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Osservatorio Utilities Accenture-Agici 2013: il modello delle multiutility italiane resiste

OSSERVATORIO ACCENTURE-AGICI – Le multiutility italiane (nel 2012 ricavi +20%, utili -22% e indebitamento a +52%) reggono l’urto della crisi grazie ad un modello organizzativo maggiormente flessibile e adattabile alle esigenze del mercato – Ecco i risultati dello studio presentati oggi a Milano.

Osservatorio Utilities Accenture-Agici 2013: il modello delle multiutility italiane resiste

I consumi energetici non crescono, gli incentivi pubblici diminuiscono, la concorrenza si fa sempre più accesa. La crisi globale investe anche le utilities, ma arrivano risultati incoraggianti dai grandi gruppi energetici europei (fatturato +22%, utile +3%, debito +4%) e in parte dalle multiutility italiane (ricavi +20%, forte riduzione utili -22% e incremento dell’indebitamento a +52%), che reggono l’urto grazie ad un modello organizzativo maggiormente flessibile e adattabile alle esigenze del mercato.

Sono questi i risultati del XIII Osservatorio Utilities di Accenture e Agici Finanza d’Impresa, che analizza le strategie dei top player italiani ed europei. I dati sono stati presentati oggi a Milano insieme ad esponenti del mondo delle utility come Luca Valerio Camerano (Gdf Suez), Pippo Ranci Ortigosa (A2A), Giovanni Brianza (Edison), Roberto Bazzano (FederUtility), Tomaso Tommasi di Vignano (Hera), Vito Gamberale (F2i), Giancarlo Cremonesi (Acea), Stefano Colombo (Alpiq).

RAPPORTO SUL MERCATO ITALIANO

Dall’analisi delle performance dei principali players del mercato italiano emergono una serie di criticità legate alla crisi economica globale ancora in corso, ma non solo. Il modello di business conta: 

– Le Multiutility sembrano reggere meglio la crisi rispetto ai soggetti attivi in un unico comparto. Nel 2012 le prime 10 Multiutility italiane hanno registrato una crescita di ricavi aggregati del 6% (+20% nel quinquennio 2008-2012). 

– Risultati inferiori per i gruppi focalizzati sull’energia: +4% rispetto al 2011 e +15% rispetto al 2008. Gli utili risultano in sensibile aumento essenzialmente grazie ad Edison, tornata in positivo dopo la rilevante perdita del 2011. 

– Le Utility operanti nell’idrico presentano financial decisamente interessanti ed in costante aumento, grazie soprattutto alle performance di operatori che hanno adottato una visione industriale di lungo periodo (AQP e Smat Torino). 

– Meno incoraggiati i risultati dei player attivi nei rifiuti, poco performanti a causa delle tariffe tenute basse per soddisfare bisogni sociali della collettività di riferimento.

In termini di sostenibilità economica si rileva come la posizione finanziaria netta aumenti per tutte le aziende tranne per i Gruppi Energetici, a testimonianza dell’efficacia delle politiche di disinvestimento e rifocalizzazione sul core business intraprese negli ultimi anni. I più rilevanti problemi di liquidità si registrano nelle Utility focalizzate sui rifiuti. 

Riassumendo, le Utility scontano, seppur con un certo ritardo e con notevoli differenze tra le diverse aziende, gli effetti della crisi globale. In particolare stanno pesando un calo della domanda, la crescente concorrenza e la crisi della finanza pubblica e privata.

A questo si aggiungono criticità tipiche dell’Italia come il quadro normativo incerto e l’assenza di una politica industriale. Non vanno tuttavia dimenticate cause interne alle aziende: esistono, infatti, ampi spazi di miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia della gestione. 

Circa le azioni per rilanciare il settore lo studio evidenzia il ruolo imprescindibile  del soggetto pubblico, l’obiettivo finale deve essere quello della valorizzazione del settore dei servizi pubblici locali nel suo complesso, visti (finalmente) come fattore cruciale per lo sviluppo e la crescita locale e nazionale, anche mediante attrazione di nuovi investimenti esteri. 

“Le ragioni della crisi delle utility – afferma il professor Gilardoni, presidente dell’Osservatorio e docente presso l’Università Bocconi – sono molteplici e non integralmente riconducibili alla più generale crisi economica e finanziaria globale. Il settore dei SPL (servizi pubblici locali) – continua Gilardoni – deve essere necessariamente valorizzato perché fondamentale per il sistema Paese. Da qui l’individuazione di una serie di possibili azioni di rilancio del settore, prioritariamente di policy, all’interno di un rinnovato quadro di politica industriale: valorizzazione delle diverse forme di partenariato pubblico provato, incentivazione della concorrenza, predisposizione di un Testo Unico per i SPL, Authority indipendenti in tutti i settori, rinnovato ruolo delle istituzioni (su tutte Cassa Depositi e Prestiti)”.

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