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Mark Zuckerberg sfida Donald Trump: un duello tra hacker?

“Building Global Community”, il manifesto lanciato da Zuckerberg sulla mission di Facebook è una sfida aperta ai programmi anti-globalizzazione del presidente degli Stati Uniti

Mark Zuckerberg sfida Donald Trump: un duello tra hacker?

Verso il partito di Facebook?

“Building Global Community” sono le parole scelte da Mark Zuckerberg per delineare la missione di Facebook nel mondo. Tre parole che sono anatema per Trump, impegnato com’è a distruggere la global community e le sue conseguenze.

Perché Mark Zuckerberg ha sentito proprio adesso la necessità di fare il punto sulla missione di Facebook, sul suo stato di attuazione e sulle prospettive del più grande social media del mondo? E perché lo ha fatto con un documento/manifesto di 6000 parole, anche visionario così come lo era stato “The hacker’s way”, la lettera agli investitori al momento della quotazione di Facebook? La risposta a queste domande è facile: lo ha fatto per via della situazione venutasi a creare con la elezione di Trump e con il programma antiglobalizzazione che il nuovo presidente ha promesso di attuare sino dai primi 100 giorni. Questo programma cozza con la natura stessa di Facebook, la cui ragion d’essere è la globalizzazione.

The hacker’s way si apriva con queste parole: “Facebook non è stato creato per diventare una società per azioni. È stato creato per una missione sociale: rendere il mondo più aperto e connesso”. A distanza di cinque anni, di fronte ai fortissimi venti contrari, il giovane Mark giunge a una conclusione che potrebbe avere implicazioni personali e politiche non indifferenti. Egli infatti scrive: “Costruire una comunità globale è un progetto più grande di una organizzazione o di un business”. E allora che cosa è? È un progetto politico. È il progetto Facebook, completamente diverso da qualsiasi cosa ci sia stata prima. A Facebook non interessano le nazioni, il governo, le elezioni, il parlamento; a Facebook interessa la gente e le relazioni che la gente può produrre a tutti i livelli. È su queste interazioni che costruisce il proprio business.

Infatti, delineando i compiti di Facebook per costruire una comunità inclusiva, il giovane Mark sembra delineare più i compiti di un soggetto politico che di un’impresa tecnologica o di un business. Scrive Mark: “Facebook non è solo tecnologia e informazione, ma è una comunità che si sta evolvendo dal compito di mettere in collegamento gli amici e le famiglie al compito di diventare una fonte di informazione e un luogo di conversazione pubblica”. Descrivendo il lavoro che attende Facebook Mark parla del compito prioritario di costruire piccole comunità significative che egli chiama “meaningful groups” in grado di autorgovernarsi, di risolvere i problemi che definiscono quella comunità, intervenendo efficacemente nella vita delle persone che ne fanno parte. Queste comunità piccole relazionandosi a vicenda possono dare luogo a comunità più grandi fino a scalare alla comunità globale. In questa visione di Facebook echeggia l’idea libertaria di insiemi sovranazionali, autogestiti fuori dalla giurisdizione degli stati. Finora si erano immaginati come città galleggianti nelle acque internazionali o colonie spaziali, adesso con Facebook è il ciberspazio a divenire il luogo deputato di queste utopie.

Nella parte finale del documento il giovane Mark si spinge a dichiarare che Facebook può fornire un esempio di governance di comunità, un modello di funzionamento di un organismo di “collective decision-making” per ottenere il quale Facebook è pronto a costruire un sistema di votazione globale che dia ai suoi componenti più peso e controllo nella vita delle comunità.

Una sfida a Trump?

Si sapeva che Mark più di un tecnologo si sentisse un riformatore sociale e un messia del nuovo mondo interconnesso. Ma sfidare il proprio irritabile presidente su un piano così politicamente sensibile come la globalizzazione è veramente qualcosa di sorprendente, come non hanno mancato di rimarcare gli organi d’informazione che si sono spinti a scrivere che il giovane Mark si prepara a sfidare tra quattro anni Trump. Che stia cercando un nuovo lavoro?

