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Mario Valentino o Valentino Garavani? E-commerce inglese inibita

Il Tribunale di Milano ha accolto il ricorso di Mario Valentino Spa, maison napoletana che ha l’esclusiva del marchio “Valentino” per calzature, accessori e borse. Farfetch Uk invece vendeva con quella denominazione prodotti dello stilista noto come Valentino, ma che su quei prodotti deve presentarsi come Valentino Garavani.

Mario Valentino o Valentino Garavani? E-commerce inglese inibita

Mario Valentino o Valentino Garavani, l’eterno dilemma, che però dilemma non è più da tempo. La sovrapposizione tra due marchi storici della moda made in Italy, il primo fondato negli anni ’50 dall’omonimo stilista napoletano, il secondo nello stesso periodo ma a Roma e solitamente noto come “Valentino” tout court, era stata risolta così: per quanto riguarda calzature, borse e prodotti di pelletteria, è la storica maison partenopea ad essere esclusiva titolare del marchio “Valentino”, mentre la famosa casa d’alta moda deve per forza usare la denominazione per esteso del suo proprietario, ossia “Valentino Garavani” (restando però libera di usare “Valentino” nell’abbigliamento). Proprio in virtù di questa suddivisione, il Tribunale di Milano ha accolto il ricorso presentato da Mario Valentino Spa (assistita dagli avvocati dello studio Spheriens) contro la piattaforma di e-commerce britannica Farfetch Uk (e l’affiliata Modes spa), per aver commercializzato con il marchio “Valentino” – e non con il marchio “Valentino Garavani” – calzature e borse provenienti dalla Valentino Spa.

I giudici milanesi hanno dunque ribadito che in relazione a calzature, borse e accessori di pelletteria il segno “Valentino” risulta “riservato alla titolarità della ricorrente Mario Valentino Spa per effetto delle registrazioni da essa azionate in questo procedimento, titoli che evidentemente devono essere considerati per i diritti che per se stessi attribuiscono alla titolare di essi ed anche a prescindere dagli accordi intervenuti tra la ricorrente e la Valentino Spa”. La società inglese, che tra l’altro era già finita nel mirino del Tribunale di Milano nel 2020 per la contraffazione del marchio della cucitura gialla degli scarponcini “Dr. Martens”, aveva provato a difendersi sostenendo che la piattaforma di vendita online Farfetch svolgerebbe una mera attività di “hosting passivo” delle informazioni fornite dalle boutique partner. Ma per i giudici Farfetch ha un ruolo ben più attivo nel suo canale di vendita, al punto da “eccedere la mera figura del prestatore dei servizi dell’informazione passivo che non attua alcun controllo sulle attività svolte mediante il proprio sito web”.

Sulla base di queste premesse il Tribunale di Milano ha quindi inibito a Farfetch e a Modes “l’ulteriore utilizzazione dei marchi ‘Valentino’ e ‘Red Valentino’ in relazione a calzature, borse o altri prodotti di pelletteria” non provenienti dalla Mario Valentino, fissando una penale per la violazione dell’inibitoria e condannando le due resistenti al pagamento delle spese di lite. L’ordinanza, datata 8 febbraio 2021, non risulta al momento essere stata oggetto di ulteriore ricorso.

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