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Manovra da 30 miliardi: alt all’Iva e primo taglio del cuneo

Alle 18.30 il Consiglio dei ministri per l’aggiornamento del Def – Possibile una “rimodulazione” delle aliquote Iva più basse, anche con misure anti-evasione – Taglio del cuneo, ma solo da metà anno – Reddito di cittadinanza e quota 100 non si toccano

Manovra da 30 miliardi: alt all’Iva e primo taglio del cuneo

La manovra sarà di circa 30 miliardi e non modificherà in alcun modo quota 100 né il reddito di cittadinanza. Lo ha confermato il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, a Mezz’ora in più su Rai3. Quanto all’aumento dell’Iva, sarà sterilizzato, ma è possibile che arrivi anche un complicato riordino delle aliquote inferiori. Arriverà anche il taglio del cuneo fiscale, ma probabilmente solo da metà anno per ridurre l’esborso. Sarà avviata anche la riduzione del superticket sanitario.

“ABBIAMO IL CONTO DEL PAPEETE DA PARLARE”

“Abbiamo il conto del Papeete che ci è stato lasciato da pagare. Dobbiamo farlo in modo equilibrato, puntando alla crescita”, ha detto Gualtieri sottolineando il no a misure spot: “Abbiamo un orizzonte triennale”. Per alzare il velo sugli ultimi dubbi bisognerà aspettare questa sera. Alle 18.30, infatti, il consiglio dei ministri si riunisce per dare il via libera allo Nota di aggiornamento sul Documento di economia e finanza.

IL PROBLEMA DEL DEFICIT

Il deficit si collocherà tra il 2,1% e il 2,2% o si spingerà al 2,4% come a settembre dello scorso anno? “Forse è meglio non dichiarare il 2,4% e poi fare il 2,04% e nel frattempo avere un’impennata dello spread – ha detto Gualtieri – È preferibile collocarsi meglio dall’inizio per non avere turbative. È una saggia via di mezzo che noi percorreremo”.  Stando alle ultime indiscrezioni, il Tesoro non si dovrebbe spingere oltre il 2,2% per non forzare la mano alla Commissione europea, che non pare orientata a concedere di più.

LE IPOTESI SULL’IVA

Ogni decimale in più o in meno vale 1,8 miliardi ed è fondamentale per capire cosa ne sarà dell’Iva. In assenza di correzioni, dal primo gennaio 2020 l’aliquota intermedia passerebbe automaticamente dal 10 al 13% e quella ordinaria dal 22 al 25,2%. Sterilizzare tutto costerebbe 23,1 miliardi. Negli ultimi giorni, però, ha preso corpo un’ipotesi alternativa alternativa: usare 17 miliardi per bloccare l’aumento dell’aliquota ordinaria, alzare quella intermedia dal 10 al 13% solo su alcuni prodotti e infine accorpare in una nuova aliquota dell’8% una serie di altri generi attualmente esenti da Iva oppure tassati al 4 o al 10%. Non solo: nella fascia del 10% rientrano diverse attività a rischio evasione, su cui l’Iva aumenterebbe per chi paga in contanti e rimarrebbe stabile (con credito d’imposta a compensare la differenza) per chi paga con la carta o altri strumenti tracciabili. In questo modo, incentivando l’emersione del nero, il gettito per lo Stato dovrebbe aumentare.

CUNEO FISCALE E SALARIO MINIMO

A proposito della riduzione del cuneo fiscale, cara soprattutto al Pd, il segretario Nicola Zingaretti ha chiesto di “alzare gli stipendi, a partire da quelli bassi e medi”. Le risorse stanziabili per quest’anno rischiano però di dimezzarsi, passando da cinque a 2,5 miliardi.

Luigi Di Maio ha detto che la manovra conterrà anche il salario minimo.

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