Non sta succedendo niente di questo, ma Mark si è voluto staccare dal gruppone dei tecnologi della Silicon Valley che, pur aborrendo Trump, si stanno muovendo sulle uova. A tal punto che il New York Times, il più acerrimo avversario di Trump tra i grandi media, li ha invitati a schierarsi e a buttare sulla bilancia il loro ragguardevole peso. Non succederà presto perché più che il mondo e l’America ai leader della nuova economia sta a cuore il proprio business che potrebbe subire una brutta battuta d’arresto se il presidente gli lanciasse contro il proprio esercito di attivisti azzannatori. Obama ha lanciato la Silicon Valley in orbita, Trump può riportarla sulla terra. La politica si sta prendendo una rivincita sulla tecnologia e sta riaffermando pienamente il suo primato che pareva evaporato dopo l’inaudito peso dell’innovazione tecnologica e dei suoi apostoli nella vita delle persone.

Zuckerberg ha deciso di schierarsi così nettamente, perché la visione di Trump può essere veramente una minaccia mortale per Facebook. Facebook è la massima espressione della globalizzazione e delle società aperte che collaborano con i commerci, la circolazione delle persone, dei capitali, delle idee e l’industria culturale. Se Trump inizia a chiudere le frontiere, porre dazi sulle merci e i servizi non prodotti negli USA, vara una politica estera in cui gli interessi materiali e strategici americani divengono irriguardosi nei confronti di ogni differente questione, allora ci saranno delle ritorsioni e l’America e le sue multinazionali inizieranno a sentire che cosa significa il principio di reciprocità.

Facebook, un facile capro espiatorio

Facebook può divenire davvero il capro espiatorio di America First. Fuori dagli Stati Uniti, in Europa, in Africa in Asia, Facebook non crea posti di lavoro, non contribuisce al prodotto nazionale, non paga le imposte che dovrebbe pagare, attraverso Facebook si possono influenzare gli elettori con le bufale e i paesi ostili possono immischiarsi negli affari nazionali. Inoltre piano piano ci siamo accorti che Facebook contribuisce poco ad elevare la conversazione pubblica, anzi tende ad incretinirla e a brutalizzarla oltre ogni possibile decenza.

Per i politici e i governi Facebook è una seccatura e lo tollerano perché la gente lo ama e la gente si reca alle urne. Il più grande social network, come tutti gli altri social, si muove in un quadro istituzionale e giuridico indefinito, si appropria dei dati dei cittadini per creare dei dossier che vanno ad attrarre gli investitori pubblicitari che così negano risorse agli operatori nazionali per darle a Mark e ai suoi algoritmi. I tedeschi per esempio sono imbufaliti con Facebook. Lo stanno infatti portando in tribunale e non sarà facile per esso uscirne indenne. La commissione europea ha un gran voglia di rissa. Per molte nazioni Facebook non crea alcuna ricchezza.

Tutto questo può essere tollerato dalla politica se la globalizzazione è il modo di organizzazione delle relazioni politiche ed economiche mondiali e se la nazione leader alimenta e spinge questo modello. Nel momento in cui lo nega, perché devono essere coloro che la subiscono a supportarla? Facebook può essere davvero la prima testa colpita dal boomerang Trump. E allora addio quotazioni miliardarie, addio profitti e dividendi. La supernazione Facebook si potrebbe frantumare come si frantumò la Babilonia di Nabucodonosor. Dal giorno alla notte.

Ma non ci sarà niente di tutto questo

Per chi abbia la voglia e la pazienza di andare alle origini della visione di Mark Zuckerberg e di Facebook può essere veramente illuminante leggere la lettera inviata agli investitori al momento della quotazione del social media nel 2012. Ve la offriamo integralmente, qui di seguito, nella traduzione dall’inglese di Stefano Cipriani. Buona lettura. Questo testo ha ispirato molti apprendisti leader, anche nel nostro paese. Per ora però non ha portato molta fortuna.

The Hacker way (L’hacker-pensiero) – Lettera agli investitori di Mark Zuckerberg

Facebook non è stato creato per diventare una società per azioni. È stato creato per una missione sociale: rendere il mondo più aperto e connesso.

Noi pensiamo che è importante che chiunque investa in Facebook capisca qual è la nostra missione, come prendiamo le decisioni e come pensiamo ciò che facciamo. Proverò a spiegare tutto questo in questa lettera.

In Facebook siamo ispirati dalle tecnologie che hanno rivoluzionato il modo in cui le persone usano e consumano le informazioni. Spesso si parla di invenzioni come stampa e televisione, strumenti che hanno creato una comunicazione più efficiente e hanno portato la società a trasformarsi in modo molto interessante. Hanno dato voce a molte persone. Hanno incoraggiato il progresso. Hanno cambiato il modo in cui la società era organizzata. Hanno avvicinato tutti noi in qualche modo.

