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Mps chiede 20 giorni in più alla Bce, ma il Tesoro s’avvicina

L’ad del Monte dei Paschi, Marco Morelli, ha chiesto alla Bce di accordare 20 giorni di tempo in più alla banca senese, e cioè fino al 20 gennaio, per completare l’aumento di capitale a causa della crisi di governo ma, se il mercato non dovesse rispondere in modo soddisfacente, il Tesoro è pronto ad intervenire non appena sarà possibile

Mps chiede 20 giorni in più alla Bce, ma il Tesoro s’avvicina

Altri 20 giorni di tempo per tentare di salvare il Monte dei Paschi con una soluzione di mercato e cioè con il problematico aumento di capitale da 5 miliardi in cantiere da tempo. L’ad della banca senese, Marco Morelli, ha riferito ieri al board di aver chiesto alla Bce una proroga di 20 giorni (ossia fino al 20 gennaio prossimo) per mandare in porto la ricapitalizzazione a causa della crisi di governo che ha mutato il contesto in cui l’operazione doveva avvenire.

E’ probabile che Francoforte, che oggi riunirà il proprio Consiglio di Vigilanza, dia una mano al Monte allungando i tempi dell’aumento di capitale ma, anche così, la strada del salvataggio attraverso una soluzione di mercato è e resta molto difficile, anche perchè i fondi internazionali che dovrebbero intervenire come anchor investor (Qatar in testa) prendono tempo in attesa di capire come evolverà la situazione politica italiana.

Ecco perchè il Tesoro tiene pronto un piano di riserva per salvare il Monte. Il piano B di Pier Carlo Padoan comporta il rafforzamento della presenza pubblica in Mps con il via libera della Commissione europea che non vuol prendersi la responsabilità di far fallire una grossa banca con evidenti rischi sistemici non solo  per l’Italia ma per l’intero sistema bancario europeo.

Il cocktail di misure predisposto dal Tesoro per salvare Mps è ricco, ma per servirlo occorre un governo nella pienezza dei suoi poteri che se ne accolli le responsabilità e che approvi il conseguente decreto. Ecco perchè l’allungamento dei tempi chiesto alla Bce può aiutare.

Allo stato delle cose la soluzione più gettonata tra le varie ipotesi immaginate dall’azionista Tesoro è quella di ricomprare le obbligazioni subordinate in mano ai risparmiatori e convertirle in azioni. Ma il problema dei problemi, al di là degli aspetti tecnici e politici,è quello del prezzo di riacquisto dei bond detenuti dai risparmiatori. E naturalmente quello di avere un governo che firmi il decreto.

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