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Operazione Intesa, il Cda di Ubi Banca “prende atto”

Il Cda di Ubi Banca, sorpreso dalla scalata improvvisa di Intesa, prenderà tempo per valutare l’offerta, che sarà presentata formalmente il 7 marzo ma Massiah scrive ai dipendenti e avverte: “Il nostro sì non è scontato”.

Operazione Intesa, il Cda di Ubi Banca “prende atto”

La parola alla difesa. Dopo l’improvvisa mossa di Intesa Sanpaolo, che lanciando un’Ops su Ubi Banca lunedì sera ha preso letteralmente in contropiede i vertici dell’istituto lombardo – che solo poche ore prima avevano presentato alla stampa e agli investitori il piano strategico triennale – il Cda di Ubi Banca si è riunito d’urgenza a Milano per esaminare l’offerta di Intesa.

Come era già intuibile chiaramente dalle parole del CEO di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, il board di Ubi Banca non ha potuto far altro – per ora – che prendere atto della “giocata” di Intesa Sanpaolo, che del resto ha spiazzato tutti (lo stesso presidente emerito della prima banca italiana, Giovanni Bazoli, è stato informato solo a cose fatte) ma è già stata accolta con entusiasmo dai mercati: martedì il titolo Ubi è salito di quasi un quarto del suo valore in Borsa, e oggi sta solo leggermente prendendo fiato, ancora saldamente sopra i 4 euro per azione.

L’imbarazzo del chief executive officer di Ubi Banca, Victor Massiah, non è stato messo nero su bianco, ma è stato per così dire verbalizzato dalle parole di Messina nella conferenza stampa di ieri, quando il CEO di Intesa Sanpaolo, e grande regista dell’operazione che farà nascere il primissimo gruppo bancario italiano e il quarto in Europa, ha svelato ai giornalisti la telefonata intercorsa tra i due ex colleghi in Intesa: “Victor è un amico, lo conosco da anni, abbiamo lavorato insieme in Intesa ai tempi di Passera. Era un po’ in imbarazzo, prenderà tempo per fare le valutazioni”.

Così sembra emergere anche oggi dopo il Cda della banca bergamasco-bresciana: “L’offerta di Intesa è sorprendente, credo che abbia sorpreso tutti, abbiamo preso atto di quello che è successo“, aveva detto Ferruccio Dardanello, consigliere di Ubi, aggiungendo che non è stato ancora dato mandato ai consulenti legali e finanziari per giudicarla. Questo il comunicato uscito poco dopo: “Il Cda ha visionato la comunicazione relativa all’offerta di Intesa Sanpaolo e ha conferito delega al Consigliere Delegato, d’intesa con il Presidente e sentito il Vice Presidente, di nominare gli advisor finanziari e legali che assisteranno il Gruppo nello svolgimento delle attività di valutazione delle informazioni finora rese pubbliche, del documento di offerta una volta disponibile, con le alternative possibili”.

Di tempo del resto ce ne è, visto che secondo quanto ha rilevato lo stesso Dardanello l’offerta di Intesa arriverà formalmente il 7 marzo e, nei piani di Carlo Messina, si concretizzerà non prima dell’estate. La sensazione rimane quella di un accordo che non potrà non essere trovato, visto che l’offerta è rivolta agli azionisti e che circa metà del capitale è in mano a fondi d’investimento in gran parte esteri, e in gran parte gli stessi che sono già nel capitale di Intesa Sanpaolo, ma non è escluso che Ubi Banca provi a far lievitare il prezzo anche se ieri Messina aveva avvertito: “Intesa Sanpaolo non rilancerà”.

Intanto, in una lettera inviata ai propri dipendenti, Massiah ha infatti lanciato un messaggio sibillino che evidentemente punta ad alzare la posta: “Il nostro sì all’Ops non è scontato”. Resta però da vedere quale posizione assumerà il patto tra gli azionisti di Ubi, raccolto sotto il Comitato azionisti riferimento di Ubi Banca (Car) e che vale circa il 17,8% del capitale.

Nel patto ci sono: Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo (il primo azionista singolo con il 5,95%), Fondazione Banca del Monte di Lombardia (3,95%), Polifin e famiglia Bosatelli con il 2,85%, Next Investment (famiglia Bombassei), P4P Int e famiglia Pilenga, Radici Group e famiglia Gianni Radici, Scame e famiglia Andreoletti, accreditati di una quota, ciascuno, di circa l’1%. Poi è entrato un altro nome pesante nella compagine, la famiglia Gussalli Beretta con la cassaforte Upifra. La quota complessiva del patto, se la scalata dovesse andare in porto, scenderebbe al 2% del capitale della nuova superbanca.

Le valutazioni richiederanno dunque ancora molto tempo. A parlare, per il patto, è stato per ora soltanto Giandomenico Genta, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo: “Fondazione Crc sta già esaminando, con gli altri soci del Comitato azionisti di riferimento, il quadro delineatosi con l’Ops. Valuteremo con particolare attenzione le implicazioni dell’offerta e i possibili scenari, alla luce della centralità di Ubi per l’Italia e il suo sistema bancario e finanziario”.

Intanto, da parte sua, Intesa Sanpaolo rilancia. Il presidente Gian Maria Gros-Pietro, arrivando alla riunione del comitato esecutivo dell’Abi, ha risposto a chi gli chiedeva se, dopo l’acquisizione di Ubi, il gruppo potesse essere protagonista di altre operazioni straordinarie in uno scenario di consolidamento. “Nel settore bancario il consolidamento è imposto dal cambiamento del mercato, dalla tecnologia e dal desiderio dei clienti, che vogliono ottenere servizi sempre più efficienti e facili da usare. Questa è una necessità ineludibile, e noi siamo una banca amibiziosa”. Tornando alla vicenda centrale, Gros-Pietro si è limitato a dire: “Siamo molto rispettosi delle decisioni che può prendere il cda di Ubi”.

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