Oggi, la nostra società ha raggiunto un altro punto di svolta. Viviamo in un mondo dove la maggioranza delle persone ha accesso a Internet o ai telefoni cellulari. Sono strumenti necessari per cominciare a condividere con chi vogliamo ciò che pensiamo, il nostro umore, cosa facciamo. Facebook vuole costruire un servizio che dia alle persone il potere di condividere le loro esperienze e aiutare ancora una volta a trasformare molte delle nostre attività e delle nostre istituzioni.

Oggi si sente una grande necessità e c’è una grande opportunità per collegare tutte le persone nel mondo, dando a ognuna di loro una voce per trasformare la società per il futuro. La tecnologia e le infrastrutture devono essere sviluppate come mai prima d’ora e noi crediamo che questo sia il problema più importante sul quale focalizzarci.

Noi speriamo di rafforzare il modo in cui le persone si relazionano le une con le altre.

Anche se la nostra missione sembra “grande”, parte dal piccolo – con la relazione fra due persone.

Le relazioni interpersonali sono un’unità fondamentale della nostra società. Sono il modo attraverso il quale scopriamo nuove idee, comprendiamo il nostro mondo e dal quale deriva la nostra felicità a lungo termine.

In Facebook abbiamo creato strumenti che aiutano le persone a collegarsi con altre persone con le quali condividendo ciò che si vuole, e realizzando tutto questo abbiamo esteso la capacità delle persone di costruire e mantenere rapporti interpersonali.

Le persone condividono di più – anche solo con i loro amici o la loro famiglia – creano una cultura più aperta e generano una comprensione migliore della vita e delle prospettive per gli altri. Noi crediamo che questo crei una quantità di relazioni interpersonali più forti e che ciò aiuti le persone a esporsi a un numero diverso e più grande di prospettive.

Aiutando le persone a formare queste connessioni, speriamo di ricreare il modo in cui diffondono e consumano informazioni. Noi pensiamo che l’infrastruttura mondiale delle informazioni dovrebbe assomigliare al grafo sociale – un network costruito dal basso verso l’alto o peer-to-peer – piuttosto che alla struttura monolitica top-down che è esistita fino a oggi. Crediamo anche che dare alle persone il controllo su ciò che condividono sia un principio fondamentale di questa rifondazione.

Abbiamo già aiutato più di 800 milioni di persone a tracciare oltre 100 miliardi di connessioni, e il nostro obiettivo è di accelerare questo processo.

Speriamo di migliorare il modo in cui le persone si connettono alle aziende e all’economia.

Noi pensiamo che un mondo più aperto e connesso potrà aiutare a creare un’economia più forte con le aziende che creano i prodotti e servizi migliori.

Più le persone condividono, più hanno accesso ai pareri di altre persone di cui si fidano, circa i prodotti e servizi che utilizzano. Ciò rende più facile scoprire i prodotti più buoni e migliorare la qualità e l’efficienza della vita.

Il risultato di rendere più facile trovare prodotti migliori è che le aziende saranno ricompensate dai consumatori per fare aver fatto prodotti più buoni – personalizzati e disegnati attorno alle persone. Abbiamo anche scoperto che questi prodotti “social by design” tendono a piacere più di quelli tradizionali, e non vediamo l’ora di vedere tanti altri prodotti muoversi in questa direzione.

La nostra piattaforma di sviluppo ha già permesso a centinaia di migliaia di aziende di realizzare prodotti di alta qualità, più sociali. Abbiamo visto nuovi dirompenti approcci in settori come i giochi, la musica e le notizie e ci aspettiamo di vedere impatti analoghi in tanti altri ambiti costruiti intorno a un nuovo concetto di produzione che sia “social by design”.

Oltre a creare prodotti migliori, un mondo più aperto spinge le imprese a sviluppare un impegno più diretto e autentico con i consumatori. Più di 4 milioni di attività hanno una pagina Facebook che utilizzano per dialogare con i propri clienti. E ci aspettiamo che questa tendenza cresca ulteriormente.

Speriamo di cambiare il modo in cui le persone si relazionano con i governi e le istituzioni.

Crediamo che la creazione di strumenti per aiutare le persone a condividere possa portare a un dialogo più onesto e trasparente con i governi, i quali potrebbero trasferire maggiori poteri alle persone, maggior responsabilità ai funzionari e migliori soluzioni ad alcuni dei maggiori problemi del nostro tempo.

