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Oggi l’assemblea Bpm: duello all’ultimo voto tra Bonomi (continuità) e Arpe (rottura)

Almeno 7mila soci in assemblea alla Fiera di Rho – Il commercialista Annunziata e l’economista Messori si contendono la vittoria e la presidenza – La Banca è a una svolta – Avvertimento Consob – Negli ultimi anni tre sindacalisti su quattro sono stati promossi e la Bpm è finita sull’orlo del precipizio – La Borsa tifa Arpe

Il giorno del duello, alla fine è arrivato. Migliaia di soci della Bpm si sono diretti fin dalla prima mattina verso la sede della nuova Fiera di Rho, in auto o, i più saggi, in metrò per evitare le code d’uscita dalla metropoli per l’ultimo week end. Almeno 7 mila persone affolleranno il padiglione disegnato da Massimiliano Fuksas E in clima da convention all’americana, gli improvvisati Karl Rowe dello schieramento che si richiama agli Amici e Carlo Bonomi da una parte, e quelli di Fiba Cisl e Fabi (ovvero Matteo Arpe) stanno facendo gli ultimi calcoli per la corsa alla presidenza . Chi prevarrà tra Filippo Annunziata, il commercialista arruolato dagli Amici, e l’economista Marcello Messori, scelto dai sindacati nazionali?

SARA’ DUELLO ALL’ULTIMO VOTO
I 7 MILA AMICI SPACCATI IN DUE

I numeri lasciano spazio all’incertezza anche per le dimensioni dell’elettorato, degno di un capoluogo di provincia .
Si sono prenotati per il voto, infatti, 11.272 soci, tra presenti e deleghe. Ciascuno dei presenti potrà rappresentare tre deleghe, secondo quanto prevede il vechio statuto che oggi verrà sostituito dal nuovo (cinque deleghe). Tra i soci prenotati 4.948 sono soci dipendenti (in pratica invariati rispetto ai 5.003 di due anni fa) cui si aggiungono 1.040 figli minorenni (erano 1.300 due anni fa). Rispetto al passato, non fa testo l’appartenenza all’associazione degli Amici della Bpm (7.286 iscritti) perché stavolta il network che ha in pratica governato l’istituto di piazza Meda, si è spaccato in due due: da una parte Uilca e Fisac Cgil (in tutto poco più di 2.600 iscritti) contro Fiba Cisl (1060) e Fabi (2.300). con cui si sono alleati Dircredito, Falcri, Ugl e Sinfub (in tutto circa 400 altri tesserati).

A decidere la sfida, stavolta, sarà l’atteggiamento di voto delle altre componenti: i soci non dipendenti sono 3.977 (ma tra loro numerosi sono i familiari dei dipendenti)  cui si aggiungono altri 1.184 soci di altri istituti.  L’unica forza organizzata di questo esercito è l’associazione dei soci non dipendenti guidata da Pietro Lonardi (3.900 iscritti) che contenderà la leadership delle minoranza alla lista presentata da Assogestioni e a quella che fa capo ad Andrea Bonomi il quale non potrà contare sul 2,63% comprato con un investimento di 150 milioni nelle settimane passate. Per questo Investindustrial si è rivolto ad una società specializzata per rastrellare i 100 voti necessari per poter aspirare al 2% e così entrare nel consiglio di sorveglianza di cui, se prevarranno gli Amici, sarà presidente.
Fatti e rifatti i conti, insomma, l’incertezza regna sovrana.

LA CONSOB AI NUOVI ELETTI: ORA VALUTATE
L’ATTUALITA’ DEL PIANO INDUSTRIALE

L’ennesimo intervento delle autorità ha scandito anche l’immediata vigilia della tribolata assemblea. A scendere in campo è stata la Consob richiamando inuovi organi sociali di Popolare Milano che verranno eletti nell’assemblea di sabato a “valutare con estrema attenzione l’attualità o meno del piano industriale 2011-2015 approvato dal Cda a fine luglio scorso alla luce del previsto aumento di capitale e del cambiamento della governance”.

Le ipotesi alla base del piano industriale di fine luglio prevedevano un aumento di capitale fino a 1,2 miliardi, la conversione anticipata del prestito convertendo 2009-2013 e il rimborso anticipato dei Tremonti bond. Ma a fine settembre il Cda ha definito l’ammontare massimo dell’aumento in 800 milioni di euro e ha posticipato il rimborso dei Tremonti bond (500 milioni di euro) entro fine 2012, ma ha confermato i target indicati dal piano ad eccezioni di quelli patrimoniali (Core Tier 1 a fine 2013 è ora previsto all’8,7% rispetto al 9,1% stimato a luglio). E’ stata inoltre rimossa l’ipotesi della distribuzione di un dividendo straordinario nel corso del periodo considerato dal piano.
In sostanza, Consob ricorda ai nuovi aministratori che, una volta esaurita la battaglia elettorale, verranno al pettine i primi, veri nodi. L’aumento di apitale in forma ridotta, infatti, rende problematica la restituzione dei Tremonti bond che pesano, a causa degli elevati interessi, sul conto economico. E il tier 1 resta inferiore al 7 per cento.

