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L’ombra di Grexit fa paura alle Borse: Atene può reggere solo fino a giugno

Secondo il Financial Times “il default della Grecia è necessario ma il Grexit no”: rimuovere la mina dell’insolvenza di Atene ma senza farla uscire dall’euro – FMI: “La Grecia regge fino a giugno: bisogna trovare una soluzione prima” – Cina taglia i tassi – Bund verso quota zero – Dividendi a Piazza Affari – Stretta tra Unicredit e Santander – Ipo Technogym

L’ombra di Grexit fa paura alle Borse: Atene può reggere solo fino a giugno

Il default della Grecia è necessario. Ma il Grexit no”. Scrive così stamane Wolfgang Munchau sul Financial Times, facendo eco alla preoccupazione dei mercati: va rimossa la mina dell’insolvenza di Atene, che non ha i numeri per far fronte ai debiti, ma vanno scongiurati gli effetti devastanti sulle piazze finanziarie. Facile prevedere in questa cornice un avvio turbolento per le Borse, dopo le pesanti perdite di venerdì e la prospettiva di un braccio di ferro, non solo finanziario, tra l’Eurogruppo e Atene, spalleggiata da Mosca.

Nel frattempo, a dare una boccata d’ossigeno alla finanza internazionale, ci ha provato la Banca centrale cinese che ha annunciato il taglio delle riserve obbligatorie delle banche di un punto percentuale, il secondo di quest’anno dopo quello del 4 febbraio scorso.
Ma l’effetto sui listini è stato modesto: la decisione è servita più che altro a tamponare l’effetto ribassista delle regole più severe fissate venerdì sera dalla Consob cinese. 

Shanghai, dopo una partenza in deciso ribasso, guadagna l’1% circa, Hong Kong – 0,4%. In lieve rialzo Tokyo +0,3%. La mossa espansiva di Pechino non è così riuscita ad imprimere una rotta positiva ai listini della regione: anche ad Oriente si fanno sentire i timori per l’Eurozona, condizionata dal dossier Grecia e i possibili effetti di Wall Street.

THOMSEN (FMI): ATENE REGGE FINO A GIUGNO

Non scherzare con il fuoco dei mercati. E’ in sintesi il monito lanciato sabato sera da Washington da Mario Draghi di fronte alla prospettiva di uno “strappo” tra Atene e l’Eurogruppo.

Segnali nella stessa direzione arrivano dai vertici del Fondo Monetario. “Ci sono stati passi in avanti che ci inducono a ben sperare. Ma siamo ancora molto lontani dall’obiettivo”. Sintetizza così la situazione il direttore per gli affari europei del Fmi Poul Thomsen, intervistato stamane dal tedesco Die Handelsblatt.

Secondo Thomsen le finanze di Atene possono reggere solo fino a giugno, poi il tracollo sarebbe inevitabile. “Dobbiamo trovare una soluzione prima di allora – ha aggiunto – perché nessuno può pensare che il Grexit possa essere indolore. Guai se i mercati scoprissero che l’Eurozona è un club da cui si può entrare ed uscire”.

SULLE BORSE PESA L’EFFETTO DEL VENERDI’ NERO

I mercati hanno già preso atto della gravità della situazione. Le Borse europee hanno archiviato venerdì la peggior settimana da gennaio, con l’ultima seduta caratterizzata da forti e diffusi ribassi. L’indice complessivo delle Borse europee Stoxx 600, che mercoledì aveva segnato il nuovo massimo storico, è arretrato dell’1,8% con una perdita settimanale del 2,3%. ?

A Milano l’indice FtseMib ha perso in cinque sedute il 3,5% (il 2,4% nel venerdì nero), riducendo la performance da inizio anno a +20,8%. ?La Borsa di Parigi ha chiuso in calo dell’1,5%, Francoforte -2,5%, Madrid -2,3%.
In terreno negativo anche i listini Usa: il Dow Jones -1,5% è sotto i livelli di inizio 2015. In rosso anche l’S&P -2,2% venerdì, la seduta peggiore da tre settimane . Il Nasdaq chiude la settimana in calo dell’1,1%.

