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Pensioni di reversibilità: come funzionano e cosa cambierà

Le norme attuali prevedono già diversi casi in cui la pensione di reversibilità viene ridotta rispetto al trattamento del deceduto, ma il governo punta ad agganciare il meccanismo di calcolo all’Isee – Il timore è che in futuro la platea dei beneficiari si riduca drasticamente – Damiano: “E’ inaccettabile” – Palazzo Chigi: “La delega del Governo dà e non toglie” – Poletti: “Polemica infondata”

Pensioni di reversibilità: come funzionano e cosa cambierà

Scoppia la polemica sulla revisione delle pensioni di reversibilità prevista dal disegno di legge delega sulla povertà. Il provvedimento, approvato a fine gennaio dal Consiglio dei ministri, è arrivato in queste ore in commissione Lavoro alla Camera. In gioco c’è il trattamento che spetta a uno dei due coniugi alla morte dell’altro: oggi l’ammontare dell’assegno viene determinato (con dei limiti) in base ai contributi versati dalla persona deceduta; in futuro, stando al provvedimento del Governo, il calcolo sarà legato in modo più rigido al reddito di chi riceve l’assegno. 

COME FUNZIONA OGGI

Le regole attuali prevedono già diversi casi in cui la pensione di reversibilità viene ridotta rispetto al trattamento cui il deceduto avrebbe avuto diritto. Gli schemi da tenere presente sono due.

1. La quota a cui si ha diritto

– la reversibilità è pari al 60% della pensione del familiare deceduto se viene corrisposta solo al coniuge (ed è questa la quasi totalità casi) e al 70% se spetta solo a un figlio (qui e nei seguenti punti si fa riferimento ai figli minorenni oppure fino a 26 anni d’età nel caso in cui siano studenti universitari).

– L’assegno sale all’80% della pensione se il nucleo familiare beneficiario comprende il coniuge e un figlio oppure due figli senza coniuge.

– L’ammontare della reversibilità corrisponde al 100% a quello della pensione del deceduto nel caso in cui oltre al coniuge ci siano due o più figli, oppure 3 o più figli senza coniuge.

– E’ previsto un altro 15% per ogni altro familiare, avente diritto, diverso dal coniuge, figli e nipoti.

2. L’incumulabilità con altri redditi (non si applica in caso di uno o più figli a carico)

– Se il reddito del beneficiario supera i 1.500 euro mensili lordi (tre volte il minimo Inps), la reversibilità viene tagliata del 25%. Ma attenzione: questa ulteriore riduzione si applica alla quota parte della pensione del deceduto cui si ha diritto. Ad esempio, se la pensione del deceduto fosse stata di 2.000 euro, il coniuge beneficiario senza figli a carico incasserebbe il 60% (1.200 euro) ed è da questa somma che va detratto un ulteriore 25% (pari a 300 euro nell’esempio). Il saldo finale della reversibilità sarebbe dunque di 900 euro.

– Il taglio sale al 40% per i redditi superiori ai 2.000 euro mensili (4 volte il minimo Inps).

– Oltre i 2.500 euro al mese, la riduzione arriva al 50%.

COSA CAMBIEREBBE CON LA RIFORMA

L’intervento varato dal Governo dovrebbe modificare questa impostazione, perché prevede la possibilità di rivedere il sistema delle pensioni di reversibilità agganciandolo all’Isee (l’Indicatore della situazione economica equivalente), che fa riferimento al reddito familiare, non a quello individuale. Di conseguenza, il numero delle persone che avranno diritto all’assegno di reversibilità non potrà che ridursi. Secondo lo Spi-Cgil, che ha lanciato l’allarme, l’erogazione sarà concessa solo a chi ha un reddito molto basso.

Due settimane fa Stefano Sacchi, commissario straordinario Isfol (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori) ed ex consulente del ministero del Lavoro, ha chiarito che “non si terrà conto della componente patrimoniale dell’Isee”, ma solo di quella reddituale. Da Palazzo Chigi, inoltre, hanno sottolineato che le nuove norme si applicheranno solo alle pensioni future, non a quelle in essere.

LA PROTESTA DI DAMIANO

“Approda alla Camera la delega del Governo sul tema del sostegno alla povertà, in sé positivo – ha detto Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera –, ma che prevede la possibilità di tagliare le pensioni di reversibilità. Per noi questo non è accettabile. Si tratterebbe dell’ennesimo intervento dopo quelli, pesanti, del governo Monti”.

LA REPLICA DI PALAZZO CHIGI

“Se ci saranno interventi di razionalizzazione – rispondono da Palazzo Chigi – saranno solo per evitare sprechi e duplicazioni, non per fare cassa in una guerra tra poveri. La delega del Governo dà, non toglie”.

POLETTI: “POLEMICA INFONDATA”

“La polemica sulle pensioni di reversibilità è totalmente infondata – ha aggiunto il ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti –. Evidentemente c’è chi cerca facile visibilità e si diletta ad inventare un problema che non c’è per poi poter dire di averlo risolto. La proposta di legge delega del governo lascia esplicitamente intatti tutti i trattamenti in essere. Per il futuro non è allo studio nessun intervento sulle pensioni di reversibilità; tutto quello che la delega si propone è il superamento di sovrapposizioni e situazioni anomale. Ribadisco che il governo vuole dare e non togliere: per questo, per contrastare la povertà, nella legge di stabilità è previsto lo stanziamento di 600 milioni per il 2016 e di 1 miliardo strutturale a partire dal 2017”.

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