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Recovery Fund, ratifica completata: come e quando arriveranno i primi fondi

Tutti e 27 gli Stati membri hanno ratificato il Recovery Plan – Adesso mancano solo alcuni step formali e poi Bruxelles potrà andare sul mercato a reperire i fondi – Ecco quando arriveranno, come e a quanto ammontano le risorse per l’Italia che nel frattempo lavora sulle Semplificazioni

Recovery Fund, ratifica completata: come e quando arriveranno i primi fondi

È caduto anche l’ultimo ostacolo e adesso i fondi del Recovery Fund sono più vicini. Tutti e 27 gli Stati membri dell’Unione europea hanno completato il processo nazionale di ratifica del Next Generation Eu. Lo ha annunciato il commissario europeo al Bilancio, Johannes Hahn, dicendosi “fiducioso che tutti i passaggi rimanenti possano essere finalizzati già a maggio, il che ci consentirebbe di dare il via al Next Generation EU già a giugno”.

Gli Stati membri erano chiamati ad approvare la norma “sulle Risorse proprie”, vale a dire il provvedimento che impone ai singoli Paesi di incrementare i contributi nazionali al bilancio Ue allo scopo di fornire a Bruxelles le garanzie necessarie a chiedere in prestito sul mercato i 750 milioni di euro di fondi previsti dal piano. 

RECOVERY FUND: LE ULTIME RATIFICHE

Il via libera degli Stati membri era uno degli step cruciali per l’avvio del Recovery Fund. Senza l’ok di tutti il piano avrebbe rischiato di saltare perché Bruxelles non avrebbe potuto emettere i bond necessari per reperire le risorse da distribuire tra i vari Paesi. Un passaggio importante, dunque, non solo dal punto di vista formale, ma anche sotto il profilo politico perché il timore era che le forze sovraniste e anti-europeiste presenti nei vari Parlamenti potessero mettersi di traverso, impedendo all’Unione Europea di creare un “debito comune” e dunque di reagire in maniera forte e unita alla crisi economica innescata dalla pandemia di Covid-19.

Gli ultimi Paesi a ratificare il Recovery Plan sono stati Austria e Polonia, preceduti di qualche ora dall’Ungheria di Viktor Orban (dove i voti favorevoli sono stati addirittura 170 a fronte di solo 29 voti contrari), dall’Olanda e dalla Romania. Nei giorni precedenti era arrivato anche il via libera della Finlandia, dove le diatribe interne tra maggioranza e opposizione sulla manovra di Bilancio avevano messo a rischio anche il voto sul Next Generation Eu, per il quale era necessaria la maggioranza qualificata dei due terzi.

E invece tutto è filato liscio e adesso per consentire alla Commissione di finanziarsi sul mercato rimangono solo gli ultimi passaggi formali.

I PROSSIMI PASSI

La Commissione può adesso mettersi al lavoro sul piano che le consentirà di raccogliere i fondi necessari a finanziare il Recovery Fund e dare il via libera ai singoli Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza. Nel frattempo è atteso per il 24 giugno l’ok del Consiglio Europeo al trasferimento delle risorse. “Stiamo lavorando il più celermente possibile. Ma queste sono analisi complesse”, ha ricordato il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis. 

Superati questi step, probabilmente nei primi giorni di luglio, Bruxelles potrà finalmente collocare gli eurobond sul mercato. Il calendario non c’è ancora, così come non si hanno notizie sull’importo preciso, ma secondo le attese la prima tranche di luglio dovrebbe attestarsi intorno ai 50 miliardi di euro per un ammontare complessivo pari a 150 miliardi l’anno entro il 2026. “Il nostro obiettivo è di raggiungere una vasta gamma di investitori e ottenere condizioni di prezzo ottimali. La giusta tempistica è essenziale per raggiungere questo scopo”, ha spiegato il portavoce comunitario Balazs Ujvari citato da Il Sole 24 Ore

QUANTI SOLDI ARRIVERANNO E QUANDO

Se tutto andrà come deve e soprattutto nei tempi previsti, Bruxelles distribuirà i primi fondi agli Stati membri entro la fine di luglio. La prima tranche di aiuti sarà pari al 13% delle risorse complessive che i Paesi riceveranno nel corso degli anni. In Italia arriveranno dunque quasi 25 miliardi euro su un totale di 190 miliardi stanziati tra prestiti e aiuti a fondo perduto. Nel dettaglio, di questi 25 miliardi, 11 arriveranno sotto forma di prestito a lunga scadenza (e con tassi convenienti) e 14 sotto forma di sovvenzioni che il nostro Paese non dovrà rimborsare.

COSA FA L’ITALIA NEL FRATTEMPO

Nel frattempo, il Governo italiano sta predisponendo le prime misure necessarie per portare avanti i progetti contenuti nel Piano di Ripresa e Resilienza (PNRR) italiano. Per far sì che i soldi in arrivo vengano spesi nel modo e nei tempi giusti, occorre infatti snellire le procedure e creare un terreno fertile per consentire alle future riforme, agli aiuti e alle novità in arrivo, soprattutto sul fronte green e digitale, di attecchire. 

Il Premier Mario Draghi ha riunito la cabina di regia del Recovery Plan e ha incontrato i sindacati per dirimere le polemiche su alcune norme contenute nel decreto Semplificazioni. Il Consiglio dei Ministri dovrebbe approvare nel pomeriggio le misure relative agli appalti e ai commissari che si occuperanno delle opere a cui sono destinati i fondi Ue, nonché della “governance” per la messa a terra dei 249 miliardi stanziati (191,5 dall’Europa, 13 dal programma React Eu, 30,6 dall’Italia).

Per andare incontro alle richieste dei sindacati, il Governo ha deciso di stralciare la contestata norma sul massimo ribasso negli appalti, mentre sui subappalti è previsto un “confronto tecnico”. In ogni caso l’Esecutivo ha messo sul tavolo delle trattative la proroga dell’attuale soglia al 40% oltre il termine del 30 giugno 2021. Una sorta di “via di mezzo” rispetto all’ipotesi di liberalizzazione totale fortemente osteggiata dai sindacati. 

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