IL BUND VIAGGIA VERSO QUOTA ZERO

Ancora più eloquenti i dati in arrivo dal mercato del debito. Il decennale tedesco, il più appetito nei momenti più agitati, si avvia rapidamente a toccare rendimenti negativi: Il tasso del Bund ha chiuso venerdì a 0,075%, dopo aver toccato in mattinata il minimo storico di 0,06%.

Musica opposta per Atene: sia il titolo a dieci anni (12,5%) che il cinque anni (18,05%) hanno accusato forti rialzi dei rendimenti. In particolare, il titolo a tre anni di Atene riparte stamane da quota 26,75% un tasso che sconta il possibile default.

L’aria di tempesta non ha risparmiato i titoli della periferia, Italia compresa: il rendimento del Btp a 10 anni è salito venerdì fino all’1,47%, dall’1,37% di giovedì sera, spread con il Bund in allargamento a quota 139 (+10 punti base), in rialzo di 10 punti base rispetto alla chiusura di ieri, ma sotto il picco di stamane a 146 punti base, il massimo dal 7 gennaio.
    
VENERDI’ IL RATING ITALIA DI FITCH

Venerdì prossimo, proprio quando i ministri dell’Eurogruppo affronteranno a Riga il negoziato con la Grecia, sarà pubblicato l’aggiornamento del rating Italia (e di quello della Spagna) da parte di Fitch. A livello macroeconomico ancor più importante l’appuntamento di giovedì quando Giappone, Cina, Germania ed Eurozona aggiorneranno le stime sugli indici Pmi.
Riflettori in Usa sui dati del mercato immobiliare.

TRIMESTRALI USA, DIVIDENDI IN PIAZZA AFFARI

L’attenzione di Wall Street sarà concentrata sulle trimestrali: saranno 147 le società del paniere S&500 che annunceranno i conti in settimana. Tra queste: Morgan Stanley, Halliburtin, Ibm, Lockeed Martin, Yahoo!, Boeing, Mc Donald’s, Facebook, Caterpillar.

A Piazza Affari, intanto, inizia la stagione dei dividendi. Staccano stamane la cedola una pattuglia di titoli: Cnh Industrial (0,2 euro il dividendo), Mediolanum (0,12 – saldo), Prysmian (0,42 euro) Autostrade Meridionali (0,4 euro), De Longhi (0,41 euro), Moleskine (0,33 euro), Piaggio (0,072 euro) e Recordati (0,24 euro – saldo). Il calendario finanziario prevede anche l’assemblea, e successiva riunione del cda, di Sogefi.

IPO, TECHNOGYM HA SCELTO MEDIOBANCA

Si risveglia il mercato delle Ipo. L’aeroporto di Bologna ha presentato domanda di ammissione a Borsa Italiana per la quotazione delle azioni ordinarie sull’Mta, puntando al segmento Star. Intanto Technogym di Nerio Alessandri ha scelto Mediobanca, JP Morgan e Goldman Sachs come global coordinator per accompagnarla nel processo di quotazione, prevista per la fine dell’anno.

La società punta a una valutazione pari almeno a 10 volte l’Ebitda. Technogym ha archiviato il 2014 con un fatturato in crescita del 13% a 466 milioni, un Ebitda in aumento del 77% a 64,8 milioni. La posizione finanziaria netta si è attestata a 57,2 milioni di euro, in miglioramento rispetto agli 87 milioni del 2013.

