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Orario di lavoro, Corte Ue: gli spostamenti contano

Secondo la Corte europea, dall’orario di lavoro non si possono escludere gli spostamenti da e verso casa se non si ha un luogo di lavoro fisso.

Orario di lavoro, Corte Ue: gli spostamenti contano

Se non si ha un luogo di lavoro fisso o abituale, gli spostamenti effettuati da casa al primo cliente e dall’ultimo cliente di nuovo a casa devono essere conteggiati come orario di lavoro, poiché escluderli violerebbe il principio della tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori perseguito dal diritto dell’Unione europea. Lo ha stabilito oggi la Corte Ue in relazione alla causa fra il sindacato dei servizi privati spagnoli e la società di sicurezza Tyco.

“Gli spostamenti dei lavoratori verso i clienti indicati dal loro datore di lavoro costituiscono lo strumento necessario per l’esecuzione delle loro prestazioni tecniche nel luogo in cui si trovano tali clienti”, scrive la Corte, sottolineando che “se un lavoratore che non ha più un luogo di lavoro fisso esercita le sue funzioni durante lo spostamento che effettua verso un cliente o in provenienza da questo, deve essere considerato come al lavoro anche durante tale tragitto”. 

Infine, il fatto che i lavoratori comincino e terminino i tragitti presso il loro domicilio è una conseguenza diretta delle decisioni del loro datore di lavoro. Costringere i lavoratori a farsi carico i questa scelta “sarebbe contrario all’obiettivo di tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori perseguito dalla direttiva, nel quale rientra la necessità di garantire ai lavoratori un periodo minimo di riposo”.

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