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Pictet scommette sull’India: “Nuova protagonista tra gli emergenti?”

TRATTO DA PICTET ASSET MANAGEMENT – Il governo riformista del Primo ministro Narendra Modi ha lavorato intensamente per rendere possibile la rinascita indiana in atto, superando la burocrazia che bloccava l’economia del Paese – Nell’ultimo anno l’India è cresciuta più rapidamente della Cina.

Il crollo dei prezzi delle commodity ha fatto scivolare il Brasile e la Russia in una lunga recessione. La Cina è alle prese con il rallentamento della crescita e con un debito societario esorbitante. È forse questa un’opportunità per l’India, sinora all’ombra degli altri Paesi BRIC? Si apre con questo interrogativo il report di Pictet Asset Management dedicato all’India: “The time they are a changin'”, di Prashant Kothari, Senior Investment Manager della scoietà. Ne pubblichiamo alcuni stralci qui di seguito.

“L’anno scorso, per la prima volta dal 1999, l’India ha registrato una crescita più sostenuta di quella cinese. Potrebbe essere l’inizio di un trend. Il prodotto nazionale indiano dovrebbe continuare a espandersi a un ritmo superiore al 7%, più del doppio del tasso di crescita globale medio previsto da Pictet Asset Management per i prossimi cinque anni. In verità, l’India deve recuperare parecchio per farcela. Il PIL pro capite indiano è pari al 3% di quello degli Stati Uniti, più o meno quello che la Cina registrava 10 anni fa. Il fatto notevole, però, è che l’India ottiene questo livello di crescita senza ricorrere a interventi di stimolo fiscale o monetario. 

Una rinascita favorita dalle riforme
La rinascita economica dell’India deve molto al solido programma di riforme strutturali avviato dal Primo ministro Narendra Modi. Il programma prevede una riforma fiscale, una nuova legge fallimentare, una politica di controllo dell’inflazione, la liberalizzazione delle norme che disciplinano gli investimenti esteri diretti e, in generale, maggiori sforzi finalizzati a snellire una burocrazia che complica la vita a imprese e cittadini.

Nel complesso, i progressi dell’India rispetto ai cambiamenti strutturali di cui necessita l’hanno portata quasi in testa alla classifica OCSE dei riformatori dei mercati emergenti. Ciò in parte si deve agli sforzi compiuti dal governo per stimolare una maggiore competitività tra i 29 Stati che compongono il Paese. Una maggiore concorrenza interna sostiene a sua volta la competitività dell’India a livello globale.

La principale riforma di Modi è l’introduzione di un’imposta nazionale unica su beni e servizi, la cosiddetta GST. La GST va a sostituire un sistema caotico e frammentario di dazi, imposte e maggiorazioni, che rendeva gli scambi commerciali tra i diversi Stati indiani quasi tanto complessi quanto gli scambi con l’estero. In effetti, la riforma fiscale di Modi sarà molto efficace nel processo di trasformazione dell’India in un vero e proprio mercato unico.

Il nuovo codice in materia fallimentare e di insolvenze dovrebbe rendere più semplice per le banche recuperare le sofferenze, rendendole così più propense e capaci di finanziare nuovi progetti e attività imprenditoriali. Tra le altre misure si annovera l’attribuzione a ogni cittadino di un proprio codice fiscale.  Sembra inoltre garantita l’indipendenza della Reserve Bank of India, con la nomina di Urjit Patel.

Fondamentali solidi
La presenza di livelli di debito relativamente contenuti assicura all’India maggiori capacità di aumentare la spesa per le infrastrutture dagli attuali livelli ai minimi storici, favorendo così il processo di urbanizzazione. Le solide finanze del Paese sono inoltre favorite dall’elevato tasso di risparmio nazionale.

Le prospettive dell’India sono buone anche su un orizzonte temporale a più lungo termine. Le dinamiche demografiche sono favorevoli: la popolazione relativamente giovane preannuncia diversi decenni di sviluppo dinamico. Per contro, la politica del figlio unico seguita dalla Cina ne ha spostato il profilo demografico, rendendo più critiche le prospettive a lungo termine del Paese.

Un mercato adatto agli stock picker
Nonostante il ritmo incalzante delle riforme, l’India pone ancora gli investitori azionari di fronte a un dilemma. Apparentemente, i titoli azionari indiani possono sembrare onerosi, con quotazioni che superano del 10% circa quelle dei mercati sviluppati, ma le imprese indiane dovrebbero continuare a essere favorite dal miglioramento del clima di investimento. 

Un ricco terreno di caccia che offre numerose opportunità di investimento è costituito dai trasporti – si prevede che, nei prossimi 15-20 anni, l’India avrà uno dei mercati dell’aviazione in più rapida crescita nel mondo. Il settore delle compagnie aeree sarà favorito da una classe media in forte espansione, come la low-cost IndiGo, che può e vuole spendere di più per evitare la scomodità dei viaggi in treno sulle lunghe distanze. 

Senza dubbio, dovremo superare numerosi ostacoli prima che l’India inizi a operare a pieno regime. Tuttavia, il Paese ha finalmente un governo con la volontà politica di implementare riforme reali. Ciò, a sua volta, darà all’Asia un’altra grandissima opportunità di esprimere tutto il suo potenziale. Questo processo farà emergere anche opportunità di investimento più appetibili e preziose per i gestori capaci di scovarle”.

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