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Quirinale, le pagelle: ecco i promossi e i bocciati tra i leader

La riconferma di Mattarella alla Presidenza della Repubblica non basta a cancellare la pessima performance della classe politica ma i meriti e i demeriti non sono eguali per tutti – Ecco i voti ai sei principali leader: i bocciati superano di gran lunga i promossi

Quirinale, le pagelle: ecco i promossi e i bocciati tra i leader

Il risultato finale della battaglia per il Quirinale con l’inattesa conferma di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica riscatta la mediocre performance della maggior parte dei leader politici che hanno partecipato alle elezioni presidenziali senza chiarezza di idee e privilegiando gli interessi di parte rispetto all’interesse nazionale. Ma sarebbe qualunquismo puro fare di tutte le erbe un fascio e non distinguere meriti e demeriti, che non possono essere distribuiti in egual misura.

Ecco dunque le pagelle dei sei principali leader politici, con una premessa doverosa: per rispetto della sua carica istituzionale, Sergio Mattarella – come del resto il premier Mario Draghi – è fuori classifica ma per la sua generosità e la sua disponibilità a restare al Colle meriterebbe il massimo dei voti e cioè un bel 10 con lode. Come la promozione piena merita il Presidente del Consiglio che, insieme a Mattarella, resta uno degli italiani più stimati al mondo e concorre a dare lustro e credibilità al nostro Paese.

Via dunque alle pagelle in ordine alfabetico.

Silvio Berlusconi: voto 5

Più che l’interesse nazionale la stella polare di Silvio Berlusconi nella battaglia presidenziale è sempre stata il suo egocentrismo, salvo riscattarsi alla fine con il niet all’asse Salvini-Conte sulla candidatura della direttrice dei Servizi segreti e con il via libera alla riconferma di Mattarella al Quirinale. Ha fatto perdere giorni preziosi prima dell’avvio delle elezioni presidenziali con la sua insostenibile autocandidatura che, provenendo da un capo di partito, non poteva che essere divisiva e ingombrante. Inspiegabile anche il suo veto preventivo all’ipotesi di una promozione di Draghi al Colle. Pur con tutti i limiti che non lo portano alla sufficienza, Berlusconi si è dimostrato però il più lucido dei leader della sua cordata e non ha esitato a fare scelte che hanno contribuito a mandare in pezzi la coalizione di centrodestra.

Giuseppe Conte: voto 4

È stato ancora una volta il campione dell’ambiguità giocando di sponda con Matteo Salvini più che con Enrico Letta che non a caso è arrivato a chiedergli: “Giuseppe, ma posso ancora fidarmi di te?”. E, se non ci fosse stata il perentorio altolà del ministro grillino, Luigi Di Maio, che lascia presumere la futura resa dei conti tra i Cinque Stelle, Conte – d’intesa con Salvini come ai vecchi tempi – avrebbe combinato il pasticcio di promuovere una bravissima civil servant, ma pur sempre la direttrice dell’Intelligence come la Belloni a Capo dello Stato. Inspiegabile anche la sua pregiudiziale ostilità alla promozione di Draghi al Colle. Bocciatura, dunque, su tutta la linea: forse la politica non è il suo mestiere.

Enrico Letta: voto 6

Non è stato il kingmaker e ha preferito giocare di rimessa, anche perché ha alle spalle un partito profondamente diviso come il Pd, ma alla fine ha portato a casa il risultato più gradito con la riconferma di Mattarella al Colle che fino a venerdì sembrava un sogno. Mezzo Pd e Renzi gli hanno evitato in extremis di cadere nel trappolone immaginato da Salvini e Conte per candidare Belloni al Quirinale. La riconciliazione con il leader di Italia Viva, che si è rivelato partner affidabile, e le ambiguità di Conte dovrebbero avergli aperto gli occhi anche in vista della nuova legge elettorale che, sia pure a mezza bocca, ammette che possa essere di tipo proporzionale.

Giorgia Meloni: voto 4

Ha sempre giocato a rompere e a dare la spallata al Governo sperando di arrivare alle elezioni anticipate. L’interesse nazionale ad avere un Presidente della Repubblica affidabile e un premier credibile non è mai stato al centro dei suoi pensieri. Certo, guida un partito d’opposizione ma c’è modo e modo di fare l’opposizione. E anche il No finale alla ricandidatura di Mattarella al Quirinale ne rivela la pochezza politica. La frantumazione del centrodestra rischia di allontanare i suoi sogni di arrivare un giorno a Palazzo Chigi ma per ora non ha superato l’esame di leadership e la sua credibilità ne esce ancor più ridimensionata dalla battaglia per la Presidenza della Repubblica.

Matteo Renzi: voto 7,5

Non è stato il kingmaker come la volta scorsa quando, in poche battute, ruppe con Berlusconi e portò Sergio Mattarella al Quirinale ma si è ancora una volta rivelato il più lucido e il più veloce di pensiero tra i leader politici. A dispetto della propaganda della sinistra e di tanti talk show, non solo non ha mai giocato di sponda con Salvini ma è stato determinante nell’affondare tutti i disegni del centrodestra: prima ha sepolto l’autocandidatura di Berlusconi, poi ha contribuito a cancellare i sogni della Casellati negandole i voti e infine ha sbarrato la strada all’asse Salvini-Conte sulla candidatura Belloni. Ha saputo variare gli schemi tattici ma senza tradire mai il centrosinistra e ritrovando un buon rapporto con il segretario del Pd, Enrico Letta. È stato tra i primi a intuire che si apriva uno spiraglio per la rielezione di Mattarella e ha ragione di essere felice della riconferma sul Colle.

Matteo Salvini: voto 4

Semplicemente disastroso. Ha fallito sul campo tutte le prove di leadership del centrodestra mandando in frantumi la sua coalizione e bruciando un sacco di candidati senza riuscire mai a costruire il consenso attorno a loro. Ha rotto con la Meloni, ha deluso Berlusconi e ha emarginato Giorgetti nella Lega, dove non è escluso che si arrivi presto alla resa dei conti sulla spinta dei Governatori regionali che, a differenza di Salvini, apprezzano e sostengono il premier Mario Draghi a cui lui ha fin dall’inizio voluto sbarrare la strada del Quirinale. Il via libera alla riconferma di Mattarella non basta a riscattarlo.

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