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PNRR: il vero test è lo stato delle riforme. Analisi dell’Osservatorio Conti pubblici italiani

L’Osservatorio Conti pubblici dell’Università Cattolica, guidato da Giampaolo Galli, ha analizzato i 156 fra obiettivi e traguardi relativi alle riforme del PNRR e il loro stato di attuazione come risulta dai dati pubblicati sul sito “Italia Domani” della Presidenza del Consiglio

PNRR: il vero test è lo stato delle riforme. Analisi dell’Osservatorio Conti pubblici italiani

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è attualmente oggetto di continua discussione in Italia, principalmente in riferimento agli investimenti previsti. Tuttavia, il vero cuore del PNRR dovrebbe essere rappresentato dalle riforme in grado di aumentare il potenziale di crescita dell’economia italiana e di realizzare le transizioni ecologica e digitale. Lo spiega in un articolo l’Osservatorio dei conti pubblici italiani guidato da Giampaolo Galli che ha analizzato le riforme del PNRR e il loro stato di attuazione basandosi sui dati pubblicati sul sito “Italia Domani” della Presidenza del Consiglio.

PNRR: 156 fra obiettivi e traguardi relativi alle riforme

Secondo l’analisi dell’Osservatorio la maggior parte delle riforme è ancora bloccata sulla carta mancando ancora i decreti attuativi o gli atti amministrativi necessari a rendere effettivi i cambiamenti. In totale il PNRR prevede 63 riforme suddivise a loro volta in 156 sottopunti (milestone e target): 73 sono classificati come “conseguiti”, 30 sono “in corso” e i restanti 53 sono “da avviare”. Inoltre, molte riforme del PNRR sono suscettibili di diverse interpretazioni a secondo della volontà politica dei governi. Per esempio, la riforme del pubblico impiego, della giustizia, della carriera degli insegnanti e della riduzione dell’evasione fiscale sarebbero obiettivi che porterebbero a enormi cambiamenti strutturali del sistema paese ma che per come sono scritte queste riforme si prestano, però, a interpretazioni minimali o comunque non tali da produrre i cambiamenti che sono stati auspicati nelle premesse del PNRR. Risulta difficile valutare in dettaglio lo stato di attuazione di tutte le riforme. L’analisi dell’Osservatorio si concentra in particolare su due riforme principali: la riforma della PA e quella della giustizia.

La riforma della Pubblica Amministrazione

Il documento del Consiglio UE ha previsto riforme della Pubblica Amministrazione italiana poiché l’Italia ha un basso livello di efficacia amministrativa e fiducia nel governo ed è sotto la medie UE-27. Secondo l’Ue, in passato la PA italiana ha risentito di un “grave vuoto attuativo delle riforme promosse dall’alto e di uno scarso riconoscimento e limitata diffusione di preziose innovazioni promosse dal basso”.

Sono 12 i target previsti dalla Riforma. Il sito “Italia Domani” afferma che sei obiettivi sono stati raggiunti entro il primo trimestre del 2023, due sono ancora in corso e quattro sono da avviare. Le riforme conseguite sono tutte quelle propedeutiche all’attuazione del PNRR: fra queste vi è “il coordinamento e il monitoraggio a livello centrale del PNRR”, “la definizione delle competenze e dei mandati dei diversi organi”, “la semplificazione delle procedure” e “le caratteristiche del personale assegnato alle diverse funzioni necessarie per l’attuazione del PNRR”. Tutti conseguito entro il quarto trimestre 2021 in modo da permettere un’agevole attuazione dei progetti.

Riguardo al fulcro della riforma della PA, per “Italia Domani” risulta entrata in vigore (T2-2022) tutta la legislazione attuativa per la riforma del pubblico impiego. La legislazione doveva comprendere tra gli altri la riforma del processo di assunzione per permettere alcuni punti:

  • passare da un sistema basato esclusivamente sulla conoscenza a un sistema basato principalmente sulle competenze e sulle attitudini adeguate
  • valutare le competenze che un funzionario pubblico efficiente deve possedere
  • differenziare le procedure di assunzione tra il livello di inizio carriera, basato sulle competenze, e l’assunzione di profili specializzati, combinando competenze con un’esperienza lavorativa pertinente e che permetterebbe di passare ad un livello superiore di carriera.

Altri punti previsti erano “la riforma del sistema di valutazione delle prestazioni e il rafforzamento del legame tra avanzamento di carriera e valutazione delle prestazioni”, “la revisione del quadro normativo sulla mobilità verticale, riformando i percorsi di carriera per creare e accedere a posizioni dirigenziali di livello intermedio e accedere a posizioni dirigenziali” e “il rafforzamento dell’impegno a favore dell’equilibrio di genere”.

Questi obiettivi sono enunciati in termini di “entrata in vigore della legislazione attuativa” e effettivamente la loro realizzazione può richiedere del tempo però dal secondo trimestre del 2022 non sembra sia stata avviata l’effettiva rivoluzione della PA e neppure discussioni con i sindacati del settore per dei confronti. Inoltre, la legislazione attuativa richiede una serie di decreti ministeriali e altri atti di diritto derivato che risultano essere “in corso”. Questi dovrebbero essere tutti emanati entro il giugno prossimo.

I 4 obiettivi che restano “da avviare” riguardano la digitalizzazione delle procedure e la semplificazione a beneficio di cittadini e imprese da conseguirsi tra la fine del 2024 e il 2026.

La riforma della giustizia

L’Ue ritiene che “il sistema della giustizia italiana funziona molto a rilento rispetto ad altri Stati membri in termini di tempi processuali”. L’obiettivo è ridurre questo divario. Sempre secondo il sito “Italia Domani”, sono entrate in vigore tutte le leggi e gli atti delegati relativi alla riforma del processo civile e penale, delle commissioni tributarie e della normativa in materia d’insolvenza.

Sulla riforma sono ancora in corso l’adozione dei regolamenti e delle fonti di diritto derivato necessari per l’effettiva applicazione delle norme e anche la digitalizzazione del sistema tributario.

Il vero test di queste riforme sono gli obiettivi quantitativi (target) previsti dal PNRR. Alcuni di questi sono previsti entro la fine del 2024 come la riduzione del 65% delle cause pendenti nel 2019 (337.740) presso i tribunali ordinari civili e la riduzione del 55% delle cause pendenti nel 2019 (99.371) presso le corti d’appello civili. Obiettivi più importanti sono stati rinviati al 2026: tra questi la riduzione del 90% delle cause civili pendenti (sempre rispetto al 2019) sia in primo che in secondo grado. Riguardo ai procedimenti penali, per cui è prevista la riduzione del 25% rispetto al 2019, l’obiettivo è fissato per metà del 2026. Questi interventi, come quelli da conseguire entro il 2024, sono classificati come “da avviare”. Difficile quindi pensare, anche se corretto dal punto di vista di come stanno effettivamente le cose, come sia possibile conseguire nei tempi stabiliti questi procedimenti se ancora considerati da avviare e non già in corso.

Le altre riforme

Tra le altre riforme sono state conseguite l’entrata in vigore del nuovo codice degli appalti e dei contratti pubblici, il pacchetto di misure per la transizione energetica e la riforma della gestione delle risorse idriche. Risulta conseguita (nel secondo trimestre 2022) anche la riforma del comparto istruzione, che comporta fra le altre la riforma della formazione professionale e degli strumenti di sostegno allo studio e persino la riforma della carriera degli insegnanti ma che sembra essere ancora lontana dal divenire realtà.

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