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Lo yuan si ferma: alla ribalta banche e petrolio, rebus lusso

Le Borse asiatiche aprono la settimana al ribasso – Fa eccezione Tokyo (+0,4%), ma il Pil giapponese delude – Il Parlamento tedesco deve approvare l’accordo con Atene – Continua la frana dei prezzi petroliferi – Piazza Affari -1,9% la settimana scorsa, ma resta al top da inizio anno – M&A: Mps ago della bilancia – Saipem colpita da indagine Petrobras.

Lo yuan si ferma: alla ribalta banche e petrolio, rebus lusso

“Preparatevi alla volatilità, sia al rialzo che al ribasso”. Una nota di Ma Jun, il capo economista della Banca centrale cinese, ha alzato l’attenzione dei mercati. Ma stamane la parità fissata per il cambio dello yuan è in pratica invariata rispetto a venerdì. Le Borse asiatiche aprono però la settimana al ribasso: Hong Kong -1%, Shanghai -0,8%. Deboli tutte le valute asiatiche, in ribasso sul dollaro. Continua, in particolare, la caduta del ringgit malese (-1,2%). 

AVANZA TOKYO, MA L’ABENOMICS FA FLOP 

Fa eccezione Tokyo (+0,4%), dopo l’attesa pubblicazione dei dati del Pil del secondo trimestre. L’economia del Sol Levante si è contratta tra aprile e giugno dello 0,4%, lievemente meno dello 0,5% atteso ma in netta frenata rispetto all’1,1% del primo trimestre. E’ probabile che, di fronte a questi numeri, la Bank of Japan rivedrà di nuovo al ribasso all’1,5% le stime sulla crescita per il 2015, già ridotte all’1,7% (dall’iniziale 2%). 

Particolarmente negativa è stata la frenata dei consumi (-0,8%). A questo punto i mercati scommettono su nuovi interventi. Non è esclusa una nuova dose di Quantitative easing che però potrebbe favorire nuova svalutazione e minor potere d’acquisto per le famiglie, colpite dal rialzo degli alimentari. Più facile il ricorso a misure di politica fiscale a favore delle famiglie. 

Il bilancio nell’Abenomics, in cifre, resta per ora deludente: dal dicembre 2012 il Pil è cresciuto del 2%, dopo stimoli pari al 3%. Il governo non è riuscito a spingere le aziende ad alzare né gli stipendi né gli investimenti all’interno del Paese. 

Continua la frana dei prezzi petroliferi. Stamane il Brent tratta a 48,1 dollari (-1,4%), il Wti poco sotto i 42 dollari (-1,2%) 

Grande tensione anche sul real brasiliano dopo le massicce manifestazioni di ieri contro il governo.

MARKET MOVERS: IL VOTO TEDESCO SU ATENE, I VERBALI DELLA FED 

L’accordo sottoscritto dall’Eurogruppo nel meeting di venerdì ha disinnescato il rischio del default di Atene: giovedì 20 la Grecia avrà i soldi per rimborsare la rata di 3,2 miliardi di debito verso l’Unione Europea. Ma prima sarà necessario superare un altro ostacolo: il voto sull’accordo del Parlamento tedesco, fissato per mercoledì, un passaggio fondamentale anche per il governo di Berlino oltre che per l’Eurozona. L’approvazione è scontata, ma la Cdu-Csu, il partito di Angela Merkel, potrebbe registrare nuove, massicce defezioni.

Riflettori accesi mercoledì sulla pubblicazione dei verbali della riunione della Fed di luglio. Sarà interessante vedere se il dibattito, in quell’occasione, ha riguardato anche il deterioramento della situazione cinese oppure se la svalutazione ha colto di sorpresa la Banca centrale. Secondo Bank of America, la valuta cinese è destinata a svalutare del 10% entro il 2016 con un impatto nell’ordine del 5-10% sui prezzi, già depressi, del petrolio. In questa cornice la Fed potrebbe essere obbligata a rinviare l’aumento dei tassi. 

Oggi verrà annunciato l’andamento dell’indice Empire Manufacturing, relativo all’andamento dell’economia negli Stati del Nord Est. 

PIAZZA AFFARI -1,9% LA SETTIMANA SCORSA, MA RESTA AL TOP DA INIZIO ANNO

Settimana contrastata per le Borse europee che hanno archiviato la peggiore settimana dall’inizio di luglio (-2,8%) sotto la pressione della svalutazione cinese. Venerdì l’Eurogruppo ha approvato l’erogazione dei primi 26 miliardi alla Grecia, dopo che in mattinata il Parlamento di Atene aveva approvato l’accordo con i creditori. Syriza, il partito di Alexis Tsipras, si è spaccato e sembrano inevitabili elezioni anticipate. 

