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Pirelli, Eni e Mps tengono a galla la Borsa

I conti attesi da Pirelli, il rialzo del petrolio e i suoi effetti sull’Eni e la ripresa delle banche (a partire da Mps) danno ossigeno a Piazza Affari che fa meglio degli altri listini europei – L’effetto dello stacco cedole – Altre prese di beneficio su Telecom Italia

Pirelli, Eni e Mps tengono a galla la Borsa

Sprint finale per Piazza Affari che, al termine di una seduta debole, riesce a salire dello 0,26%, incoraggiata dall’avvio positivo di Wall Street e dalla ripresa del petrolio. Il titolo migliore è Pirelli, +2,61%; il peggiore è Azimut, -3,46%, ancora negativa a seguito della trimestrale presentata la settimana scorsa. A soffrire è tutto il settore del risparmio gestito, anche se Anima (+2,17%) si ferma contro corrente grazie a un bilancio del primo trimestre migliore della attese. Fra le banche svetta Mps, +2,5%, che nel corso del mese ha guadagnato circa il 23%.

Il secondario italiano si allinea al resto dei governativi della zona euro, con il rendimento del Btp 10 anni in rialzo all‘1,91%, ma lo spread in calo del 2,56%, a 129.40 punti. A far salire il rendimento contribuiscono le parole del governatore della Banca centrale francese, Francois Villeroy de Galhau, secondo il quale dalla fine del quantitative easing (prevista a settembre o dicembre) al primo rialzo dei tassi trascorreranno trimestri e non anni.

Sul fronte politico si resta ancora in attesa di conoscere gli sviluppi della situazione italiana. Il nodo dovrebbe essere vicino a sciogliersi, dopo gli incontri, in giornata e in serata, dei leader 5 Stelle e Lega con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La fiducia nel paese sembra per ora intatta. Il BTp Italia scadenza maggio 2026 offerto oggi dal Tesoro, a un’ora dalla chiusura aveva già superato la soglia dei 2 miliardi di euro di raccolta.

In leggero calo gli altri listini europei, con l’eccezione di Lisbona, +1,4%: Francoforte, -0,18%; Parigi -0,02%; Madrid -0,13%; Londra -0,18%. Tutte le economie di questi paesi e anche quella dell’Italia risultano in rallentamento, secondo il leading indicator Ocse di marzo, un superindice che offre una possibile interpretazione delle evoluzioni economiche future. Per gli Stati Uniti e la maggior parte degli altri paesi Ocse la dinamica resta invece stabile.

Wall Street, dopo aver archiviato la seconda settimana di fila in crescita, comincia la nuova ottava con il piede giusto. A immettere ottimismo è l’attenuarsi delle tensioni commerciali fra Usa e Cina, dopo la decisione del presidente americano Donald Trump di lavorare con il presidente cinese Xi Jinping per aiutare l’azienda cinese ZTE a rimettersi in piedi; un mese fa gli Usa avevano impedito ai gruppi americani di fornire componentistica a quell’azienda. Da domani, per almeno tre giorni, il vicepremier cinese Liu He sarà nella capitale americana per discutere.

L’euro si apprezza leggermente sul dollaro e dopo aver superato quota 1,2 torna in area1,196. Non si ferma invece la caduta del peso argentino, che anche oggi cede più del 6% contro il biglietto verde. Venerdì si riunirà il board del Fondo monetario internazionale per discutere la richiesta di nuovi aiuti finanziari avanzata dal paese latino americano.

Stabile l’oro, intorno a 35,43 euro al grammo; è in rimonta il petrolio, con il Brent a 77,87 dollari al barile, +0,97%.

Nel approfitta Eni, +1,44%, che si piazza fra i migliori titoli del Ftse Mib di oggi.

Bene anche Bper +1,43%; Banco Bpm +1,42%; Campari +1,28%. Lievemente positiva Atlantia, +0,25%, nel giorno in cui l’opa lanciata dal costruttore tedesco Hochtief, controllato dalla spagnola Acs , sul 100% del capitale del gruppo autostradale Abertis, ha superato la soglia minima prevista arrivando al 78,79% del capitale. L’offerta rientra nell’ambito dell’accordo tra Atlantia, Acs e Hochtief per la conquista di Abertis.

Le vendite penalizzano Azimut (-3,46%), Prysmian, -2,2%; Leonardo -1,87%; Banca Generali -1,14%; Unicredit -0,83%.

Fuori dal paniere principale soffre l’omino coi baffi. Bialetti industrie perde il 10%, dopo che i revisori si sono rifiutati di certificare il bilancio 2017. Gli amministratori di Bialetti hanno comunque ritenuto appropriato redigere il bilancio secondo il presupposto della continuità aziendale, nonostante il permanere delle situazioni di incertezza, e il Collegio sindacale ha fatto sapere di non essere a conoscenza di “fatti ostativi all’approvazione del bilancio di esercizio chiuso al 31 dicembre 2017”. L’assemblea ordinaria degli azionisti, durante la quale, tra le altre cose, si dovrà approvare il bilancio 2017, è convocata per il 28 giugno.

In leggero calo Saras -0,49%, preoccupata del ritorno dell’embargo verso l’Iran, uno dei principali paesi fornitori di greggio alla società di raffinazione della famiglia Moratti.

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