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Pubblica amministrazione, chi guadagna di più e chi meno

La scuola è il settore pubblico in cui si guadagna meno e che ha subito la diminuzione più importante dal 2010 ad oggi per quanto riguarda lo stipendio medio reale. Palazzo Chigi a parte, a guadagnare di più sono i dirigenti delle Autorità indipendenti e del Cnel. Fra le prime posizioni del censimento Aran anche dirigenti dei corpi di polizia e vigili del fuoco

Settimane calde per la pubblica amministrazione. Nei prossimi giorni la Manovra di bilancio approderà in Senato, e quello della Pa sarà sicuramente fra i temi più discussi. Le Camere si troveranno a discutere del rinnovo dei contratti statali, bloccato da ben otto anni ma imposto dalla Corte Costituzionale nel luglio 2015 e confermato dall’accordo governo-sindacati del novembre 2016. 

Il settore pubblico riceverà dalla legge di bilancio un finanziamento super di 1,7 miliardi di euro. La cifra, se sommata agli introiti delle ultime due finanziarie, tocca quota 2,85 miliardi. Nonostante questo però, Regioni ed enti locali saranno chiamate a trovare nei propri bilanci una somma analoga per i dipendenti propri e della sanità. 

Dal 2010 ad oggi, lo stipendio medio reale nella scuola ha perso il 12,4% del proprio potere d’acquisto, quello dei professori universitari l’11,8%. Nello stesso periodo, la busta paga nelle Autorità indipendenti è cresciuta del 7,6%, mentre negli enti pubblici è aumentata del 7%. Questo è il dato che emerge dai censimenti dell’Aran, l’agenzia che rappresenta le pubbliche amministrazioni nella contrattazione collettiva nazionale. 

Il tanto atteso rinnovo dei contratti arriva dunque dopo otto anni in cui i contratti nazionali e gli stipendi individuali sono stati bloccati. Volendo escludere Palazzo Chigi, che rimane al primo posto nella classifica dei “posti di lavoro” in cui si guadagna meglio all’interno del settore pubblico, a percepire gli stipendi più elevati sono: magistrati, dirigenti di I fascia del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, e i dirigenti di Autorità indipendenti (Antitrust, Privacy, Energia e via dicendo) e di Enti pubblici non economici. 

Rimanendo nelle posizioni nobili di questa classifica, troviamo a sorpresa dirigenti dei corpi di polizia, dei vigili del fuoco e delle forze armate. 

Un dato è però allarmante: nell’Italia ordinaria lo stipendio medio di Regioni ed enti locali si ferma a 29.057 euro lordi all’anno, dove l’Autonomia è “speciale” diventa speciale anche la busta paga: 35.345 euro, cioè il 21,6% in più.

La scuola è il settore più penalizzato all’interno della pubblica amministrazione. Si tratta del comparto più numeroso all’interno della Pa, il più colpito dalle misure anti-crisi. Anche il destino di questo strumento si incrocia però con il rinnovo contrattuale: nella scuola la riscrittura delle intese nazionali costa 1,6 miliardi, e la ricerca di risorse guarda in tutte le direzioni, compreso il bonus e i 200 milioni da distribuire in base al “merito”. A scuola è atteso anche il primo passo che avvicinerà gli stipendi dei presidi a quelli degli altri dirigenti pubblici, con un aumento che entro il 2020 dovrebbe arrivare a 400 euro e che fa storcere il naso agli insegnanti.

 

 

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