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Olimpiadi Rio 2016: tra spese e scandali, la prima volta di un Paese in recessione

Quella che scatta venerdì 5 agosto sarà la prima edizione delle Olimpiadi ospitata da un Paese in recessione – Al momento il costo ufficiale dei Giochi è di circa 11 miliardi di euro, ma la Corte dei Conti denuncia spese non comunicate e si dovrebbe andare molto oltre con i fondi anti-terrorismo – La corruzione e l’inchiesta Lava Jato – I possibili benefici per l’economia nel lungo termine.

Olimpiadi Rio 2016: tra spese e scandali, la prima volta di un Paese in recessione

Per la prima volta le Olimpiadi estive si svolgeranno in un Paese in recessione economica. Ancora prima dei problemi legati nello specifico all’organizzazione dell’evento, questa è la fotografia della situazione in Brasile: come dire, peggio ancora della Grecia, che in recessione ci andò dopo l’edizione di Atene 2004 e non già da prima. Sette anni dopo l’assegnazione di Rio 2016, e nel frattempo un Mondiale di calcio organizzato due anni fa, in Brasile è cambiato tutto: il Paese è in recessione per il secondo anno consecutivo (lo è in realtà già dal terzo trimestre 2014), il Pil ha perso il 3,8% nel 2015 e secondo le stime della Banca Centrale cederà un altro 3,35% anche nell’anno a cinque cerchi.

PROMESSE NON MANTENUTE – Tra le promesse olimpiche c’era anche quella di presentare il Brasile, nel 2016, come quinta economia del mondo: al momento, secondo Fmi e Banca Mondiale, è a stento nella top ten, ancora dietro a Italia e India. Non solo: secondo quanto riportato dalla Folha de Sao Paulo, nel fascicolo di candidatura olimpica c’era l’assoluta certezza di mantenere l’inflazione sotto il 4%. Niente di tutto questo si è verificato: la soglia è stata tradita già nel 2009 e nel 2015 ha sforato persino il 10%. Anche il real si è costantemente indebolito sul dollaro, passando da un’aspettativa di 2.32 nel 2016 alla realtà dei fatti che dice che il tasso medio di cambio a giugno era di 3.39, praticamente raddoppiato dall’1,67 del 2011.

Non è andata meglio sul fronte del debito pubblico, salito nel 2015 al 66,2% del Pil, ovvero il massimo storico dall’assegnazione dei Giochi, avvenuta sette anni fa. Economia disastrata, soprattutto quella pubblica, uguale Giochi disastrati. A fare i conti in tasca a una delle edizioni più discusse della storia è sempre la Folha de Sao Paulo, che rivela come la spesa per la costruzione degli impianti, del Villaggio e del Media Center sia stata molto superiore a quanto preventivato e affidata a investimenti privati finanziati però in buona parte dalla Caixa Economica Federal, banca a partecipazione pubblica considerata storicamente la più grande del Sudamerica.

COSTI E CORRUZIONE – I casi più eclatanti sono quelli del Centro equestre, costato quattro volte quanto preventivato, e dell’impianto acquatico venuto a costare il doppio. I costi aggiuntivi, spesso ritenuti infondati da una parte degli stessi addetti ai lavori, hanno dunque portato a una PPP (Public Private Partnership) nel cui accordo è stato anche inserito il trasferimento di suolo pubblico ad aziende private concessionarie, che potranno esplorare la zona del Parco Olimpico per 25 anni, con relativi interessi immobiliari e l’ombra della corruzione, che infatti non è mancata in questi anni: le imprese indagate nel maxigiro di tangenti scoperte nell’operazione Lava Jato, quella partita dallo scandalo Petrobras e che ha coinvolto politici di tutti gli schieramenti, hanno complessivamente intercettato il 73% dei 37,6 miliardi di reais finora ufficialmente stanziati per Rio 2016.

La stessa spesa complessiva per l’organizzazione delle Olimpiadi, vicina ai 40 miliardi di reais (circa 11 miliardi di euro), dovrebbe tranquillamente superare i 45 preventivati nel dossier olimpico: non sono infatti ancora stati conteggiati i fondi per la sicurezza (particolarmente elevati visto l’allarme terrorismo) e la Corte dei Conti ha fatto sapere che molte spese non sono state regolarmente comunicate. Undici miliardi di euro sono comunque una cifra in linea con l’edizione di Londra 2012, considerata low cost rispetto alle spese folli di Pechino 2008: però mentre in Inghilterra la parola d’ordine fu “Legacy”, ovvero lasciare in eredità una città rinnovata, in Brasile la crisi ha messo a rischio diversi impegni e secondo qualcuno anche il corretto svolgimento della manifestazione.