IN TRINCEA I FINANZIARI. ANCHE BPER FA SHOPPING

In trincea stamane i titoli del credito, uno dei settori più colpiti -2,4% venerdì dal grande freddo dei listini. A Piazza Affari Monte Paschiè scesa  prima del 4,5%, Ubi -4%, Popolare Milano -3,6%, Banco Popolare -2,7%. Unicredit è caduta in ribasso del 3,5%, come Intesa -3,6%. Bper mira intanto a far shopping tra le “piccole” popolari, come ha anticipato in assemblea sabato l’ad Alessandro Vandelli. Nel mirino potrebbero esserci le lombarde Creval e Pop Sondrio e le due venete non quotate Pop Vicenza e Veneto Banca. Ma non è escluso un matrimonio alla pari con l’eterna promessa Bpm.

E’ in vista l’aggiudicazione di banca Cesare Ponti, nell’ambito della ristrutturazione di Carige. La lista dei possibili acquirenti si è ormai ristretta al Banco Popolare e alla spagnola Bankinter. Hanno fatto invece un passo indietro Banca Finnat e Ersel. 

Sotto osservazione anche il risparmio gestito, al centro di prese di beneficio venerdì dopo una lunga serie di rialzi. Hanno perso posizioni Anima, dopo l’ingresso nel capitale di Poste Italiane che, ha anticipato l’ad Francesco Caio, sta valutando un accordo commerciale non esclusivo con la nuova partecipata. Giù anche gli altri titoli del settore: Azimut -4,6%, Mediolanum -3,3%, Banca Generali -2,2%. Le turbolenze sul debito sovrano non hanno risparmiato nemmeno le Generali -2,1%. UnipolSai ha perduto il 3,8% nonostante si appresti a incassare 61,4 milioni di euro dalla vendita del 4,6% di Sorin.

UNICREDIT-SANTANDER ASSIEME NELL’ASSET MANAGEMENT. SVOLTA IN CASA DEUTSCHE

Le tensioni sui tassi e sul debito sovrano lasciano così prevedere un’altra settimana turbolenta per il comparto del credito. Ciononostante, il settore è in grande fermento. In particolare già oggi potrebbe esserci la stretta finale tra Unicredit e Banco de Santander per la creazione di una società comune tra Pioneer e Santander asset management.

Dall’accordo dovrebbe nascere una società di asset management con un patrimonio gestito di circa 350 miliardi di euro (valore quantificato al tempo dell’annuncio) che si posizionerà tra le prime 15 in Europa e le prime 25-30 nel mondo e che potrà contare su una rete distributiva di oltre 21 mila sportelli.

In chiave europea c’è attesa per le reazioni del mercato alla notizia, anticipata dal Financial Times, che in settimana il board di Deutsche Bank darà il via alla separazione da Post Bank, la rete acquisita dalle Poste tedesche nel 2008 (costo 6 miliardi): la rete retail rende troppo poco ed assorbe troppo capitale in vista di Basilea 3.

EI TOWERS RINUNCIA ALLE TORRI. EFFETTO BOLLORE’ SU TLC E MEDIASET

Attesa la reazione di Piazza Affari alla rinuncia all’Opas su Rai Way da parte di Ei Towers. La società del gruppo Mediaset ha infatti deciso di abbandonare il progetto di una nuova offerta d’acquisto sulla concorrente dopo che la Rai ha messo finalmente in chiaro ieri che non avrebbe aderito nemmeno a un’Opas che puntasse solo al 40% del capitale della controllata.

La società ha comunicato il ritiro della comunicazione dell’operazione presentata all’Antitrust, primo passo per l’uscita dal progetto. E’ poi stato convocato un cda per il 22 aprile da cui ci si attende lo stop definitivo.

La stessa Mediaset guarda ora ai contatti con Telecom Italia per l’accesso alla piattaforma dell’ex incumbent, primo passo per un’alleanza a più vasto raggio dopo l’ingresso (tra giugno e luglio) di Vivendi nel capitale della stessa Ti. “Il gruppo Vivendi è molto attivo nella produzione di contenuti, per noi sono di estremo interesse”, ha detto di recente Marco Patuano, prima di aggiungere: “La nostra visione è allineata con Vincent Bolloré”.

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