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Londra, un anno dopo i Giochi: affare o flop?

Mentre il premier britannico David Cameron e il sindaco della City Boris Johnson esultano, stimando in 31mila posti di lavoro e in 11,6 miliardi di euro i benefici dell’evento (che per la prima volta da Atlanta ’96 supererebbero i costi), gli esperti contestano: “La spesa iniziale non è stata di 9,9 miliardi di sterline, come comunicato, ma di quasi 15”.

Londra, un anno dopo i Giochi: affare o flop?

Nozze principesche, giubileo della Regina, e ora nascita del “royal baby”. Da un paio d’anni a questa parte, Londra è al centro del mondo non solo per le ricorrenze legate alla sua corona, ma soprattutto per il “re” degli eventi planetari: l’Olimpiade organizzata esattamente un anno fa, e che secondo quanto comunicato ufficialmente dal premier britannico David Cameron e dal sindaco della City Boris Johnson, sarà stata la più redditizia tra quelle organizzate nell’era moderna, in particolare tra le edizioni – quelle a partire dagli anni ’90 – caratterizzate dai grandi budget di spesa.

Londra era già arrivata a metà dell’opera riuscendo a ridurre notevolmente i costi dell’organizzazione, che tra infrastrutture, trasporti, sicurezza e cerimonie erano stati contenuti – secondo i dati ufficiali del Comitato organizzatore – in 9,9 miliardi di sterline, circa 11,5 miliardi di euro, circa un quarto di quanto speso da Pechino quattro anni prima. E non è tutto: mentre da Barcellona ’92 i benefici sono stati inesistenti o modesti (dai 10 milioni di dollari di introiti netti di Atlanta ’96, ultima edizione in attivo, alla tragedia greca di Atene 2004, che ha appesantito il deficit dal 2 al 3%), secondo il premier Cameron “l’evento londinese ha comportato 10 miliardi  di sterline di ricadute economiche sulla City (11,6 miliardi di euro, ossia persino poco più di quanto speso, ndr) tra contratti commerciali, introiti legati al turismo, investimenti esteri”.

Propositi confermati dal primo cittadino della capitale inglese, Boris Johnson, che rivendica la creazione di “31mila posti di lavoro legati direttamente o indirettamente al dinamismo indotto dai Giochi olimpici”. Ma l’organizzazione britannica è in realtà ancora più ambiziosa: il pareggio di bilancio era solo la prima delle promesse, e nonostante i tempi di crisi l’obiettivo finale è quello di realizzare un vero e proprio business che trascini l’intera economia, arrivando a 13 miliardi di sterline di indotto entro il 2013 (di cui 2,3 legati al turismo) e a 41 miliardi entro il 2020.

Calcolo che a molti economisti è tuttavia sembrato piuttosto azzardato in un dibattito, quello del rapporto costi/benefici di eventi come Olimpiadi ma anche Mondiali di calcio, che da 30 anni continua a dividere gli esperti. A riportare il discorso su binari più realistici ci ha pensato, fra i tanti, Howard Archer di IHS Global Insight: “Il conteggio – spiega l’analista – spesso non prende in considerazione alcuni costi esorbitanti come quelli per strade e linee della metropolitana, mentre dà merito all’evento di alcuni investimenti esteri in maniera un po’ forzata, come quelli per esempio legati all’apertura di centri commerciali, per i quali è possibile pensare che sarebbero stati comunque realizzati a prescindere dai Giochi”.

C’è poi, secondo alcuni, un equivoco di fondo: proprio in virtù del ragionamento fatto da Archer, il vero costo della 30esima Olimpiade non è stato di 10 miliardi scarsi di sterline ma di oltre 12 miliardi, se non addirittura di 15, ossia quasi 4 volte il budget iniziale stimato nel 2005. In attesa di capirci di più sui conti (che come sempre non torneranno…) resta in ogni caso per la Gran Bretagna il grandissimo successo mediatico e sportivo: quella di 12 mesi fa è stata infatti l’Olimpiade più seguita, sia in tv sia sui mezzi di comunicazione digitali (da Twitter a Facebook), e più vincente per i sudditi di Sua Maestà, che nelle due settimane a cinque cerchi hanno collezionato ben 65 medaglie, di cui 29 d’oro, posizionandosi alle spalle solo di Usa e Cina.

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