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Mattarella, il messaggio: “Contro la guerra coltivare la cultura della pace e per i giovani nè rassegnazione nè indifferenza”

Nono discorso di fine anno per il presidente Sergio Mattarella, il secondo del suo secondo mandato. “È indispensabile fare spazio alla cultura della pace” solo così termineranno le violenze. Ai giovani “amore non è egoismo”. E poi un appello “votate, il voto libero decide”

Mattarella, il messaggio: “Contro la guerra coltivare la cultura della pace e per i giovani nè rassegnazione nè indifferenza”

Fare spazio alla pace con la cultura, porre fine alla violenza delle guerre ma anche la violenza di genere, e poi i giovani, il lavoro giusto, e le prossime sfide delle tecnologia. Questi i temi affrontati dal Presidente Sergio Mattarella nel suo nono discorso di fine anno, il secondo del suo secondo mandato, il 75esimo tenuto dal Capo dello Stato, tenuto nella sala Tofanelli alla Vetrata.

Un discorso amaro, lungo 16 minuti, rivolto solamente ai cittadini. Nessun accenno o riferimenti, invece, alla classe politica nostrana.

“Non possiamo distogliere il pensiero da quanto avviene intorno a noi. Nella nostra Italia, nel mondo. Sappiamo di trovarci in una stagione che presenta tanti motivi di allarme. E, insieme, nuove opportunità. Avvertiamo angoscia per la violenza cui, sovente, assistiamo: tra gli Stati, nella società, nelle strade, nelle scene di vita quotidiana”, ha detto il presidente della Repubblica.

La violenza della guerra

Mattarella ha espresso preoccupazione per la violenza nel mondo, soprattutto nelle guerre in corso in Ucraina e nel conflitto tra Israele e Hamas nel Medio Oriente. Ha ricordato la “devastazione dell’Ucraina” e la “ferocia di Hamas” nell’attacco “ignobile oltre ogni termine, nella sua disumanità” contro Israele ma ha anche sottolineato la dura reazione di Israele che ha causato molte vittime civili e costretto molte persone a Gaza a lasciare le proprie case.

Il presidente ha ricordato come l’odio possa durare a lungo autogenerandosi: “E l’odio durerà, moltiplicato, per molto tempo, dopo la fine dei conflitti. La guerra è frutto del rifiuto di riconoscersi tra persone e popoli come uguali. Dotati di pari dignità”.

Mattarella: “La pace non è astratto buonismo ma realismo”

Il Presidente ha sottolineato l’importanza di promuovere la cultura della pace e una mentalità pacifica:

“È indispensabile fare spazio alla cultura della pace. Alla mentalità di pace. Parlare di pace, oggi, non è astratto buonismo. Al contrario, è il più urgente e concreto esercizio di realismo, se si vuole cercare una via d’uscita a una crisi che può essere devastante per il futuro dell’umanità. Sappiamo che, per porre fine alle guerre in corso, non basta invocare la pace. Occorre che venga perseguita dalla volontà dei governi. Anzitutto, di quelli che hanno scatenato i conflitti”.

Mattarella ai giovani: “amore non è egoismo”

Il presidente ha parlato poi della violenza nella vita quotidiana e si è poi rivolto ai giovani menzionando i tanti femminicidi avvenuti nel corso dell’anno:

“Cari ragazzi, ve lo dico con parole semplici: l’amore non è egoismo, possesso, dominio, malinteso orgoglio. L’amore – quello vero – è ben più che rispetto: è dono, gratuità, sensibilità. Penso alla violenza verbale e alle espressioni di denigrazione e di odio che si presentano, sovente, nella rete. Penso alla violenza che qualche gruppo di giovani sembra coltivare, talvolta come espressione di rabbia. Penso al risentimento che cresce nelle periferie. Frutto, spesso, dell’indifferenza; e del senso di abbandono. Penso alla pessima tendenza di identificare avversari o addirittura nemici. Verso i quali praticare forme di aggressività”.

Il presidente Mattarella ha poi affrontato le questioni sociali che attanagliano i giovani e le famiglie, in primis la ricerca del lavoro “giusto”. Ha evidenziato la mancanza di opportunità lavorative nonostante un aumento significativo dell’occupazione. Ha sottolineato la presenza di lavoro sottopagato e spesso incompatibile con le aspettative e gli studi dei lavoratori.

Mattarella ha anche menzionato le condizioni inique e di scarsa sicurezza sul luogo di lavoro, con numerose vittime inaccettabili. Ha criticato le enormi disparità di retribuzione tra pochi privilegiati e molti che vivono nel disagio. Il presidente ha poi evidenziato le difficoltà nell’accesso alle cure sanitarie per tutti, con liste d’attesa e tempi inaccettabilmente lunghi. Ha concluso sottolineando l’importanza che lo Stato garantisca la sicurezza della convivenza.

Mattarella: “facciamo che l’intelligenza artificiale resti umana”

Un pensiero il Presidente l’ha rivolto anche alle nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, che proiettano la civiltà in un nuovo futuro “il nuovo balzo del terzo millennio”. L’intelligenza artificiale è pronta a modificare le nostre abitudini ma per Mattarella è necessario che “resti umana“.

“Adesso, con l’intelligenza artificiale che si autoalimenta, sta generando un progresso inarrestabile. Destinato a modificare profondamente le nostre abitudini professionali, sociali, relazionali. Ci troviamo nel mezzo di quello che verrà ricordato come il grande balzo storico dell’inizio del terzo millennio. Dobbiamo fare in modo che la rivoluzione che stiamo vivendo resti umana. Cioè, iscritta dentro quella tradizione di civiltà che vede, nella persona – e nella sua dignità – il pilastro irrinunziabile”.

Mattarella: “votate, il voto libero decide”

Infine Mattarella ha lanciato un’appello sul votare e sulla partecipazione attiva al bene comune della Repubblica: “Viviamo un passaggio epocale. Possiamo dare tutti qualcosa alla nostra Italia. Qualcosa di importante. Con i nostri valori. Con la solidarietà di cui siamo capaci. Con la partecipazione attiva alla vita civile. A partire dall’esercizio del diritto di voto. Per definire la strada da percorrere, è il voto libero che decide. Non rispondere a un sondaggio, o stare sui social”.

Diritto come lo è pagare le tasse: “L’evasione riduce, in grande misura, le risorse per la comune sicurezza sociale. E ritarda la rimozione del debito pubblico, che ostacola il nostro sviluppo”.

Mattarella ha chiuso il suo discorso con una nota di speranza “L’unità della Repubblica è un modo di essere. Uniti siamo forti”.

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