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Ottovolante Bitcoin: nuovi veti in arrivo dalla Cina e il valore scende

Secondo le indiscrezioni della stampa locale, Pechino è pronta a porre nuove restrizioni sull’uso della moneta virtuale – La Repubblica popolare è la più grande piazza di scambio per i Bitcoin e su BTC China, la principale piattaforma cinese, il valore della valuta è crollato del 65% rispetto ai livelli record di fine novembre

Ottovolante Bitcoin: nuovi veti in arrivo dalla Cina e il valore scende

Incidente di percorso per il Bitcoin, la moneta virtuale il cui valore è salito vertiginosamente negli ultimi mesi. La valuta è volatile ed è sempre in bilico tra le spinte per una legittimazione e lo scetticismo di molte istituzioni, che vedono il rischio di favorire l’economia illegale. In questo ottovolante, la giornata di oggi appartiene alla seconda categoria, quella che fa deprimere la valuta.

Il Bitcoin sta vivendo un momento di debolezza. La Cina lo sta contrastando, sulla scia delle posizioni dell’Autorità bancaria europea. Su BTC China, la principale piattaforma di scambio della Repubblica popolare, il prezzo è sceso fino a 2551 yuan (417 dollari), in calo del 65% rispetto al livello record raggiunto a fine novembre, quando il suo valore aveva superato quello dell’oro.

Pechino è la prima piazza di scambio per la moneta virtuale. Ma la Banca centrale di Cina, il 5 dicembre, aveva vietato alle istituzioni bancarie del suo Paese di farne uso. Risultato? In un ora è stato bruciato, a livello mondiale, l’equivalente di 5 miliardi di dollari. Il Bitcoin ha provato a riprendersi, ma in settimana è arrivata un’altra batosta: secondo i media locali, Pechino è pronta a prendere nuove misure restrittive.

Stando a quanto riportato dal quotidiano finanziario Diyi Caijing Ribao, le autorità cinesi avrebbero vietato le operazioni in moneta virtuale anche sulle piattaforme di pagamento online, incluso il popolare Alipay, servizio fornito dal gigante cinese del commercio elettronico Alibaba. La testata, che cita una fonte anonima, scrive che la decisione sarebbe arrivata dopo una riunione a porte chiuse della Banca centrale. L’indiscrezione ha aumentato il nervosismo e indebolito ulteriormente il Bitcoin.

La valuta è stata creata nel 2009, nel bel mezzo della crisi finanziaria, da un misterioso informatico (uno dei suoi pseudonimi è Satoshi Nakamoto). L’obiettivo era far nascere una moneta che non dipendesse da una banca centrale o da qualsiasi istituzione finanziaria. 

Il Bitcoin nasce a partire da codici informatici complessi, conservati in portafoglio elettronici e scambiati tramite piattaforme online. Il valore è sì determinato da quante persone vogliono effettuare degli scambi, ma c’è dell’altro. Per fare una transazione in Bitcoin, bisogna dare il via a una procedura chiamata mining. Detto in altri termini, bisogna mettere a disposizione la capacità di calcolo del proprio computer. Più problemi e calcoli il pc risolve (quindi più è potente e più capacità di calcolo viene è offerta), maggiore è la quantità di Bitcoin che si ottiene. Il problema, semmai, è capire a chi si offre la capacità di calcolo.

Per ricevere un Bitcoin, l’utente deve avere un apposito indirizzo – niente di personale, una stringa di numeri e lettere. E visto che non esiste un registro di questi indirizzi, le persone possono rimanere anonime durante una transazione.

I Bitcoin vantano già plurimi tentativi di imitazione. Ora ci sono anche OkCoin, Litecoin, Namecoin, Peercoin, Infinitecoin e Quarkcoin. Nel frattempo, la bolla ha raggiunto il suo record quando, un mese fa, un Bitcoin è arrivato a valere mille dollari. Ma l’esplosione è sempre dietro l’angolo. E, in questo momento, il punteruolo sembra essere in mano alla Cina.

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