Dando alla gente il potere di condividere, stiamo iniziando a notare che le persone fanno sentire la loro voce in un modo diverso rispetto a quanto era storicamente possibile. Queste voci aumenteranno di numero e di volume. Non possono essere ignorate. Nel tempo, ci aspettiamo che i governi diventino più sensibili alle questioni e alle preoccupazioni sollevate direttamente dal popolo piuttosto che tramite intermediari controllati da pochi eletti.

Attraverso questo processo, crediamo che i leader che emergeranno nei vari paesi saranno favorevoli a Internet e combatteranno per i diritti dei loro popoli, incluso il diritto di condividere ciò che vogliono e quello di accedere a tutte le informazioni.

Infine, come l’economia si muove verso prodotti di qualità superiore e personalizzati, ci aspettiamo anche di veder emergere nuovi servizi di progettualità sociale che affrontino i grandi problemi del mondo come la creazione di occupazione, l’istruzione e l’assistenza sanitaria. Ci auguriamo di poter fare tutto il possibile per aiutare questo progresso.

La nostra Missione e il nostro Business

Come ho detto sopra, Facebook non è stata originariamente fondata per essere un’azienda. In primo luogo abbiamo sempre avuto a cuore la nostra missione sociale, i servizi che creiamo e le persone che li usano. Questo è un approccio diverso rispetto a quello di una società per azioni, quindi voglio spiegare perché penso che possa funzionare.

Ho iniziato a scrivere la prima versione di Facebook perché era qualcosa che volevo esistesse. Da allora, la maggior parte delle idee e del codice inseriti in Facebook sono stati creati da grandi persone che abbiamo preso nella nostra squadra.

La maggior parte di queste grandi persone pensa soprattutto a creare e di essere parte di una grande cosa, ma vuole anche far soldi. Attraverso il processo di creazione di un team – e anche di creazione di una comunità di sviluppatori, inserzionisti pubblicitari e investitori – ho sviluppato un profondo apprezzamento per chi crea un’azienda forte con un forte motore economico e una forte crescita, che può essere il modo migliore per mettere insieme molte persone per risolvere problemi importanti.

In parole semplici: noi non creiamo servizi per fare soldi; facciamo soldi creando servizi migliori.

E pensiamo che questo sia un buon modo per creare qualcosa. In questi giorni penso che sempre più persone vogliano utilizzare servizi di aziende che credono in qualcosa oltre alla semplice massimizzazione dei profitti.

Focalizzando l’attenzione sulla nostra missione e sulla creazione di ottimi servizi, noi crediamo di andare a creare il massimo valore possibile per i nostri azionisti e partner a lungo termine – e questo ci permetterà di mantenere e attrarre le persone migliori e creare altri ottimi servizi. Non ci svegliamo alla mattina con l’obiettivo primario di far soldi, ma ci rendiamo conto che il modo migliore per raggiungere la nostra missione sia creare una azienda forte e di grande valore.

Questo è il modo in cui pensiamo alla nostra opa. Stiamo andando sul mercato per i nostri dipendenti e per i nostri investitori. Abbiamo preso un impegno quando abbiamo dato loro le nostre azioni per farle crescere di valore e renderle liquide, e questa opa sta assolvendo al nostro impegno. Diventando una società per azioni stiamo prendendo un impegno analogo con i nostri nuovi investitori e lavoreremo altrettanto duramente per assolverlo.

L’hacker-pensiero

Per creare una società forte abbiamo lavorato duro per rendere Facebook il posto migliore per grandi persone che vogliono avere un grande impatto sul mondo e imparare da altre grandi persone. Abbiamo coltivato un approccio unico a livello di cultura e gestione, approccio che noi chiamiamo “Hacker-pensiero”.

La parola “hacker” ha una connotazione ingiustamente negativa, essendo presentata dai media come “uno che vìola i computer”. In realtà, hacking significa solamente creare qualcosa in fretta o testare i confini di ciò che si è in grado di fare. Come la maggior parte delle cose, può avere un uso buono o cattivo, ma la stragrande maggioranza degli hacker che ho incontrato tendono a essere degli idealisti che vogliono avere un impatto positivo sul mondo.

L’hacker-pensiero è un approccio alla creazione che coinvolge il miglioramento continuo e l’iterazione. Gli hacker credono che le cose possano essere sempre migliorabili, e che nulla è mai finito. Devono solo risolvere il problema – spesso davanti a persone che pensano sia impossibile o si accontentano dello status quo.

