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Milano, imprese culturali: con il Covid persi 33,8 milioni

Con la pandemia e il lockdown le imprese culturali milanesi hanno perso quasi 35 milioni di euro e nella quasi totalità dei casi hanno dovuto riprogrammare le proprie attività. Sono i risultati della ricerca realizzata da Intesa Sanpaolo in collaborazione con il Comune di Milano

Milano, imprese culturali: con il Covid persi 33,8 milioni

La pandemia ha avuto un impatto significativo anche sul tessuto culturale milanese: in soli sei mesi le imprese locali hanno perso 33,8 milioni di euro, il 99% ha dovuto riprogrammare l’attività già definita mentre il 63,5% ha dichiarato di avere servizi accessori che si sono interrotti. D’altro canto, oltre la metà dei soggetti si è attivata per beneficiare degli aiuti varati dal Governo e più dell’80% dei soggetti ha ampliato la propria offerta on-line per sopperire le chiusure e le misure di distanziamento imposte per contenere la diffusione del virus. È quanto emerso dall’indagine realizzata dalla Direzione Studi e Ricerche e il Desk Media e Cultura di Intesa Sanpaolo in collaborazione con il Comune di Milano.

Dalla ricerca è altresì emerso che anche il lockdown e le misure restrittive hanno avuto effetti negativi sul settore. In valore assoluto, tenendo conto delle spese di mantenimento sostenute a fronte di incassi nulli per chiusura e dell’entità dei danni dichiarati, la perdita di 33,8 milioni di euro rappresenta una sottostima se si considera che i danni dichiarati si riferiscono al periodo 31 gennaio-31 luglio 2020 e non tengono conto del lockdown autunnale/invernale.

Si tratta dei danni subìti in relazione alla sospensione forzata dell’attività per i seguenti motivi: mancati introiti derivanti dalla sospensione forzata della stagione teatrale/musicale e delle attività laboratoriali, il tutto valutato sulla base dell’ultimo bilancio preventivo approvato dall’impresa/associazione (settembre 2019/agosto 2020) e sulla base delle attività svolte sino alla chiusura delle attività.

Tra quelle più colpite ci sono quelle della produzione (produttori di contenuti); in termini dimensionali hanno sofferto soprattutto le realtà più piccole. In termini di specializzazione, invece, si osserva per l’Ambito 1 un impatto maggiore per il settore delle Arti visive/musei/design (dove la presenza di musei/case museo, incide pesantemente sulle spese di mantenimento). In sofferenza anche i soggetti di Musica/danza e Teatro/cinema che hanno subito la cancellazione di eventi/spettacoli già organizzati e sofferto la sospensione delle attività formative.

Nel dettaglio, l’indagine ha raccolto dati relativi a 367 operatori culturali milanesi, molto diversi per settori di attività e specializzazione, che hanno partecipato ai bandi del Piano Cultura predisposto per supportare le imprese in difficoltà a causa dell’emergenza sanitaria. Si tratta di un tessuto culturale molto vario e ricco che include sia produttori di eventi (il 35% del campione) che soggetti che si dedicano alla promozione e valorizzazione delle attività culturali (35% dei soggetti), come le scuole di formazione che gestiscono corsi e/o soggetti che organizzano visite ed eventi. Ci sono poi operatori (il 30%) che offrono una varietà di servizi diversi, dal supporto tecnico/professionale, ai centri culturali, con una particolare attenzione ai bisogni sociali delle comunità locali. Circa il 35% dei soggetti lavora nell’ambito teatrale, ma è interessante evidenziare anche la presenza di un nucleo di imprese (il 20%), altamente diversificato, attivo su più fronti e che riflette la ricchezza dell’offerta presente.

I soggetti che hanno fatto domanda per i bandi sono prevalentemente di piccole dimensioni (oltre la metà dichiara un fatturato inferiore a 200mila euro) e sono localizzati in quasi tutto il territorio comunale, con una prevalenza nel centro città ma con una buona presenza anche nelle zone più periferiche.

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