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Mediobanca conferma Cda Generali ma non rassicura Mustier

Nagel assicura continuità al vertice delle Generali ma non esclude lo slittamento della vendita del 3% del Leone in mano a Mediobanca – Mustier (Unicredit) rileva che sarebbe servito un patto più solido in Mediobanca a difesa dell’indipendenza delle Generali – Utile in calo ma sopra le attese per l’istituto di Piazza Cuccia

Mediobanca conferma Cda Generali ma non rassicura Mustier

Il numero uno di Mediobanca, Alberto Nagel, assicura che il nuovo Cda di Generali – da rinnovare all’assemblea di fine aprile – sarà in continuità con l’attuale. In sostanza, questo significa che la conferma del Ceo Philippe Donnet è scontata, anche se rimane da risolvere il problema relativo alla presidenza. Naturalmente l’orientamento di Mediobanca, che di Generali è il primo azionista, dovrà essere confrontato con quello degli altri azionisti e soprattutto di Caltagirone e Del Vecchio che sono cresciuti fino a circa il 5% in Generali, ma la linea di Piazzetta Cuccia conta ancora anche per Trieste.

“L’attuale Cda ha approvato un piano a novembre che va nella direzione giusta – ha spiegato Nagel – perché prevede un importante recupero della redditività associandolo a uno sviluppo della società e a un abbassamento leva finanziaria. Essendo tutto questo approvato a novembre e avendo noi piena fiducia in questo tipo di percorso, a noi sembra auspicabile che il nuovo Cda sia in condizioni di consentire la delivery di quel piano e quindi da questo punto di vista tendenzialmente un cda in continuità”.

Inoltre, Nagel ha fatto presente che la prevista cessione del 3% di Generali da parte di Mediobanca non arriverà necessariamente entro giugno: “Dal punto di vista strategico non cambia il nostro orientamento cioè consideriamo la partecipazione in Generali come una importante fonte di redditività che da un punto di vista aziendale può essere sostituita, ed è opportuno che lo sia progressivamente, con asset che siano bancari. Quello che cambia è il timing, non abbiamo più nessun tipo di esigenza legata a un calendario. Abbiamo oggi una dotazione di capitale sovrabbondante che ci consente di affrontare qualsiasi tipo di scenario e quindi nella nostra attività saremo sempre molto interessati a capire quali sono le attività di M&A che, se di una certa dimensione, comportano anche una liberazione di capitale dalla partecipazione in Generali”.

Le affermazioni di Nagel non soddisfano del tutto Jean Pierre Mustier: “Avrei voluto avere un patto più forte di quello che è stato poi deciso – ha detto il numero uno di Unicredit a proposito di Generali – perché penso che sia positivo per l’Italia avere una forte base azionaria in Mediobanca, per assicurare che Mediobanca e soprattutto le sue controllate, e penso in particolare alla grande compagnia assicurativa (Generali, ndr), possano essere protette e rimanere italiane, indipendenti e quotate in Italia”.

I soci di Mediobanca hanno deciso di sottoscrivere un patto di consultazione fino al 2021. “Gli altri azionisti hanno scelto altrimenti e abbiamo seguito gli altri azionisti”, ha aggiunto Mustier, ribadendo che per UniCredit la quota in Mediobanca resta “un investimento finanziario”.

Il Cda di Mediobanca ha approvato oggi anche i conti del primo semestre dell’esercizio 2018-2019, chiuso con un utile netto di 450,5 milioni, in flessione del 5,4% rispetto ai 476,3 milioni dello scorso anno per l’assenza di plusvalenze su cessioni di azioni Afs (94,4 milioni a dicembre 2017). Il dato batte comunque le stime del consensus degli analisti che stimavano un utile netto di 428 milioni.

Nonostante la volatilità dei mercati e il deterioramento macro, l’istituto realizza il miglior semestre di sempre per ricavi e redditività. Nel dettaglio, i ricavi sono in aumento del 9%, a 1,277 miliardi, e il risultato operativo, al netto delle rettifiche su crediti, è in crescita del 16%, a 606 milioni.

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