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M5S, rottura Grillo-Conte: la Waterloo è vicina

Aria di scissione nel Movimento Cinque Stelle: Grillo non vuol rinunciare ai suoi poteri di garante ma Conte non vuol essere un leader dimezzato e medita di andarsene fondando un suo movimento – Decisive le prossime ore

M5S, rottura Grillo-Conte: la Waterloo è vicina

Si annuncia un week end di passione per i Cinque Stelle da cui dipende tutto il loro futuro. I mediatori sono al lavoro per tentare una ricucitura in extremis ma per ora lo scontro tra il fondatore e garante del Movimento Beppe Grillo e il candidato alla guida ed ex premier Giuseppe Conte non potrebbe essere più lacerante. Il succo della contesa è semplice: Grillo vuol continuare ad essere il padre-padrone dei Cinque Stelle, a fare il garante e a dire l’ultima parola su tutte le questioni decisive del Movimento. Ma Conte non ci sta: “Non faccio il figurante” commenta con disappunto e medita di mollare i Cinque Stelle per fondare un suo movimento. Le prossime ore saranno decisive: riappacificazione in extremis o divorzio al calor bianco.

La calata a Roma di Grillo e la sua riunione con i senatori dei Cinque Stelle sono state un segnale di guerra inequivocabile contro l’ex premier: “Conte deve studiare: non conosce la nostra storia. E io sono il garante e non un coglione”. Più chiaro e più duro di così Grillo non poteva essere: ha capito che il nuovo statuto messo a punto da Conte avrebbe significato il suo ridimensionamento e ha sferrato l’attacco finale per ribaltare la situazione. Ovvio che Conte non possa incassare e che non ci stia a fare il leader dimezzato. Per questo medita di indire una conferenza stampa e di lasciare la candidatura alla guida dei Cinque Stelle per fondare un suo nuovo movimento. Insomma, lo spettro della scissione incombe sui pentastellati. Ma se così fosse il pericolo di una doppia Waterloo, sia per Conte che per Grillo, è dietro l’angolo.

Che ruolo avrebbe l’ipotetico nuovo movimento di Conte? C’è chi dice che potrebbe raccogliere fino al 15% strappando voti sia ai grillini che al Pd ma sembra un calcolo molto azzardato. L’ex premier si attesterà all’opposizione del Governo Draghi o cercherà di riavvicinarsi al Pd? In entrambi i casi la scommessa è ad alto rischio. Mettersi contro un Governo che sta rimediando alle inadempienze del Conte bis e che sta conducendo con molta energia il piano vaccinale e che ha ricevuto la promozione e i soldi dell’Europa per il Recovery Plan sembra alquanto problematico. Ma anche una politica di appeasement con il Pd non sembra poter avere molto spazio politico ed elettorale. Prospettiva in salita anche per i grillini: che faranno? Torneranno all’opposizione dura e cruda dopo aver favorito, proprio con Grillo, la nascita del Governo Draghi? Sarebbe dura da spiegare e soprattutto dopo quasi due anni di pandemia l’Italia ha bisogno di serenità e sembra meno affascinata dalle sirene del populismo. Mettersi contro un Governo che sta risolvendo i problemi del Paese, che gode della stima dell’Europa e che soprattutto sta portando risorse nelle casse dell’Italia non sarebbe facile per nessuno.

Ma un’autocritica spetta anche al Pd che si è illuso di poter costruire un’alleanza strutturale con i Cinque Stelle senza mai fare attenzione ai contenuti e andando spesso a rimorchio dei grillini e dei contiani: ora rischia di trovarsi al suo fianco non uno ma due partiti concorrenti che punteranno a sottrargli voti. E che dire della liaison tra il Pd e Conte, già battezzato da Zingaretti come la massima espressione del progressismo italiano? Per fortuna c’è Draghi a rimettere in sesto l’Italia ma se la sinistra non si sveglierà per tempo aprendosi a una reale politica riformatrice di pieno sostegno all’attuale premier rischia di regalare il Paese alle destre e di trovare brutte sorprese quando deciderà di svegliarsi dopo la disastrosa infatuazione grillina e contiana.

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