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Prodi: “L’Italia non può cambiare l’Europa da sola”. “Io al Quirinale? No, the game is over”

Romano Prodi dopo 19 anni torna a un convegno di Nomisma dal titolo “Come risvegliare l’Italia dal coma?”, con l’ex direttore dell’Economist Bill Emmott e Sergio Rizzo del Corriere della Sera – “L’Italia non può battere, da sola, i pugni sul tavolo dell’Unione, ma deve cercare una convergenza con Francia e Spagna per spingere Germania a nuova prospettiva”.

Prodi: “L’Italia non può cambiare l’Europa da sola”. “Io al Quirinale? No, the game is over”

Per cogliere il germoglio della ripresa l’Italia deve lavorare seriamente all’alleggerimento del fardello del debito pubblico, per questo ci vuole continuità di governo, ma anche l’Europa deve fare la sua parte e cambiare politica, per il bene del continente e della sua moneta.

Ne è convinto Romano Prodi che, dopo 19 anni, torna a un convegno di Nomisma dal titolo “Come risvegliare l’Italia dal coma?”, con l’ex direttore dell’Economist Bill Emmott e Sergio Rizzo del Corriere della Sera.

“Quando facemmo l’accordo sull’euro – ricorda l’ex presidente del consiglio – concordavamo sul fatto che c’erano passi successivi da compiere, che ci sarebbe voluto tempo, ma che questi passi erano indispensabili. Poi la situazione è cambiata e tutto si è fermato, ora dobbiamo cambiare marcia, per restituire alla moneta e all’Europa il ruolo che compete loro. Stiamo buttando via questa occasione”.

L’Italia non può battere, da sola,  i pugni sul tavolo dell’Unione, ma deve cercare una convergenza con Francia e Spagna, per spingere la Germania a una nuova prospettiva. “Nessuno sta crescendo in questo momento, nemmeno i tedeschi e la Germania è una paese con un surplus del 7% della bilancia commerciale dei pagamenti, è necessario investire”. Purtroppo però l’intero continente è tenuto in scacco da un’instabilità politica permanente, frutto della continue verifiche elettorali. “Io sono favorevole alle elezioni ovviamente, ma questa continua incertezza ci danneggia. I cinesi, che possono programmare il loro futuro per dieci anni, sembra che non cambino nulla e invece cambiano tutto, per dirla al contrario del Gattopardo. Noi siamo fermi”.

Instabilità che in Italia tocca l’ennesima potenza, con governi che si succedono l’uno all’altro. “Mentre per un rilancio dell’economia ci vuole un lavoro che duri nel tempo, dobbiamo fare le formiche”. Il governo Renzi deve durare quindi? “Me lo auguro – risponde il professore – ma andava bene anche il governo Letta”. Il nuovo presidente del Consiglio arriverà a fine legislatura? “Se le cose vanno bene, il governo Renzi durerà certamente fino al 2018, ma il problema è: se le cose vadano bene, perché non è che siamo messi bene, gli impegni sono tanti sia in Italia che in Europa».

Per spiegare cosa rappresenti la politica della “formica” Prodi ricorda il suo primo governo: “la stabilità che offrivamo dava fiducia e il gettito fiscale aumentava, perché gli italiani ci credevano e pagavano le tasse. Nel mio secondo governo non fu più così”.

La grande malata, la bella addormentata, l’Italia insomma ha bisogno di continuità più che di scosse elettriche, di serietà più che di colpi di teatro: “Il problema della nostra classe dirigente non è quello dei singoli. Presi in sé sono ottimi individui, ma non abbiamo bisogni di geni, piuttosto di persone coerenti, lungimiranti e che siano capaci di costruire attorno a se una squadra”. Mentre molto sembra andare in direzione diversa, anche il modo in cui la proposta politica viene offerta dai media, in dibattiti televisivi il cui unico risultato “è che le persone dicano, ha vinto questo ha vinto quello, invece di guardare alla sostanza della cose”.

L’Europa e l’euro comunque devono restare il nostro orizzonte: “io ci credo ancora e mi preoccupa una certa pubblicistica tedesca che valorizza le esportazioni extra Ue della Germania. Non vorrei che qualcuno cominciasse a pensare che può andare da sola…”.

Il futuro politico dell’ex premier è al Colle?  “No, come si dice, the game is over, la gara è finita: sono tutti giovani, tutti nuovi, quindi uno deve capire quando è il proprio tempo e quando il proprio tempo è passato”.

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