BONOMI REGALA CRAVATTE  E CONTINUITA’
ARP PROPONE UN PROGRAMMA DI ROTTURA

I programmi dei principali candidati sono stati ribaditi alla vigilia. In Piazza Affari, davanti a Raffaele Bonanni, leader della Cisl, è intervenuto di nuovo Matteo Arpe, la star del road show. Alla società del Giardino, la squadra di Bonomi ha dato prova di reattività: nessuno aveva calcolato che per entrare nella sede di via San Paolo è necessario indossare la cravatta. Poco male: nel giro di un quarto d’ora lo staff di Investindustrial si è procurato le decine di cravatte necessarie per la gioia dei commercianti del centro.

Ma che cosa propongono i due opposti schieramenti e che cosa si aspettano gli analisti? Nel caso in cui il primo schieramento dovesse avere la meglio, l’istituto si troverebbe, nonostante il recente cambio di governance, in una situazione di sostanziale continuità. L’aumento di capitale da 800 milioni di euro, approvato con l’ultimo business plan, verrebbe lanciato entro il 31 ottobre e i Tremonti bond (500 milioni di euro) restituiti entro la fine del 2012. Il piano, elaborato dallo stesso Chiesa, prevede al 2015 utili operativi a 2 miliardi, un calo del costo del credito di 17 punti e un payout del 45%.

Nel caso di un’ascesa di Arpe, gli analisti si attendono una revisione dell’attuale business plan. Probabilmente si avrebbe anche uno slittamento all’inizio del 2012 dell’aumento di capitale che dovrebbe andare a collocarsi all’interno del nuovo piano industriale. Anche Arpe punta a restituire subito i Tremonti bond, e per quanto riguarda la ricerca di una maggiore efficienza ha rassicurato i dipendenti-soci escludendo riduzioni del personale e precisando che la riduzione del rapporto cost/income (costi/ricavi) può essere fatta anche aumentando  i ricavi. Arpe ha altresì negato ipotesi di fusioni con altre banche.

TRE SINDACALISTI PROMOSSI SU QUATTRO
COSI’ LA BANCA NEGLI ANNI DELLA CRISI
 
Non sono mancate , nell’immediata vigilia, le ultime polemiche che oggi coloriranno la kermesse.
Bpm ha reso noti in particolare i risulati dell’indagine interna condotta sulla distribuzione delle promozioni che, secondo un  documento pubblicato nelle scorse settimane da “Repubblica” (e mai smentito), sono state scandite da un rigido manuale Cencelli gestito dagli Amici. Dai numeri dell’indagine emerge che dal 2006 sono stati promossi 130 aderenti all’associazione o ai sindacati su 175, ovvero ovvero tre iscritti su quattro. Tra i 6 mila dipendenti della banca , invece, i promossi sono stati il 47 per cento circa. Numeri comuqnue eloquenti: in anni di crisi per il sistema, in cui Bpm non ha affatto brillato, le promozioni sono fioccate.  Fino a ieri. Forse.  

LA BORSA PREFERISCE LA VITTORIA DI SATOR
MA ENZO CHIESA POTREBBE CAMBIAR ROTTA

La vera domanda è cosa accadrà dopo l’assemblea. Nell’attesa di capire in quali mani finirà l’istituto di Piazza Meda, gli analisti si dividono, secondo un minisondaggio organizzato da Websim. Secondo Fabrizio Bernardi di Fidentiis, “con la nomina di un Ceo fortemente indipendente, quale potrebbe essere Matteo Arpe, in Borsa assisteremmo alla riduzione dello sconto popolari (il discount applicato agli istituti di credito cooperativo, ndr) che considero attualmente pari al 20%”. Attualmente l’analista consiglia di vendere il titolo (giudizio “sell”) con un prezzo obiettivo di 1,5 euro, che potrebbe diventare 1,8 euro se domenica dovesse prevalere la lista di Matteo Arpe.

Un secondo analista è meno deciso: “Chiesa non ha nessun interesse a lasciare le cose così come stanno – spiega – e mi aspetto scelte di discontinuità anche nel suo caso. La differenza sta piuttosto nella tempistica: il mercato crede a quello che Arpe ha intenzione di fare ancora prima di vederlo in azione, mentre su Chiesa è diffidente e attende di vedere i risultati una volta raggiunti. In un caso come nell’altro mi aspetto un miglioramento a livello gestionale e di ricavi”. Luca Comi di Kwb (underperform a 1,3 euro) è attendista e non esclude una revisione delle stime nel caso della presentazione di un nuovo piano industriale.

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