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Pensioni, opzione donna: c’è la proroga. Le novità per il 2019

Il regime agevolato per lavoratrici dipendenti e autonome entra nel pacchetto Pensioni della Manovra di BIlancio e viene prorogato anche al 2019 – Ecco requisiti, regole e importi

Pensioni, opzione donna: c’è la proroga. Le novità per il 2019

Prorogata l’Opzione Donna. Il Governo Lega-M5S ha deciso di includere nel “pacchetto pensioni” inserito in Manovra anche il regime agevolato per le lavoratrici autonome e dipendenti che dunque, anche nel 2019, potranno andare in pensione con 58 o 59 anni di età e 35 anni di contributi.

PENSIONI, OPZIONE DONNA: CHE COS’È

L’opzione donna è un meccanismo introdotto nel 2004 dalla riforma Maroni e riportato in auge nel 2011 dalla legge Fornero.

In base a quanto previsto le lavoratrici dipendenti e autonome possono andare in pensione con requisiti anagrafici e contributivi inferiori rispetto a quelli necessari per la pensione di vecchiaia, accettando però che l’importo del loro assegno venga calcolato interamente con il sistema contributivo.

PENSIONI, OPZIONE DONNA: LE REGOLE PER IL 2019

Il Governo Lega-M5S si è limitato momentaneamente a prorogare l’opzione donna – che tecnicamente sarebbe un regime sperimentale – anche al 2019. Il che significa che le lavoratrici dipendenti con 58 anni di età e le autonome che hanno compiuto 59 anni potranno richiedere l’accesso a condizione di aver versato 35 anni di contributi.

I requisiti sopra indicati fanno sì che la platea di riferimento dell’opzione donna sia diversa da quella della quota 100 che prevede invece un requisito contributivo minimo di 38 anni e un’età di 62 anni.

In base alle indiscrezioni inoltre la proroga potrebbe non riguardare solo il 2019, ma potrebbe essere valida per il prossimo triennio e dunque fino al 2021, ma per avere maggiori certezze in merito bisognerà attendere il testo ufficiale della Manovra.

PENSIONI, OPZIONE DONNA: I TAGLI ALL’ASSEGNO

Come detto, le lavoratrici che decidono di aderire  all’opzione donna avranno un assegno calcolato interamente con il sistema contributivo. L’importò dell’assegno sarà dunque più basso rispetto a quello che si riceverebbe per la pensione di vecchiaia o aderendo alla quota 100 (che non prevede penalizzazioni).

L’entità della riduzione varia in base a diversi fattori, ma secondo alcune stime il ribasso potrebbe arrivare al 20-25%.

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