Condividi

Rapporto Abi: mutui prima casa, tassi ai minimi storici

Il nuovo rapporto Abi aggiornato al 31 maggio conferma il trend di crescita dei prestiti alle famiglie visti i costi sempre più bassi. Salgono, invece, i tassi sulle nuove forme di finanziamento alle imprese. Prosegue il calo delle sofferenze nette della banche

Rapporto Abi: mutui prima casa, tassi ai minimi storici

È stato pubblicato il report mensile dell’Associazione Bancaria Italiana con dati al 31 maggio: i prestiti alle famiglie e alle imprese sono in crescita su base annua del +2,3%, in continuità con i risultati positivi registrati negli ultimi due anni.

Secondo gli ultimi dati ufficiali, relativi al mese di aprile 2018, positivo il mercato dei mutui: il totale dei mutui in essere delle famiglie è al +2,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il dato da portare all’attenzione è la diminuzione dei tassi di interesse applicati ai mutui delle famiglie che si collocano oggi ai minimi storici: al 2,64%, in leggera flessione rispetto al 2,65% registrato nel mese di aprile 2018 e in forte calo rispetto al 6,18% praticato prima della crisi del 2007.

Ai minimi storici anche il tasso medio sulle nuove operazioni per l’acquisto di abitazioni pari a 1,83%, all’1,84% ad aprile 2018 e al 5,72% nel 2007. Sull’ammontare totale delle nuove erogazioni di mutui circa due terzi sono mutui a tasso fisso: buone notizie per tutti fino all’estate 2019 dopo la decisione della Bce di sospendere il Quantitative easing, lasciando i tassi invariati fino alla prossima estate. Invece, dopo l’estate 2019 “potrebbe esserci un graduale e peggiorativo cambiamento delle condizioni: chi ha sottoscritto un prestito a tasso variabile potrebbe subire l’aumento dei costi solo dal 2020”, ha affermato Mario Draghi.

In aumento, invece, il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese che è risultato essere all’1,50%, in aumento dall’1,47% del mese precedente, ma in forte diminuzione rispetto ai livelli pre-crisi del 2007, quando il livello era pari a 5,48%.

Discorso a parte, ma sempre positivo quello sulle sofferenze nette, cioè le sofferenze al netto dell’ammontare complessivo delle perdite di valore, che nel mese di aprile 2018 si sono attestate a 51 miliardi di euro. Il valore è in diminuzione in termini congiunturali, cioè rispetto al mese precedente, in cui l’ammontare era pari a 52,8 miliardi di euro e in forte calo rispetto al dato al 31 dicembre 2016, quando le sofferenze nette erano pari a 86,8 miliardi di euro. Nell’arco di circa un anno e mezze le sofferenze nette si sono ridotte di oltre il 40%. Il rapporto tra sofferenze nette e impieghi totali si è ridotto al 2,96% ad aprile 2018 (era 4,89% a fine 2016).

Commenta