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Mediobanca e Casse previdenziali: i dubbi su investimenti e partecipazioni di Enpam, Enasarco e Cassa Forense

Il coinvolgimento di Enpam, Enasarco e Cassa Forense in Mediobanca solleva dubbi su prudenza e finalità previdenziali. Il governo rassicura: nessun rischio per la solidità degli enti e investimenti ad alta redditività finora

Mediobanca e Casse previdenziali: i dubbi su investimenti e partecipazioni di Enpam, Enasarco e Cassa Forense

L’attenzione generale sul risiko bancario e sui movimenti che ruotano attorno a Mediobanca solleva da qualche settimana nuove problematiche: come si giustifica la presenza di EnpamEnasarcoCassa forense in Mediobanca e la loro partecipazione complessiva al capitale vicina al 6%, con la missione previdenziale degli enti stessi, con il principio di prudenza, con la tutela degli iscritti e con l’autonomia delle scelte gestionali rispetto a possibili influenze esterne? Lo chiede al governo l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla programmazione economica, il senatore pentastellato Mario Turco. Gli risponde, per il governo, il sottosegretario per l’economia e le finanze Federico Freni: a tali enti è riconosciuta piena autonomia gestionale, organizzativa e contabile, c’è un controllo seppure ex post, la missione è rispettata e la loro gestione è decisamente in attivo.

Mediobanca: i dubbi sulle partecipazioni degli enti previdenziali

Al contrario, per l’interrogante senatore Turco “il coinvolgimento diretto e coordinato di enti previdenziali in dinamiche di alta finanza suscita forti perplessità sulla coerenza di tali iniziative”, dal momento che “tali partecipazioni si inseriscono in un contesto di forte turbolenza strategica: le suddette Casse, in coordinamento con soggetti privati quali il gruppo Caltagirone e la holding Delfin della famiglia Del Vecchio, sarebbero parte attiva di un blocco azionario volto a condizionare le decisioni strategiche di Mediobanca, in particolare l’offerta pubblica di scambio su Banca Generali, oggetto di votazione prevista per il 25 settembre 2025″. E dunque chiede se “siano compatibili con le finalità previdenziali, con i criteri di trasparenza, imparzialità e prudenza previsti dalla normativa vigente”, se sia opportuno “rafforzare i poteri di vigilanza, introducendo l’obbligo di comunicazione preventiva per operazioni finanziarie che superino soglie significative”, e infine se non sia “necessario un intervento normativo, volto a porre limiti espliciti alla natura e all’entità delle partecipazioni finanziarie delle Casse”.

La risposta del governo: gestione autonoma, in attivo e controlli previsti

Netta la risposta del sottosegretario Freni: “allo stato attuale, non esiste alcuna ipotesi di rischio finanziario e di squilibrio previdenziale rispetto agli investimenti effettuati da Enasarco e da Enpam”. In particolare, aggiunge, “la Fondazione Enpam gestisce il patrimonio secondo una politica di gestione coerente con la missione di garantire la solvibilità delle prestazioni ai propri iscritti e mantenere una riserva di capitale sostenibile nel tempo. Al 31 dicembre 2024, l’utile è risultato pari a 1,114 miliardi di euro; il patrimonio netto si è attestato a 26,9 miliardi di euro a valore di libro (29,3 miliardi a valore di mercato), mentre il saldo previdenziale è risultato positivo”. In relazione alla Fondazione Enasarco, Freni rileva che essa “effettua le operazioni di investimento/disinvestimento nel rispetto della regolamentazione complessiva interna in materia di investimenti, che prevede anche la possibilità di effettuare investimenti in partecipazioni dirette. Negli ultimi tre anni, il risultato economico cumulato è stato pari ad oltre un miliardo di euro, di cui 567 milioni registrati nel 2024”.

Obblighi di comunicazione e vigilanza delle Casse secondo il Tuf

Sull’ipotesi di introdurre uno specifico obbligo di comunicazione per operazioni finanziarie realizzate dagli Enti in parola che superino soglie significative, il sottosegretario non manca di ricordare che “le Casse di Previdenza, al pari di tutti i soggetti che compiono operazioni di tal tipo, sono già sottoposte alle disposizioni del Testo Unico della Finanza (Tuf)”. In particolare la disciplina Tuf prevede che le variazioni delle partecipazioni detenute siano oggetto di apposita comunicazione alla Consob.

In conclusione: le operazioni messe in campo dagli enti previdenziali, ancorché soggette a controllo ex post per i rilevati motivi di vigilanza sugli squilibri previdenziali, “hanno finora mostrato un’alta redditività” e gli interventi sollecitati dal senatore Turco “per quanto riguarda l’azione del governo, non sono consentiti dall’attuale quadro normativo”.

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