STATO DI CALAMITA’ – Un mese fa infatti lo Stato di Rio ha alzato bandiera bianca, scaricando la responsabilità di ogni eventuale problema durante le Olimpiadi sul governo federale. Il governatore facente funzione, Francisco Dornelles, ha decretato lo stato di calamità pubblica con un’edizione straordinaria della gazzetta ufficiale. “La grave crisi finanziaria ci impedisce di onorare gli impegni presi per la realizzazione delle Olimpiadi e Paraolimpiadi”, ha detto Dornelles. Lo Stato di Rio raschia il fondo del barile da tanto ormai e da molti mesi non paga più regolarmente neanche gli stipendi di tutti i suoi dipendenti: i salari arrivano parziali, rateizzati e sistematicamente in ritardo. Stesso discorso per le pensioni. Il debito accumulato dal solo Stato di Rio è stimato in circa 19 miliardi di reais (5,2 miliardi di euro).

La gestione a dir poco “allegra” ha portato grossi problemi anche al sistema sanitario: lo scorso mese di novembre, quando le casse dello Stato si scoprirono vuote per la prima volta, molti ospedali furono costretti a chiudere e attualmente si registrano sistematiche carenze di personale, medicinali e denaro per la gestione delle attività ordinarie. Al collasso anche le scuole e soprattutto, quello che preoccupa di più, la sicurezza: lo Stato non riesce a pagare gli straordinari alla polizia e il risultato e un’escalation di criminalità senza precedenti. La stessa polizia, secondo un rapporto di Amnesty, è stata responsabile di 2.500 omicidi da quando a Rio sono stati assegnati i Giochi. Un dato inaccettabile per un Paese che si appresta ad accogliere 800 milioni di visitatori.

BENEFICI? – In un quadro così drammatico, c’è anche chi riesce a intravedere degli aspetti positivi. Secondo le previsioni durante le Olimpiadi di Rio 2016 approderanno in Brasile appunto 800 milioni di turisti. Un’enormità, che secondo uno studio condotto dall’Università di San Paolo e commissionato dal Ministero dello Sport, porterà benefici economici sia per la città ospitante che per l’intero Paese. Gli effetti che si avranno, prima, durante e dopo i Giochi, dovrebbero portare ad un incremento della produzione, un miglioramento del settore dei servizi ed una crescita dei lavori e delle buste paga. In totale, lo studio stima un beneficio economico pari a 102 miliardi di reais, ossia oltre 28 miliardi di euro.

Entro il 2027, sempre secondo lo studio che a molti è parso quantomeno ottimistico, per ogni dollaro investito se ne genereranno 3,26. Un ritorno economico oltre che triplo che, per un’economia importante come quella del Brasile, è fondamentale. Dal 2016 in poi saranno creati 120.000 nuovi lavori ogni anno, grazie agli effetti che le Olimpiadi hanno anche negli anni successivi da un punto di vista economico. In totale, saranno 55 i settori economici che beneficeranno di Rio 2016: quello delle costruzioni è il primo in assoluto, a seguire il settore della vendita e dell’affitto di case, poi i servizi alle imprese, petrolio e gas, settore delle informazioni, per chiudere con quello dei trasporti.

Un beneficio certo, almeno dal punto di vista sportivo, dovrebbe intanto esserci: almeno secondo gli analisti di Goldman Sachs, che vedono ancora Stati Uniti e Cina in cima al medagliere, con la Russia molto lontana a causa dello scandalo doping e un Brasile che dovrebbe vincere un 30% di medaglie in più di quelle ottenute nell’ultima edizione grazie al fattore campo, vincendo questa volta anche l’attesissimo oro nella pallavolo maschile. La delegazione di casa dovrebbe aggiudicarsi 5 ori e 22 medaglie totali (per l’Italia il pronostico è 8 e 28, in linea con Londra 2012): comunque una miseria, per una popolazione di oltre 200 milioni di persone.

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