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Parentopoli e il familismo amorale della destra al Governo

Dopo aver criticato il familismo amorale del centrosinistra dai banchi dell’opposizione, la destra apre una nuova ma non meno disgustosa stagione di Parentopoli. Come dimostrano i ripetuti casi di nomine e assunzioni in società o enti pubblici di figli e parenti di uomini del Governo Meloni

Parentopoli e il familismo amorale della destra al Governo

Chi pensava che il familismo amorale scoperto negli anni Cinquanta nel Sud d’Italia dal famoso sociologo americano Edward Banfield fosse finito con l’arrivo della destra al Governo deve ricredersi. Il prevalere degli interessi familiari dei politici al Governo su quelli della collettività e sui valori etici sono anche oggi pane quotidiano in una rinnovata stagione di Parentopoli. Le cronache degli ultimi giorni raccontano di svariati casi di figli di ministri o di alti vertici della Repubblica assunti o nominati in società pubbliche. L’ultimo riguarda Geronimo La Russa jr, uno dei figli del Presidente del Senato Ignazio La Russa, designato dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, nel cda del Piccolo Teatro di Milano, una delle più prestigiose istituzioni culturali del capoluogo lombardo. Nei giorni scorsi stupore hanno destato anche le assunzioni di Filippo Tajani, figlio del ministro degli Esteri Antonio Tajani, e di Marta Giorgetti, figlia del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, in società di emanazione della Federazione italiana gioco calcio, la Figc. Di fronte all’insorgere delle polemiche e agli evidenti sospetti di raccomandazione politica è scesa in campo la stessa premier Giorgia Meloni per sostenere che “il cognome non può precludere le possibilità delle persone” anche quando sono figli dei politici. Precludere il lavoro certamente no, ma precludere nomine e assunzioni in società pubbliche a figli e parenti di uomini di governo è il minimo che si possa chiedere per chi sappia che cos’è l’etica della responsabilità e abbia anche solo un po’ di stile e di buon senso. Non è moralismo ma correttezza istituzionale. La Parentopoli della destra non cancella certamente il ricordo di quella praticata in passato dal centrosinistra e basterebbe pensare ai criteri di assunzione della Rai per rendersene conto, ma di sicuro non assolve chi, dai banchi dell’opposizione, ha per lunghi anni predicato la purezza dell’attività politica per poi inciampare, alla prima occasione, nelle debolezze familiari. I figli, si sa, sono “nu piezzo e core” come dicono a Napoli, ma il familismo resta amorale e la Parentopoli resta disgustosa, di destra o sinistra che sia.

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