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Milano, il nuovo stadio e il dubbio “olimpico” di Sala

Inter e Milan hanno ufficialmente presentato il progetto per il nuovo stadio: 60.000 posti più una cittadella dell’intrattenimento – I nodi dei Giochi e delle volumetrie – Dissenso bipartisan e insorgono i comitati cittadini: ipotesi referendum.

Milano, il nuovo stadio e il dubbio “olimpico” di Sala

Il dilemma di San Siro. Inter e Milan, per la prima volta da quando si parla di un nuovo stadio, hanno presentato un progetto comune: investimento da 1,2 miliardi per un nuovo impianto da 60.000 posti (l’attuale “Giuseppe Meazza” ne ha 80.000) e una cittadella dell’intrattenimento con centro commerciale, ufficio, centro congressi, alberghi e area verde aperta a tutti. Una suggestione accattivante, con un piccolo problema però: il progetto di 750 pagine, presentato congiuntamente dall’Ad dell’Inter Alessandro Antonello e dal presidente del Milan Paolo Scaroni, prevede la demolizione dello stadio Meazza, di proprietà del Comune (il nuovo stadio sorgerà dove ora c’è il grande parcheggio, mentre sulle ceneri del vecchio sarà costruita la cittadella): dunque serve l’autorizzazione del sindaco Giuseppe Sala, che si trova di fonte a un dilemma a cinque cerchi.

Se da un lato infatti sarà difficile non assecondare un progetto moderno, che restituirà uno spazio alla cittadinanza grazie ad investimenti privati, è anche vero che il primo cittadino milanese da tempo insiste affinché la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 si tenga proprio nell’attuale stadio, ristrutturato in occasione dei Mondiali di Italia ’90. E che invece nelle intenzioni di Inter e Milan verrebbe “a mancare” prima del 2023, anno entro il quale – se approvato – il nuovo stadio sarà portato a termine e sarà in teoria non utilizzabile per i Giochi, trattandosi a quel punto di un impianto privato. Così, anche se Scaroni ha detto che “offrirebbe” il Meazza bis alla causa olimpica, Milano resterebbe senza uno stadio di proprietà pubblica, proprio a ridosso di un grande evento che Sala – insieme al Coni e alla Regione Veneto – ha conquistato con maestria, e che terrebbe a confezionare in maniera impeccabile, ripetendo il successo di Expo 2015.

Non c’è però solo la motivazione olimpica: i dubbi di Sala sono condivisi in maniera bipartisan, con motivazioni diverse (per di più “nostalgiche” o ambientali), e c’è già chi invoca un referendum popolare. Perplessità le hanno infatti espresse il leader della Lega Matteo Salvini, il Movimento 5 Stelle e gli stessi comitati cittadini, che temono che il quartiere ad Ovest di Milano venga messo sottosopra. C’è chi parla di “colata di cemento” (anche se il progetto prevede anche dei giardini pensili), e lo stesso Pd è cauto. “Sarebbe uno spreco ora ricominciare a spendere per uno stadio più piccolo che farebbe aumentare il prezzo dei biglietti”, fa notare il consigliere Enrico Marcora, eletto con la Lista Sala. “Il dossier meriterà un’attenta analisi da parte dei tecnici e solo a valle di ciò si potranno esprimere le prime valutazioni”, fa sapere più diplomaticamente Palazzo Marino.

Il progetto del nuovo stadio di Inter e Milan

La carta che può giocarsi il sindaco per ridimensionare le ambizioni di Inter e Milan è quella delle volumetrie. I due club si sono dichiarati pronti al dialogo (“Vogliamo lavorare con le istituzioni e i cittadini”), ma hanno formulato tutto in base alla Legge sugli stadi, che prevede un indice volumetrico di 0,70 metri quadrati su metro quadrato: il doppio dello 0,35 previsto dal Pgt comunale, in via di approvazione. Questione di “certezza dei tempi” e “sostenibilità economica”, hanno detto Antonello e Scaroni, visto che la parte di negozi e ristoranti dovrà far quadrare i conti. Ma Beppe Sala ha già fatto intendere che la questione sarà dirimente: “Bisogna valutare se il progetto è fattibile in base alle nostre regole”.

Cosa prevede l’iter? Tecnicamente la proposta, che non è ancora un progetto architettonico, prevede la costruzione a fronte della concessione di un diritto di superficie di 90 anni di durata, da assegnarsi attraverso una gara pubblica per cui i due club, in qualità di proponenti, avranno un diritto di prelazione. Ancora prima, però, sarà l’amministrazione a dire nei prossimi 90 giorni se il piano possa essere considerato di interesse pubblico. Solo allora inizieranno le trattative, che nei piani di Inter e Milan dovrebbero durare non più di 18 mesi e dunque concludersi entro il 2020. Dopodiché partirebbero i tre anni di cantieri, e nel 2023 Milano avrebbe un nuovo stadio per il calcio.

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