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Olimpiadi Londra 2012 – Alla regina del nuoto pesa un po’ la corona: la crisi della Pellegrini

Federica Pellegrini non ce l’ha fatta, ma può capitare – Quello che però è fuori luogo è la sua dichiarazione “di un anno di stop” – Ogni nuotatore sa che se ti fermi sei perduto: o smetti o continui a lottare – Valga per tutti l’esempio di Manaudou e Thorpe – Ti puoi fermare per un anno se sei un calciatore, ma se sei un nuotatore questo non è possibile

Olimpiadi Londra 2012 – Alla regina del nuoto pesa un po’ la corona: la crisi della Pellegrini

Fede non ce l’ha fatta. E’ stata  esclusa anche dal podio e il dispiacere è ancora più forte. Primatista del mondo nella specialità con un tempo sotto i quattro minuti ha lasciato acqua alla francese Camille Muffat che ha stabilito il nuovo record olimpico con 4’01″45. La Pellegrini, ieri, ha nuotato al di sotto delle sue possibilità mentre le altre atlete, l’americana Allison Schmitt con 4’01″77 e la nuotatrice di casa Rebecca Adlington con 4’03″01 hanno fatto meglio di lei, e a loro si è aggiunta  la danese Lotte Friss con un tempo di appena due centesimi sotto i quattro minuti e quattro.

Vero è che Federica non si era ripetuta quest’anno con tempi migliori e tutte le altre avevano fatto meglio di Lei, ma ci aspettavamo la zampata della tigre, e ce la aspettiamo per oggi nei duecento, se non dimentica di essere anche in quella specialità, la primatista del mondo, unica nuotatrice a detenere due record in due diverse specialità.

Sentita a caldo, Federica Pellegrini ha rilasciato una dichiarazione difficile da digerire. “Domani ci sono questi 200, che non farò con spirito grandioso, ma a questo punto penso di aver bisogno di un anno di stacco. Poi l’anno dopo vedremo se avrò ancora voglia di nuotare”. Intanto, se non ci credi tu, sicuro non vinci, è matematico. Sembra voglia scrollarsi di dosso in fretta questa responsabilità, chiudere la pratica che si chiama Londra 2012, cominciata male.

A Lei perdoneremmo tutto, troppe soddisfazioni ci ha regalato per non concederle questo momento di smarrimento, una delusione che si avvita sullo stress di fine gara e il peso degli allenamenti estenuanti ti piomba addosso come un macigno e non vedi l’ora di allentare quella pressione. E’ comprensibile. Ma Lei per prima sa che non è così facile e che non è così vero.

Chiunque pratichi il nuoto a livello agonistico da anni, senza un attimo di tregua, sa perfettamente che non c’è anno sabbatico; quell’anno che ti prendi di lusso è un anno in meno nelle braccia e nelle gambe mentre ogni tuo concorrente mantiene il ritmo. Lo puoi fare in ogni altro sport, ma non se hai scelto il nuoto e se ti fermi è per sempre, almeno per il circuito primario. Nel nuoto si compete ai massimi livelli solo quando il fisico dà il massimo e questo accade per parametri biologici piuttosto rigidi che disegnano una parabola discendente a partire dai 25 anni, con rarissime eccezioni che si discostano di molto poco. Bastano gli esempi di Manaudou e Thorpe a ricordarci che il ritorno è illusorio, stringere i denti, continuare, pure con qualche battuta di arresto nei risultati, ci sta, è nell’ordine delle cose, e Federica si può togliere ancora qualche buona soddisfazione. Ma ci deve credere e senza stare ferma un giro. Poi, noi che le vogliamo bene, vogliamo sperare che magari sia solo pretattica per farsi considerare “out” dalle avversarie che l’aspettano  domani nei 200, quando però, prima di entrare in acqua, è Lei ad essere la primatista del mondo, nessuna ha fatto mai meglio di Lei.

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