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Pa: pochi giovani e poco digitale. La radiografia di Deloitte

La Pubblica amministrazione italiana è frammentata in oltre 10mila istituzioni, è meno efficiente degli altri Paesi Ue e molto più anziana – Deloitte: “Per semplificarla si deve fare leva sui nuovi strumenti digitali e sulle nuove competenze, favorendo il ricambio generazionale”

Pa: pochi giovani e poco digitale. La radiografia di Deloitte

Una pubblica amministrazione troppo frammentata e poco efficiente, sempre più vecchia e poco digitale. Sono questi i grandi mali della Pa italiana secondo il policy paper dal titolo “La semplificazione amministrativa – Come migliorare il rapporto tra PA e imprese”, curato da un team coordinato da Pierdomenico Zaffino, partner Deloitte

Riformare la burocrazia è una priorità assoluta per l’Italia ed è anche una condizione imprescindibile perché le risorse del NextGenEu diano i frutti sperati nei prossimi anni. Semplificazione, digitalizzazione e nuove competenze sono essenziali per trasformare la nostra PA”, spiega il Ceo di Deloitte Italia, Fabio Pompei, secondo cui per consentire alla Pubblica Amministrazione italiana di fare un cambio di passo occorre “cambiare approccio decisionale, rivedere organizzazione e strumenti di erogazione dei servizi e modificare il modo di lavorare”.

LA FOTOGRAFIA DELLA PA ITALIANA

Oltre 10.500 istituzioni, ognuna con le proprie modalità operative e con le proprie competenze. Basta questo numero per capire quanto questa frammentazione possa pesare sul buon funzionamento della Pa. Ad oggi, solo l’1,7% degli organi burocratici è centralizzato, mentre il rimanente circa 98% è sparpagliato in organi locali. “Il risultato – sottolinea Deloitte – è un eccesso di norme e soggetti regolatori che rende difficile la vita alle imprese”. 

Un vero e proprio labirinto amministrativo dentro cui le imprese non posso far altro che perdersi. Ognuna di esse spende fino a 1200 ore in iter amministrativi, il che comporta anche un costo annuale della burocrazia pari a oltre 57 miliardi di euro. “Tutte le regioni italiane presentano livelli di efficienza della Pubblica Amministrazione inferiori al livello medio dei Paesi dell’Unione Europea, con criticità molto accentuate al Sud. Nelle regioni del Mezzogiorno, infatti, il peso della burocrazia sottrae fino a 100 giorni all’anno al lavoro in azienda e le inefficienze generate dalla PA frenano l’avvio di nuove attività di impresa. Inoltre, gli imprenditori del Mezzogiorno fornitori di beni e servizi alla PA devono rapportarsi con attese più lunghe per i pagamenti dalla PA: in media aspettano 17 giorni in più rispetto ai colleghi del Centro Nord. All’opposto, le regioni in cui la PA funziona meglio sono Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, che negli ultimi anni hanno portato avanti iniziative di semplificazione”, spiega Guido Borsani, Government & Public Services Industry Leader.

A peggiorare la situazione c’è poi l’età sempre più alta dei dipendenti. Nelle funzioni centrali della Pa l’età media è di circa 55 anni. Secondo i calcoli, solo il 2,2% della forza lavoro della Pubblica amministrazione italiana è rappresentato da giovani, contro il 30% di quella tedesca e il 21% di quella francese. Una realtà che incide anche sulla grave mancanza di competenze digitali del personale dell’apparato pubblico italiano. “Inoltre, circa il 60% dei dipendenti non è in possesso di laurea: un dato che, insieme alle caratteristiche anagrafiche dei dipendenti pubblici, contribuisce a spiegare il basso livelli di competenze digitali posseduto”, spiega Deloitte. 

LE IMPRESE

Se la strada per migliorare la performance della Pa è ancora lunga, anche le imprese devono fare la loro parte. Lo studio di Deloitte sottolinea infatti che circa il 95% delle attività italiane sono microimprese: “una caratteristica che frena gli investimenti in innovazione e digitalizzazione”. Inoltre i manager aziendali italiani tendono a essere più anziani della media: il 54% ha superato i 60 anni e il 28% è over 70. Nella classifica del DESI Index 2020, che misura la competitività digitale dei Paesi Ue, l’Italia si colloca ben al di sotto della media comunitaria: al 22° posto su 28. 

LA RICETTA DI DELOITTE

Semplificazione, digitalizzazione e nuove competenze sono dunque i tre elementi chiave su cui puntare per riformare la Pa. Per farlo, Deloitte consiglia di concentrarsi su cinque fattori: 

1. Cambiare approccio decisionale: da decisioni prese per correggere i singoli problemi a una strategia volta a prevedere i possibili effetti di ogni azione sulla complessità amministrativa percepita dalle imprese.

2. Rivedere organizzazione e strumenti di erogazione dei servizi pubblici, per passare da un’offerta frammentata con punti di contatto multipli tra impresa e PA ad un approccio unitario e semplificato.

3. Più collaborazione: è importante costruire un network di relazioni stabili con attori istituzionali di tutti i livelli per costruire insieme una strategia di lungo termine dell’intera PA.

4. Rivedere il modo di lavorare della PA, non più focalizzata sul semplificare le singole procedure, ma volta a massimizzare l’intera esperienza dell’impresa, in ogni momento di vita e di interazione con la PA.

5. Regolamentazione: guidare l’evoluzione normativa verso un cambiamento strutturato e integrato, abbandonando aggiornamenti puntuali con nuove norme in sovrapposizione a quelle già presenti.

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