Gli hacker cercano di creare i servizi migliori sul lungo periodo, facendo rapide release e imparando da piccole ripetizioni piuttosto che cercare di fare tutto per bene in una volta sola. Per sostenere questo metodo, abbiamo creato un ambiente di test che in un dato momento è in grado di testare migliaia di versioni diverse di Facebook. Sul nostro muro abbiamo scritto “Fatto è meglio di perfetto”, per tenere sempre a mente il concetto di rilascio veloce.

L’hacking è anche una disciplina intrinsecamente pragmatica e attiva. Invece di discutere per giorni su come una nuova idea sia possibile o sul miglior modo di creare qualcosa, gli hacker creano un prototipo e vedono cosa funziona. C’è un mantra che gira parecchio negli uffici di Facebook: “Un codice è meglio di tanti discorsi”.

La cultura hacker è anche estremamente aperta e meritocratica. Gli hacker credono che l’idea e l’implementazione migliore vince sempre – e non la persona che è brava a fare lobbying attorno all’idea o la persona che gestisce il maggior numero di persone.

Per incoraggiare questo approccio, ogni pochi mesi facciamo un “Hackathon”, dove ognuno crea un prototipo di nuove idee che ha in mente. Alla fine, tutto il team di riunisce e osserva tutto quello che è stato creato. Molti dei nostri prodotti di maggior successo sono usciti da questi Hackathon, come la Timeline, la chat, i video, il nostro framework di sviluppo mobile e alcune delle nostre infrastrutture più importanti come il compilatore HipHop.

Per assicurarci che tutti i nostri ingegneri condividano questo approccio, richiediamo ai nuovi arrivi – e perfino ai manager che principalmente non scrivono codice – di passare attraverso un programma chiamato Bootcamp dove possono apprendere le nostre regole base, i nostri strumenti e il nostro approccio. Ci sono un sacco di persone in questo settore che gestiscono ingegneri e non vogliono scrivere codice, ma le persone pragmatiche che cerchiamo deve essere disposte e in grado di passare dal Bootcamp.

Gli esempi fatti sopra si riferivano agli ingegneri, ma abbiamo distillato questi princìpi in cinque valori fondamentali su come gestiamo Facebook:

1. Focalizzare l’impatto

Se vogliamo ottenere il maggior impatto possibile, il miglior modo di farlo è quello di assicurarsi di stare sempre focalizzati sulla soluzione dei problemi più importanti. Sembra semplice a dirsi, ma pensiamo che la maggior parte delle aziende lo fa male e spreca un sacco di tempo. Ci aspettiamo che tutti in Facebook siano bravi a trovare i problemi più grossi sui quali lavorare.

2. Muoversi veloci

Muoversi velocemente ci permette di creare più cose e di imparare più velocemente. Tuttavia, non appena la maggior parte delle aziende inizia a crescere, rallenta troppo perché ha più paura di commettere errori di quanta ne abbiano di perdere opportunità a muoversi troppo lentamente. Noi abbiamo un motto: “Muoviti e spacca”. L’idea è che se non si “rompe” qualcosa, probabilmente è perché non si procede abbastanza velocemente.

3. Essere coraggiosi

Creare grandi cose significa correre dei rischi. Questo può spaventare e frena la maggior parte delle aziende a fare le grandi cose che dovrebbero. Tuttavia, in un mondo che sta cambiando così velocemente, avrai la garanzia di fallire se non corri dei rischi. Abbiamo un altro motto: “La cosa più rischiosa è non correre rischi”. Spingiamo tutti a prendere decisioni coraggiose, anche se ciò può significare sbagliare, qualche volta.

4. Essere aperti

Crediamo che un mondo più aperto sia un mondo migliore, perché le persone che hanno più informazioni possono prendere decisioni migliori ed avere un impatto maggiore. Questo vale anche per la nostra gestione aziendale. Lavoriamo duramente per assicurarsi che tutti in Facebook abbiano accesso a quante più informazioni possibili su ogni aspetto della società, in modo che possano prendere le decisioni migliori e avere l’impatto maggiore.

5. Creare valore sociale

Ancora una volta, Facebook esiste per rendere il mondo più aperto e connesso, e non solo per essere azienda. Ci aspettiamo che tutti, in Facebook, siano focalizzati ogni giorno su come creare un valore reale per il mondo in tutto ciò che fanno.

Grazie per il tempo che avete speso per leggere questa lettera. Crediamo di avere l’opportunità di avere un impatto importante nel mondo e di costruire una società in grado di durare a lungo. Non vedo l’ora di costruire insieme qualcosa di grande.

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