Milano chiude la settimana con una perdita dell’1,9%, ma dall’inizio dell’anno l’indice Ftse Mib registra un guadagno del 22% contro il +12% di Francoforte e il +11% dell’indice Eurostoxx. Per un investitore in Euro, solo Tokio (+23%) ha fatto meglio. Seguono, a sorpresa, la Borsa di Shanghai (CSI 200 +21%) e quella di Mosca (Micex +20%).

Rilevanti le perdite per molte piazze emergenti: Indonesia e Malesia -15%. Ancora peggio Brasile (Bovespa -21%) e Turchia -20%. Lo spread tra Btp e Bund è sceso sotto i 115 punti. 

WALL STREET REGGE A YUAN E PETROLIO 

Dall’inizio dell’anno, in euro, l’indice S&P 500 guadagna il 10%, il Nasdaq l’11%. Dopo il colpo di scena della svalutazione a tre tappe del renmimbi, i listini Usa hanno archiviato la settimana con un modesto rialzo.

L’indice S&P 500 registra un rialzo dello 0,7%, grazie soprattutto al rally del settore energia (+3,2%). In terreno positivo anche il Dow Jones (+0,6%) e, seppur di poco, il Nasdaq (+0,1%).

Settimana tormentata per il petrolio. Il greggio Wti è sceso ad un nuovo minimo a 42,13 dollari al barile (-4%) sotto la pressione dell’aumento delle scorte e del calo della domanda cinese. Al contrario, il Brent ha chiuso poco sopra i 49 dollari, per la prima volta in rialzo (+0,9% ) da sette settimane. 

MILANO MISURA LA FRENATA DEI CONSUMI DEL DRAGO

La discesa dello yuan, promette Pechino, è ormai avvenuta. Ma gli analisti si interrogano sugli effetti della nuova realtà cinese. Non pesa tanto la svalutazione, quanto il rallentamento dell’economia, a partire dai consumi che in questi anni hanno sostenuto il fatturato del lusso e dell’auto europea.

Secondo Kepler Chevreux, le aziende europee più esposte sono Prada, Richemont, Swatch, tra le più grandi,assieme ad un nutrito plotoncino di società italiane a media capitalizzazione : Danieli, Moncler, Tod’s e Ferragamo. 

Prada (stamane -0,4% ad Hong Kong) realizza in Cina il 15% del fatturato contro il 9% di Hermes e l’8% di Lvmh, mentre Moncler (- 4,94% nella settimana) e Tod’s ( -5,79%) si attestano entrambe al 13%; Ferragamo (la più colpita con un ribasso dell’8,9%) vende in Cina l’11% del suo giro d’affari complessivo, contro il 6% di Cucinelli.

Nell’industria, spicca Danieli che realizza su quel mercato il 15% della produzione mentre Brembo si ferma al 5%.

MONTE PASCHI, L’AGO DELLA BILANCIA DELLA STAGIONE M&A

Si apre, alla fine della pausa estiva, più una stagione bollente per le aziende di credito. Al giro di boa di metà anno i conti lanciano segnali confortanti, a partire dal calo delle rettifiche sui crediti (-18,3%) che ha reso possibile un robusto aumento degli utili (oltre 4 miliardi, il 17,8% in più). 

E’ su questa premessa che scatta la fase calda degli M&A tra le banche, specie quelle Popolari. In settimana hanno registrato una performance positiva Banco Popolare (+0,71%) e Bper (+0,47%). In terreno negativo Bpm (-1,93%). 

Stazionaria Monte Paschi (-0,04%). Dopo i conti del secondo trimestre la banca ha superato i due gap che rendevano necessaria, secondo la Bce, l’aggregazione dell’istituto con un altro partner: il livello del capitale è tornato sopra il livello di guardia, con un common Tier 1 arrivato al 10,7%. Anche l’esposizione verso una sola controparte, Nomura, è sceso al 24,53% dei mezzi propri. E a Siena cresce il partito che spera nella possibilità di proseguire il cammino in solitudine.

SAIPEM COLPITA DALL’INDAGINE SU PETROBRAS

Si profila una giornata difficile per i petroliferi, vista la continua frana delle quotazioni del greggio. La scorsa settimana Eni è arretrata del 3,98%, mentre Tenaris, sostenuta dall’attesa di un forte miglioramento dei conti del prossimo trimestre è rimbalzata dell’1,2% (ma da inizio anno la performance è negativa del 3,95%).

Più delicata la situazione di Saipem (-1,2%), finita nel mirino della Procura di Milano per un’indagine per corruzione internazionale legata a Petrobras, il colosso brasiliano indagato dai giudici di San Paulo. 

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