10 mesi dall’attivazione del reddito di cittadinanza, più di 50 mila famiglie (51.681) hanno perso il diritto al beneficio, principalmente a causa di variazioni reddituali.

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