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Platini: “Il fair play finanziario vale per tutti”. Milan-Inter-Juve a rischio: sanzioni dal 2014

Il presidente della Uefa ha presentato il rapporto sull’anno finanziario 2010 dei 735 club dei massimi campionati continentali: il totale dei debiti è salito a 1,6 miliardi e le perdite continuano a superare i ricavi – A rischiare l’esclusione dalle coppe (anche se la sanzione potrebbe essere ammorbidita) sono attualmente 13 squadre, di cui tre italiane.

Platini: “Il fair play finanziario vale per tutti”. Milan-Inter-Juve a rischio: sanzioni dal 2014

Un miliardo e 600 milioni di debiti complessivi e 13 club, sui 735 dei massimi campionati di tutta Europa, che stando così le cose non potrebbero partecipare alle coppe a partire dal 2014, anno di entrata in vigore delle prime sanzioni del Fair Play finanziario voluto da Michel Platini.

Il presidente dell’Uefa ha presentato ieri a Nyon, in Svizzera, il rapporto sull’anno finanziario 2010 dei club continentali. Ne è emerso un quadro poco rassicurante, nell’ottica del calcio più equo e meno indebitato voluto dall’ex campione bianconero.

Il totale dei debiti, infatti, nonostante i continui richiami è salito del 36% (erano 1,2 miliardi l’anno precedente). A dire il vero c’è anche qualche segnale positivo, come l’aumento delle entrate (+6,6% a 12,8 miliardi complessivi), il costo degli stipendi dei calciatori, che dopo 4 anni ha smesso di crescere, attestandosi al 64% dei ricavi (74% in Italia), e l’impiego dei giovani provenienti dai vivai, in aumento. 

Tuttavia, ciò non è bastato a ridurre le perdite, che continuano a essere superiori agli incassi, sconfessando la regola numero uno del fair play finanziario: non si può spendere più di quanto si guadagni. E invece il 75% dei top club, ovvero quelli con un fatturato maggiore di 50 milioni di euro, spendono in media 12 euro ogni 10 ricavati.

La deadline è fissata nel 2014: lì scatteranno le prime sanzioni, e per chi supera i 45 milioni di euro di disavanzo è prevista l’esclusione dalle coppe, in particolare dall’ambitissima Champions League. Ovviamente sarà difficile immaginarla senza Real Madrid, Barcellona, Manchester United e City, Chelsea, Milan, Inter. Ma Platini per ora è inflessibile: “Non guarderemo in faccia nessuno. Il ‘fpf’ varrà per tutti, anche per gli sceicchi”, ha sottolineato riferendosi in particolare ai nuovi spendaccioni del calcio europeo, dal City di Mansour al Psg del cugino Al-Thani.

Ma dalle indiscrezioni che filtrano, sembrerebbe però che non sarà possibile arrivare a tanto. L’idea originaria, e ancora sostenuta strenuamente da Le Roi, di estromettere i club più importanti potrebbe rivelarsi controproducente. I grandi infatti non aspettano altro per fare ‘cartello’ e unirsi in una Superlega, preferibilmente con, ma anche senza, la Uefa.

E dunque l’esclusione potrebbe tramutarsi in: a) divieto di iscrivere i nuovi acquisti nelle liste delle coppe; b) trattenuta in percentuale dei premi Champions da redistribuire ai club “probi” (ipotesi che però metterebbe contro i club anziché compattarli); c) tutte le sanzioni del codice, da multe a penalizzazioni fino alla squalifica.

E le squadre italiane? Finora, delle 13 a rischio esclusione, sono tre le nostre: Milan, Inter e Juventus. Nonostante negli ultimi anni le follie di calciomercato si siano placate (soprattutto per il Milan, che ormai non riesce a prendere calciatori se non in prestito o a parametro zero), resta il problema dei costi (stipendi su tutti) superiori ai ricavi, rendendo necessari continui innesti di capitale dalle rispettive proprietà. Delle tre società, tuttavia, quella più vicina alla via d’uscita, grazie a una programmazione lungimirante, è la Juventus, che ha sì speso molto sul mercato, ma anche investito sul nuovo stadio, che diventerà negli anni una importante e decisiva fonte di incassi.

Da questo punto di vista, è l’intero calcio italiano ad essere molto arretrato, vista l’assoluta dipendenza dai diritti televisivi e la scarsa capacità di investire, appunto, negli stadi ma neanche per esempio sul merchandising. Le uniche due società virtuose, al momento, sono Napoli e Udinese: puntando sugli ingaggi contenuti, i club di Aurelio De Laurentiis e Giampaolo Pozzo sono perfettamente in linea con quanto voluto da Platini. Ma ciò difficilmente consentirà loro di trattenere i giocatori più importanti e di aspirare a vincere sul lungo periodo. E’ proprio questo il senso della riforma tanto voluta dal tre volte Pallone d’Oro: meno costi, più possibilità per tutti. Semplicemente, un calcio più giusto.

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