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Non tutta la recessione vien per nuocere: le aziende che sconfiggono la crisi

La recessione non fa paura a tutti – C’è chi guarda con ottimismo al 2012 e sta mettendo a segno, di questi tempi, i suoi risultati migliori – Sono aziende come Datalogic (codici a barre), Piquadro (borse), EidosMedia (sistemi editoriali), riunite a Bologna da Borsa Italiana – A queste realtà guardano investitori come Tamburi, azionista di Datalogic

Non tutta la recessione vien per nuocere: le aziende che sconfiggono la crisi

La recessione non fa paura a tutti, anzi c’è chi guarda con ottimismo al 2012 e chi sta mettendo a segno, di questi tempi, i suoi risultati migliori. Sono aziende come Datalogic (codici a barre), Piquadro (borse), EidosMedia (sistemi editoriali), riunite a Bologna da Borsa Italiana per un incontro dal titolo “Creare valore in tempo di crisi: nuovi capitali e nuovi mercati”, cui hanno partecipato, tra gli altri, Tamburi investment partners e Bank of China Milan Branch.

“Il 2011 sarà l’anno migliore della nostra storia in termini di utile netto ed ebitda – assicura Mauro Sacchetto, ad di Datalogic – e negli ultimi mesi abbiamo realizzato due acquisizioni e portato i dipendenti in Vietnam da 100 a 650”. Per Eidosmedia la crisi è stata addirittura una panacea. “I contratti migliori – sostiene il ceo Gabriella Franzini – sono maturati a partire dal 2009, quando la congiuntura economica ha messo con le spalle al muro i giornali e gli editori hanno dovuto riorganizzarsi. La nostra piattaforma ha offerto loro una soluzione per contenere i costi e far sì che le redazioni coprissero più canali, dalla carta al web”.

Alla base di queste imprese c’è una grande intuizione, l’idea di un imprenditore-ricercatore, ma anche la capacità di scegliere al momento giusto un partner finanziario e, in alcuni casi, la Borsa.

“Restare in Borsa ci costa più di 200 mila euro all’anno – dice il numero uno di Piquadro Marco Palmieri – ma ne vale assolutamente la pena, perchè ogni tre mesi ci costringe a una verifica delle nostre scelte e ci dà grande visibilità, un fatto importante per un’azienda come la nostra che investe qualche milione di euro in pubblicità”.

A realtà come queste guardano con interesse investitori di successo come Tamburi (azionista di Datalogic), che chiede però alle piccole e medie imprese italiane ricche di ambizioni un atto di coraggio: “Rinunciare a mettere in azienda i figli – dice Alessandra Gritti, ad di Tamburi – perché questo è il peggior rischio che possono correre”.

I talenti sono una delle risorse più importanti per le imprese: “e bisogna trovarli – osserva Gritti – guardandosi attorno senza pregiudizi e senza aver già assegnato i posti”.

In questo campo quello che conta, chiarisce Sacchetto “è essere glocal. In Vietnam abbiamo preso manager vietnamiti e questo ci ha garantito una selezione di personale qualificato, così in pochi mesi siamo arrivati a 650 dipendenti e le cose stanno funzionando a pieno ritmo. È una lezione che si può apprendere facilmente google, che è internazionale eppure sul nostro pc si apre sempre in italiano”.

La scelta è praticamente obbligata in Cina, dove un partner con gli occhi a mandorla è indispensabile. Un’individuazione difficile per imprenditori non adeguatamente attrezzati. Ma a questo può provvedere Bank of China, che ha aperto a Milano una divisione corporate. “Le piccole e medie imprese italiane ci interessano – assicura Lorenzo Malaterra, relationship manager della banca cinese – sia sul fronte del credito, sia per aiutarle a capire cosa vuol dire sbarcare in Cina e magari individuare il socio giusto”.

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